Prospettive

Un metodo per spendere bene, l’eredità del PNRR più preziosa secondo Minenna

Continuità di governance, supporto alle PA locali e un’iniezione di competenze che curi l’Italia anche nel lungo periodo da un grave digital divide. Questi tre punti critici, su cui rischiamo di giocarci le risorse in arrivo con il PNRR, hanno delle risposte concrete e immediate, e in parte anche rasserenanti. Le svela Mauro Minenna, Capo Dipartimento Dipartimento per la Trasformazione digitale, illustrando drastici cambi di strategia e di approccio e senza nascondere i rischi che si prospettano se non si segue il percorso tracciato.

Pubblicato il 07 Feb 2022

Agenda digitale

Come portare avanti il PNRR in questo clima politico privo di continuità? I tanti piccoli comuni sapranno cogliere questa opportunità? Dal nostro 20esimo posto DESI, abbiamo, o per lo meno avremo mai le competenze necessarie per digitalizzare il Paese? Questi i timori, più o meno confessati, di molti italiani che trovano una risposta pragmatica e confortante nelle parole di Mauro Minenna, Capo Dipartimento per la Trasformazione digitale. Intervistato dal direttore scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale Giuliano Noci durante il convegno “Il digitale per la ripresa e la resilienza: connecting the dots”, svela strategie e piani operativi che, spesso confinati in coni d’ombra mediatici, accompagneranno il Paese nell’attuazione del PNRR, elemento deflagrante che assegna all’Italia una capacità di investimento mai avuta prima.

Unità di Missione per il PNRR: fino al 2026 continuità garantita

Chi guarda ai soldi in gioco con la preoccupazione di saperli spendere bene, coglie solo parzialmente la sfida a cui siamo di fronte: l’obiettivo più importante è infatti quello di imparare un metodo con cui farlo in modo efficace e puntuale, massimizzandone gli impatti, e di applicarlo regolarmente in futuro. Solo così il Paese avrà davvero capitalizzato questa esperienza.

Individuato un processo di Program Management “che dovrebbe diventare una consuetudine”, uno delle prime criticità affrontate è stata quella di governance politica e dell’assenza di continuità che invece un piano così imponente richiede. Minenna spiega che, grazie all’Unità di Missione, “costruita by design per rispondere a questo problema, oggi possiamo contare su una squadra che rimarrà saldamente al governo per realizzare gli obiettivi di Italia Digitale 2026 al di là delle evoluzioni che avverranno altrove”.

Creato per assicurare il coordinamento in materia di gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo degli interventi legati al PNRR di competenza del Dipartimento per la trasformazione digitale, questo team si occupa di interoperabilità dei dati, un tema cardine e strategico, come ad esempio di data center e Polo Strategico Nazionale, oltre che dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) che, dal 18 gennaio, con il collegamento dell’ultimo dei 7.903 comuni italiani, San Teodoro, si può dire completata.

Mauro Minenna, Capo Dipartimento per la Trasformazione digitale ai Digital360 Awards 2021

Comuni disorientati? Arrivano 200 “aiutanti” con il transformation office

Garantita la continuità, è fondamentale puntare l’attenzione sulla PA che ricopre un ruolo decisivo per via del patrimonio di dati preziosi di cui è in possesso, ma non solo. Soprattutto quella locale, rappresenta l’interfaccia verso la società e i cittadini e ha quindi il potere e il dovere di innescare un cambio di mindset generale, occupandosi anche di formazione e di avvicinamento al digitale di tutti i cittadini. Compiti ambiziosi che mettono al centro dell’attenzione, e delle preoccupazioni, un tema critico ma allo stesso tempo cruciale per l’implementazione del PNRR: il rapporto tra centro e territorio, tra PA centrali e locali. E’ alle seconde, anche a quelle piccole o poco attrezzate a livello di competenze e strumenti, che sono indirizzate la maggior parte delle iniziative, tutte raccolte sito Padigitale2026.gov.it in una sorta di syllabus on line che contiene una piccola grande rivoluzione: “non si ragiona più per costi ma per obiettivi”. “A parte alcune con rendicontazione a progetto, la maggior parte delle iniziative saranno a rendicontazione semplificata – spiega Minenna – ciò significa che, scegliendo gli obiettivi secondo la dimensione della PA di riferimento, saranno predeterminati gli importi per ottenere dei target predeterminati”.

Dato il numero di opportunità promosse sul portale, per evitare il rischio di disorientamento e di scelte inadeguate, è stato poi creato un “transformation office” distribuito sul territorio in 6 uffici periferici, uno per ogni macro regione. “Oggi è in corso lo scouting per individuare le 200 persone che dovranno rappresentare il punto di contatto per le amministrazioni locali ma anche di raccordo con iniziative ANCI – aggiunge – dovranno dare supporto in fase di rendicontazione ma anche abilitare sinergie con il mondo dell’offerta, un mondo che necessariamente va raccordato e aiutato a fare un salto”.

Secondo Minenna, “l’infrastrutturazione polverizzata sia su hardware che su software ha generato numerose simbiosi tra PA e vendor locali, nulla di negativo in assoluto, ma bisogna creare opportunità evolutive avviando interlocuzioni concrete con soggetti di piccole e medie dimensioni attraverso le associazioni di categoria. E’ un’attività su cui stiamo spendendo molte energie”. Sviluppando strategie diverse a seconda dei territori, in primis per spingere la migrazione cloud, è importante “non limitarsi al lift and shift ma spingersi fino alla modernizzazione degli strati applicativi, sfruttando la disponibilità dei dati sulla piattaforma di interoperabilità. Questo però inevitabilmente richiede un importante lavoro con i vendor, sia di evangelizzazione che di presa di coscienza della mission”.

Fondi, formazione, progetti negli ITS e spinta sulle STEM: digital skill in arrivo

Un compito importante e arduo, quasi quanto quello di colmare il gap di competenze digitali che il nostro Paese presenta, un tema dirimente perché “le azioni del PNRR continueranno a esistere solo nel momento in cui avremo trasferito il know how e la consapevolezza sui soggetti attuatori finali – osserva Minenna – Ad oggi è in corso da parte del Dipartimento della Funzione Pubblica un’attività trasformazionale, sia in termini di risorse fresche sia di revamping delle competenze in essere: gli RTD (Responsabile Trasformazione Digitale) sono stati sicuramente una importante innovazione di processo ma, se non accompagnati, finiranno per sommersi da obiettivi sproporzionati rispetto alle competenze a disposizione”. Noto il rischio, ecco la contromossa per non compromettere il PNRR, articolata in tre livelli per rispondere in modo ampio sia dal punto di vista del target che dell’orizzonte temporale, trattandosi di un problema affatto estemporaneo e localizzato.

Con il fondo della Repubblica Digitale, viene stanziato un quarto di miliardo di euro per lavorare sulle competenze di base dei cittadini, “il primo elemento su cui agire, per poi ragionare anche sul modo in cui si offrono i servizi, semplificando quegli elementi che rendono complesso e faticoso l’uso di servizi digitali” spiega Minenna, ricordando che si tratta anche di un obiettivo su cui l’azione di governo verrà misurata nel 2026.

Per rafforzare la figura dell’RDT con un’iniezione di know how e competenze, sono previste poi “azioni molto forti di formazione nella dimensione della e-leadership delle PA” aggiunge Minenna immaginando anche “azioni di bacino, ad esempio sugli ITS, attraverso la creazione di corsi specialistici per gli RTD del futuro con una logica di corso-concorso, in modo che, chi esce da un istituto tecnico, possa in due anni formarsi per diventarlo”.

Questo garantirebbe risultati di medio termine ma guardando ad orizzonti temporali ancora più lontani, ciò che serve è un cambio di paradigma e l’inserimento nelle PA locali di una dimensione tecnologica e informatica che affianchi quella giuridico amministrativa da sempre predominante: sarebbe cruciale per la digital transformation ma anche per avere una PA più “stakeholder centric”, in grado di potenziare la competitività dei territori e del sistema industriale, oltre che la qualità di vita dei cittadini.

Per Minenna, serve una coraggiosa canalizzazione di competenze verso le tecnologie e il digitale, promuovendo lo studio di discipline STEM. “Risentiamo molto dell’ampio ritardo del personale su queste materie, oltre che del gap di genere estremamente stridente, e li paghiamo anche con forti corse al ribasso sulle grandi gare – spiega – dobbiamo avviare a breve una netta inversione di tendenza. Il rischio, altrimenti, è che l’unico effetto netto dell’iniezione di risorse con il PNRR sia un fenomeno inflativo, non accompagnato da una reale disponibilità. E’ questo l’elemento che oggi mi preoccupa di più”

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