Migrare a Windows 7: criticità, vantaggi e percorsi per l’azienda

Che avvenga tutto in una volta o per progressiva sostituzione, se non si vuole mettere a rischio la capacità operativa degli utenti, il passaggio a Windows 7 dev’essere completato al massimo entro tre anni.
Vediamo quali punti considerare per stendere un’agenda dei lavori, tenendo presente che poiché molte cose non dipendono da noi, prima si parte meglio è.

Pubblicato il 08 Giu 2010

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Per la maggioranza dei comparti It il passaggio a Windows 7 sarà il maggior progetto di tipo infrastrutturale degli ultimi dieci anni”. Lo dice Michael Silver, analista di Gartner, che prosegue raccomandando alle imprese di incominciare subito a preparare i piani di lavoro e a mettere a budget le risorse necessarie per passare al nuovo sistema operativo. Infatti, sostiene ancora Silver, se vogliamo che la migrazione a Windows 7 non abbia che effetti benefici sul supporto dell’It al business dell’impresa (che resta sempre lo scopo ultimo di ogni progetto), non c’è molto tempo e, soprattutto, alcune decisioni vanno prese sin d’ora.
Cerchiamo allora, di chiarire alcuni punti che aiutino i responsabili It ad affrontare un passo che, sia ben chiaro, non si può evitare. Nell’articolo che segue sintetizzeremo vantaggi e limiti di alcune delle più interessanti ‘features’ del nuovo sistema, ma solo perché crediamo sia utile avere una visione critica dell’effettiva convenienza per l’utente e l’It aziendale di quanto viene proposto, non perché vi sia un’alternativa. In altre parole: a meno di non cambiare completamente modello e architettura degli end-point (opzione possibile, ma che per ora non intendiamo trattare), cambiare bisogna.
In teoria, la prima decisione che va presa riguarda l’approccio da adottare: se verso la migrazione contemporanea di tutti i client dell’azienda o graduale, scaglionata nel tempo e svolta in concomitanza a necessari processi di rinnovo dell’hardware o di aggiornamento delle applicazioni. Diciamo in teoria perché sebbene la prima opzione vada comunque contemplata, sembra (come risulta anche dall’Executive dinner di cui all’articolo di pagina 44) che siano poche le realtà che affronteranno un tale progetto in modalità “big bang”. Inoltre, avendo la gran maggioranza delle imprese (l’80% a livello worldwide e sicuramente di più in Italia) evitato d’implementare Vista, la migrazione a Windows 7 avverrà direttamente da Xp. Su questi due assunti, passaggio graduale e da Xp, impostiamo allora la nostra agenda.
La scelta della data di partenza non dipende né da noi né da Microsoft, ma dalle intenzioni e dall’effettiva capacità dei fornitori del software applicativo riguardo al supporto del nuovo ambiente. Si tratta quindi di fare un assessment del parco software, distinguendo come ovvio tra applicazioni core-business e no, per contrattare con i singoli fornitori le modalità di dismissione del supporto a Xp e la data in cui possono garantire il pieno sostegno a Windows 7. Se non c’è questa sicurezza, almeno per le applicazioni business, migrare è un rischio. Dalle applicazioni e dai fornitori dipende anche la scelta se installare Windows 7 come sistema operativo a 32 o 64 bit. Dal lato hardware non c’è problema, dato che quasi tutti i nuovi Pc sono a 64 bit e possono espandere la Ram oltre i 4 Gb, ma sono poche le applicazioni che ne possono trarre vantaggio. Un buon consiglio è però di installare comunque il sistema a 64 bit sui Pc che dovranno gestire macchine virtuali locali (ad esempio per far girare applicazioni Xp) e su quelli che svolgono operazioni di calcolo intensivo (ad esempio per le applicazioni analitiche).
Secondo Gartner, il momento in cui la maggioranza delle imprese sarà in grado, stante i problemi di cui sopra, di partire effettivamente con la migrazione di una parte del parco client non sarà prima di 12-18 mesi dopo la data di rilascio di Windows 7 RTM (release-to-manufacturing). Siccome questo è stato nel settembre 2009, nella figura di pagina 33, che rappresenta un’ideale tabella di marcia, il punto d’inizio è posto nel gennaio 2011.
Bisogna ora stabilire il punto di arrivo. Il supporto a Xp cesserà nell’aprile 2014, ma questa è proprio la data ultima. I vendor software (Isv) hanno di regola cessato di mantenere le applicazioni per i vecchi sistemi operativi prima della dismissione da parte di Microsoft. Con tutta probabilità quindi i primi problemi di assistenza e manutenzione sugli applicativi si manifesteranno già nel 2012 per intensificarsi progressivamente nei mesi a seguire fino a diventare critici nei 12-18 mesi precedenti la fatidica data dell’aprile 2014.
Alla fine del 2012 è molto probabile che nessuna nuova applicazione o nuova release supporterà Xp, stabilendo di fatto il termine del processo di migrazione a Windows 7. Ogni ritardo che lasci Xp installato su una parte considerevole del parco client metterà a rischio gli utenti di quelle macchine e il loro lavoro. Accettando un certo margine di rischio per le applicazioni non-core, l’arco temporale di una migrazione progressiva si può estendere sino a tre anni, periodo che corrisponde grosso modo al ciclo di ricambio dell’hardware. Ma ovviamente, non è detto che i due cicli coincidano. Chi dispone di un parco macchine vecchio di qualche anno si trova, paradossalmente, nella posizione migliore, potendo iniziare ad installare Windows 7 sui nuovi acquisti già a fine 2010 – primi 2011, quando gli Isv avranno concluso le fasi di testing e le versioni per Windows 7 dei loro prodotti saranno abbastanza collaudate. Ed è anche possibile che in quel periodo venga rilasciato l’atteso Service Pack 1. Chi invece possiede hardware più recente si trova a dover scegliere tra dismettere delle macchine valide o ‘svuotarle’ di Xp per installarvi Windows 7. Entrambe le scelte comportano un aumento di spesa. Nel primo caso per il mancato ammortamento, nel secondo per il maggior costo in downtime e risorse umane che la sostituzione del sistema operativo su una macchina in servizio comporta.
Vorremmo concludere questo articolo con qualche consiglio pratico, tipo “le dieci cose da fare e da evitare”, ma purtroppo non ci è possibile: la migrazione a Windows 7 è un processo troppo legato alla singola situazione aziendale, sia hardware sia software, per poter essere ridotto a regole buone per tutti. L’unica cosa che si può dire è che tre anni passano in fretta, meglio aprire l’agenda e partire subito.


Figura 1: Windows 7 Timeline – (cliccare sulla figura per visualizzarla correttamente)
La figura, elaborata da Gartner, mostra le fasce temporali di cui tener conto nello stabilire l’agenda di un progetto di migrazione:
(1) è l’arco di tempo che, dalla data di rilascio, porta il nuovo ambiente a una ragionevole maturità, attesa nella prima metà del 2011, anche grazie al lavoro degli Isv (2) e al rilascio del Service Pack;
(3) è il termine del supporto a Xp, oltre il quale ogni intervento Microsoft è a pagamento, mentre (4) è il limite oltre il quale
attendersi la mancanza di supporto a Xp da parte dei vendor software. Ciò determina il periodo a rischio (5) entro il quale entrano, in diversa misura, progetti di migrazione superiori ai due anni (6).
In (7) la situazione peggiore: un progetto che estendendosi oltre i tre anni moltiplica, con i rischi, anche i costi correlati.


Windows 7: carta d’identità
Lanciato a livello mondiale lo scorso 22 ottobre e sviluppato con i feedback di oltre otto milioni di tester, il nuovo sistema operativo di Microsoft, Windows 7, ha un’interfaccia rinnovata, decisamente più user friendly.
Dal punto di vista dell’utente, le funzionalità ottimizzate e migliorate rispetto a Windows Vista riguardano:
– ottimizzazione della barra delle applicazioni per un multitasking più facile (è possibile, per esempio, aggiungere i programmi utilizzati più spesso così da avviarli con un solo click);
– gestione semplice e ottimizzata di file e stampanti condivisi in rete;
– Snap: nuovo (e divertente) strumento con cui gestire il dimensionamento delle finestre aperte.

Oltre ad una serie di migliorie e ottimizzazioni su Windows Live, Windows Search, file multimediali, ecc., Microsoft propone anche Windows Touch, un touchscreen per lavorare senza tastiera e mouse.
A livello Enterprise, la gestione avanzata del Power Management è una delle novità più interessanti e consente di:
– mantenere il processore (o un singolo core nel caso di processori multi-core) in idle per il maggior tempo possibile; compattare i processi attivi in un dato istante sul minor numero possibile di core, spegnendo quelli non strettamente necessari.
– ridurre le attività eseguite in background e le attività su disco durante i tempi di idle.

Ma è a livello di prestazioni che Windows 7 presenta interessanti novità:
– Windows 7 è stato progettato per entrare in modalità di sospensione ed effettuare la procedura di ripristino e riconnessione alla rete wireless più velocemente;
– i risultati delle ricerche vengono visualizzati più rapidamente;
– Seven è stato progettato per eseguire in background i servizi che notoriamente rallentano il sistema solo quando sono effettivamente necessari (per esempio, quando non è in uso alcun dispositivo Bluetooth, il servizio viene automaticamente disattivato).

Inoltre, il nuovo sistema operativo richiede un minor fabbisogno di memoria.
Sul versante virtualizzazione, Microsoft ha introdotto alcune novità con il nuovo sistema operativo. La prima, riguarda la funzionalità che permette di installare qualsiasi file d’immagine in formato Vhd (Microsoft Virtual Pc) in modo nativo, cioè di rendere accessibile tramite Windows 7 qualunque unità virtuale attraverso la finestra "gestione computer".
Altra importante funzionalità quella chiamata XP Mode che consente di eseguire Windows XP all’interno di una macchina virtuale (eseguendo Windows XP, da Windows 7, in un ambiente virtualizzato si possono utilizzare le applicazioni che non risultano pienamente compatibili con il nuovo sistema operativo).

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