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Data driven economy: dalla strategia europea alla nuova governance nazionale

La pandemia ha evidenziato la centralità dei dati ma al tempo stesso la difficoltà da parte di molte amministrazioni pubbliche di utilizzarli in modo efficiente sia rispetto agli standard europei, definiti dal Data Governance Act, sia sulla base di quanto indicato nel Piano Triennale 2020-2022 su dati e interoperabilità. Risulta dunque quanto mai urgente fare il punto sulla situazione per poter utilizzare al meglio gli investimenti allocati dal PNRR per la digitalizzazione del patrimonio informativo.

Pubblicato il 27 Mag 2021

Data driven economy

“Voglio estendere a tutte le attività della PA lo stesso modello straordinario di semplificazione, capillarità, digitalizzazione, efficienza, accoglienza e cortesia che i cittadini stanno sperimentando ora”, ha sottolineato il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta in una recente intervista, facendo riferimento al modello applicato dal generale Figliuolo al piano vaccinazioni. Una delle ricadute immediatamente percepibili dovrebbe essere, ad esempio, l’attuazione del principio “once only”, secondo il quale un’amministrazione amica non chiede a imprese e cittadini dati e informazioni di cui è già in possesso.

Dietro questo risultato, in apparenza semplice, c’è l’interoperabilità di dati e processi della PA, assai complesso da realizzare. La pandemia ha infatti evidenziato la centralità dei dati e al tempo stesso la difficoltà da parte di molte amministrazioni pubbliche di manipolarli e gestirli in modo corretto, criticità non più rinviabile, anche alla luce delle previsioni della Commissione europea che prevede la quintuplicazione dei dati generati dal settore pubblico, dalle imprese e dai cittadini fra il 2018 e il 2025.

Il piano triennale per la Pubblica Amministrazione 2020-22, pubblicato ad agosto 2020, indica le azioni previste e la loro calendarizzazione, assegnando un ruolo centrale alla valorizzazione del patrimonio informativo pubblico, con l’obiettivo strategico per la PA di favorite l’attuazione di una data driven economy e supportare la costruzione del mercato unico europeo per i dati, definito dalla Strategia europea in materia di dati.

Ma nonostante le buone intenzioni c’è ancora molto da fare per un reale governo dei dati.

Quali sfide per la data governance: la visione europea

Il Data Governance Act (DGA), rappresenta ad oggi un punto di riferimento, come la prima fra le misure preannunciate dalla Commissione Europea in attuazione della strategia per i dati, nonostante alcune critiche nel frattempo sollevante dai garanti europei per la privacy. Uno degli elementi di attenzione riguarda ad esempio la sovrapposizione con l’ormai consolidato regolamento GDPR per la tutela dei dati personali. Concretamente il DGA va a creare un meccanismo per il riutilizzo di alcune tipologie di dati protetti del settore pubblico, andando a definire un regime di notifica e di controllo per i servizi di data sharing e della definizione di un sistema di registrazione volontaria delle organizzazioni che raccolgono ed elaborano i dati resi disponibili per scopi altruistici. Si prevede a esempio l’utilizzo dei dati custoditi dalle amministrazioni per ragioni di interesse generale come ricerche scientifiche o per il miglioramento di servizi pubblici, con meccanismi che in qualche modo potrebbero sovrapporti al regolamento per la tutela dei dati personali.

La strategia europea prevede la creazione di almeno nove spazi dati condivisi in diversi settori, annunciati fin da febbraio 2020, fra i quali figurano, oltre alla pubblica amministrazione, industria manifatturiera, energia, salute, agricoltura, mobilità, finanza, competenze. La condivisione dei dati potrà contribuire, ad esempio, alla transizione verde in attuazione dello European green deal, grazie al miglioramento della gestione dei consumi di energia, a far diventare realtà la medicina personalizzata e facilitare, più in generale, l’accesso ai servizi pubblici da parte di cittadini e imprese.

La preoccupazione della Commissione è, come dichiarato dalla Executive Vice-President for A Europe Fit for the Digital Age, Margrethe Vestager, quella di fornire a imprese e cittadini gli strumenti per avere il controllo dei dati e costruire la fiducia necessaria affinché i dati siano utilizzati in linea con i valori e il rispetto dei diritti fondamentali europei, secondo dunque un modello di gestione dei dati alternativo a quello proposto dalle grandi piattaforme tecnologiche internazionali.

Tecnologie e competenze per l’archiviazione, l’accesso, l’analisi e la gestione dei dati nella PA

Il piano triennale per la PA punta a fornire le indicazioni per mettere in atto la strategia di governo dei dati a cui dedica uno specifico capitolo, andando a definire macro-obiettivi coerenti con i modelli europei

  • Favorire la condivisione e il riutilizzo dei dati tra le PA e il riutilizzo da parte di cittadini e imprese
  • Aumentare la qualità dei dati e dei metadati
  • Aumentare la consapevolezza sulle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico e su una moderna economia dei dati

Tuttavia, nonostante l’indicazione dei risultati attesi anno per anno qualcosa non è funzionato, non solo a causa della pandemia. Un caso tipico è quello degli open data: non è sufficiente esporre gli open data, in una logica di puro adempimento, se non si creano poi le condizioni per il loro utilizzo anche all’esterno della PA. Per un uso dei dati efficace sia internamente, da parte delle amministrazioni sia della società e del mondo dell’economia, ci sono condizioni tecnologiche e organizzative indispensabili. Da un lato servono infrastrutture che favoriscono la memorizzazione e l’interoperabilità come ad esempio il cloud, per attuare il quale è necessario andare oltre il principio “cloud first”.

Dall’altro serve una PA capace di utilizzare la ricchezza delle informazioni grazie a processi digitali che li includano, strumenti di intelligence e competenze interne capaci di interpretarli, ma soprattutto una cultura diffusa della decisione basata sul dato. Il percorso, in gran parte da costruire, deve prestare grande attenzione alle risorse umane, per riqualificare quelle presenti e integrale con le nuove competenze che arriveranno dalle nuove assunzioni.

La data drive PA a ForumPA 2021

Le prospettive della Data driven economy saranno al centro di un talk digitale in programma il 22 giugno al prossimo FORUM PA 2021. Ci si confronterà sulle criticità mostrate dalle pubbliche amministrazioni nel riuso razionale ed efficiente del patrimonio informativo pubblico, soprattutto relativamente agli standard di pubblicazione e condivisione dei dati a livello nazionale, nonché tra Stati membri. Per dare effettiva e completa attuazione a quanto disposto dal Piano Triennale 2020-2022 su dati e interoperabilità, in linea con la nuova Strategia europea e con il quadro delineato dal recente Data Governance Act che gli Stati membri dovranno recepire entro quest’anno, il PNRR alloca circa 1 miliardo di euro per gli interventi di digitalizzazione del patrimonio informativo. Sapremo metterli a frutto? Tra gli ospiti del talk del 22 giugno: Emanuele Baldacci, Director of Digital Services, DG for Informatics (DIGIT) – European Commission; Cláudia Gonçalves Barroso, Head of International Relations – Administrative Modernization Agency; Massimo Fedeli, Direttore centrale per le tecnologie informatiche – Istat.

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