PA: è l’ora dell’execution

È stato questo uno dei messaggi forti emersi in una Tavola Rotonda dove si sono discusse criticità e prospettive per la trasformazione digitale della PA, all’interno di un affollato incontro organizzato a Milano da Forum PA, che ha annunciato, nella stessa occasione, il cambio di nome dell’azienda, per indicare un’attività che va ben oltre lo storico evento di maggio, la sua inclusione nel gruppo Digital360 e il lancio dei Cantieri per la PA

Pubblicato il 07 Ott 2015

MILANO – “Accompagnare l’innovazione della PA, organizzativa e tecnologica”. È questo l’ambizioso obiettivo indicato dal presidente di Forum PA, Carlo Mochi Sismondi, alla base del nuovo nome per l’azienda, che diventa FPA, mentre Forum PA resterà il titolo della manifestazione di maggio.

Carlo Mochi Sismondi, presidente di FPA

C’è alla base la scelta di non limitare l’attività ad alcuni, se pur importanti, appuntamenti, ma di accompagnare la PA nella sua evoluzione su più tavoli, 365 giorni l’anno. “Anche la recente riforma proposta dal ministro Madia, non ha nessuna possibilità di successo se non viene accompagnata”, spiega Mochi Sismondi, sostenendo che in questi anni “dove è stato applicato uno sforzo costante ci sono stati maggiori risultati”.

Da qui il lancio dei “Cantieri digitali per la PA”, dieci laboratori in cui operatori pubblici e privati verranno chiamati a disegnare i percorsi di attuazione della PA digitale in altrettante aree dell’informatica pubblica. Sono stati individuati dieci temi su cui si concentrerà il lavoro per favorire la digitalizzazione: sanità, giustizia, scuola, documenti, cittadinanza, sicurezza, infrastruttura, data management, pagamenti, procurement dell’innovazione.

Questo sforzo si cala in una situazione nella quale una PA, stanca delle tante riforme con scarsi risultati, ritiene che i cambiamenti non possano arrivare per legge, ma derivare soprattutto dall’innovazione interna, secondo la sintesi che Gianni Dominici, Direttore Generale di Forum PA, ha fatto dell’indagine effettuata presso la comunità di riferimento (vedi box).

È il tempo dell’execution

nella foto, da sinistra: Alessandro Longo, Direttore di www.agendadigitale.eu e co-chairman della Tavola Rotonda; Enza Bruno Bossio, Componente Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica; carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA; flavia Marzano, Presidente di Stati generali dell’Innovazione e Fondatrice Wister; Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale; Roberto Moriondo, Rappresentante delle Regioni nel Comitato di indirizzo di Agenzia per l’Italia Digitale; Gildo Campesato, Direttore di Cor.Com e co-chairman della Tavola Rotonda

Da questo quadro preoccupante ha preso il via la tavola rotonda, per capire come e con quali strumenti attuare concretamente le leggi di riforma. Come hanno sottolineato più interventi, siamo di fronte alla sfida epocale della quarta rivoluzione industriale e in prossimità del mercato digitale unico europeo. In questo contesto “la digitalizzazione della PA è lo strumento non il fine, che è invece uno sviluppo digitale del Paese capace di generare crescita”, è il punto di vista di Enza Bruno Bossio, Componente Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica.

“Il problema del gap non riguarda solo la PA – ammette Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale – Anche quest’anno siamo indietro di 10Mld, rispetto alla media europea, in termini di trasformazione competitiva digitale; un problema che riguarda anche le imprese, in particolare le Pmi. Se avessimo investito nella media, oggi cresceremmo non dello 0,7% ma almeno del 2,5%”. Il tema è se le proposte in campo siano in grado di sbloccare la situazione. Roberto Moriondo, Rappresentante delle Regioni nel Comitato di indirizzo di Agenzia per l’Italia Digitale, manifesta tutta la sua preoccupazione per “nuove stagioni di riforme che non terminano mai”, sottolineando che si continua a parlare di premi e punizioni, ma non emerge invece il concetto di leadership. “Il leader deve saper ascoltare il problema e la soluzione proposta, aiutandone l’esecuzione”, dice.

Anche Catania riprende il concetto di leadership ma spostandolo fuori dall’amministrazione, al più alto livello politico. “La trasformazione, oggi nelle mani di 6-7 persone, per quanto competenti, non può funzionare – sostiene – Serve invece una visione unitaria e un unico punto di decisione capace anche di abbattere i diaframmi e i muri fra ministeri e dipartimenti”. Pur dando un giudizio positivo sui documenti programmatici in campo, il Piano per banda ultra-larga e il Piano per crescita digitale, associati alla riforma della PA, teme che la mancanza di un unico referente politico a Palazzo Chigi, delegato alla digitalizzazione, provochi ulteriori ritardi. “Negli ultimi 12 mesi c’è stato un passo diverso – ammette – ma non basta; ci sono troppi ritardi e la velocità è oggi un elemento critico”.

Il contenuto dei due piani che indicano le strategie finalizzate al perseguimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea al 2020 è reperibile sul sito Agid.

Secondo Flavia Marzano, Presidente di Stati generali dell’Innovazione e Fondatrice Wister, negli ultimi anni sono stati fatti alcuni passi in avanti nell’innovazione della PA, ma se ne sarebbero fatti di più se ogni nuova amministrazione o nuovo dirigente non avessero costantemente azzerato le proposte precedenti. “Alcune indicazioni contenute nel primo piano Bassanini e ad oggi valide, non sono state ancora attuate”, esemplifica.

Decisamente positiva la valutazione di Bruno Bossio, che ricorda: “Il Piano per banda ultralarga e il piano per crescita digitale rappresentano un’assoluta novità negli ultimi 10 anni. SPID, e-procurement e fatturazione elettronica sono in uno stato avanzato o già attuate. In un anno siamo passati dalle proposte di Caio, ancora allo stato di analisi e idee, alla loro realizzazione, con la definizione di un percorso e l’indicazione di tempi certi, anche se certo serve un’ulteriore accelerazione”.

Lo switch off per spegnere gli scambi cartacei

Per garantire l’effettiva digitalizzazione è, sempre secondo Bruno Bossio, è necessario uno switch-off. “Va definito un tempo dopo il quale tutti gli scambi devono avvenire in digitale, altrimenti non si arriverà mai al risultato di far diventare il digitale lo strumento corrente”. Questa scelta, presente anche nel Piano, è già stata utilizzata con successo nella fatturazione digitale.

La digitalizzazione della PA è però solo un aspetto di quella del Paese.

“È necessario superare la scarsità di competenze non solo a livello professionale, nella PA e nelle imprese ma anche nella società”, denuncia Moriondo, sottolineando che la conseguenza è anche una domanda di basso livello.

La situazione è perfettamente rispecchiata dai risultati non proprio esaltanti nelle competenze Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics) dei nostri adolescenti che si posizionano attorno al 35° posto nel rapporto Ocse, incalza Marzano.

In conclusione, al di là dei toni e degli atteggiamenti più o meno positivi sulle prospettive e sui percorsi, la parola d’ordine è: “Basta con i piani e con le belle sperimentazioni, è il momento dell’execution, accompagnando le azioni all’interno della PA con uno sforzo di digitalizzazione del Paese”.


Un’indagine sulla Riforma della PA

Hanno risposto circa duemila persone al questionario proposto alla comunità di riferimento di Forum PA. I risultati, pur non avendo valenza statistica, sono indicativi dello “stato d’animo” che si respira nella PA. L’82% dei rispondenti lavora infatti nella PA e il 61% si è dichiarato informato sulla riforma Madia. Fra i dipendenti pubblici che hanno risposto, il 60% ritiene che la riforma avrà un impatto solo parziale sul proprio modo di lavorare, il 51% ritiene che saranno scarsi i miglioramenti nella relazione con cittadini e imprese, mentre solo il 24% conta su miglioramenti sostanziali.

Per quanto riguarda i suggerimenti per migliorare la governance del digitale nella PA, vengono indicati incentivi alle amministrazioni e ai dipendenti migliori, l’istituzione di un dirigente responsabile per ogni amministrazione, sanzioni per gli inadempienti, in pratica tutte soluzioni interne all’organizzazione.

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