Italtel: un’Europa ‘borderless’ e con un singolo mercato digitale

“Credo fortemente in un’Europa ‘borderless’ senza confini nazionali e con un singolo mercato digitale. Dobbiamo rendere omogenee e più rapide le standardizzazioni e semplificare le regole, unificandole, per arrivare a una regolamentazione unica per tutta l’Europa con l’obiettivo di stimolare gli investimenti in reti di nuova generazione e assicurare un giusto ritorno degli stessi”, è il commento di Stefano Pileri, Amministratore Delegato di Italtel, che ha preso parte al programma istituzionale di Digital Venice 2014.

Pubblicato il 10 Set 2014

“Credo fortemente in un’Europa ‘borderless’ senza confini nazionali e con un singolo mercato digitale. Dobbiamo rendere omogenee e più rapide le standardizzazioni e semplificare le regole, unificandole, per arrivare a una regolamentazione unica per tutta l’Europa con l’obiettivo di stimolare gli investimenti in reti di nuova generazione e assicurare un giusto ritorno degli stessi”, è il commento di Stefano Pileri, Amministratore Delegato di Italtel, che ha preso parte al programma istituzionale di Digital Venice 2014.

Stefano Pileri, Amministratore Delegato di Italtel

“La Venice Declaration riconferma gli obiettivi relativi alle infrastrutture per Ultra-Fast Internet così come già indicati nella Digital Agenda Europea 2020. Occorre riconoscere, nell’ambito delle infrastrutture per l’Ultra-Fast Internet, il valore della differenziazione della qualità del servizio e della qualità di interconnessione, avendo la certezza di rispondere, con la notevole capacità prevista, anche alle esigenze di net neutrality”, ha poi proseguito Pileri.
“Occorre puntare a una politica europea per la Ricerca e Innovazione che abbia obiettivi ben definiti focalizzati sulle quattro tecnologie della rivoluzione digitale: Ultra-Fast Internet, big data, cloud, Internet of Things. Credo che le tecnologie digitali, i processi e le competenze siano il vero ‘X factor’ per la crescita, la modernizzazione e la produttività. L’Agenda Digitale rappresenta il pilastro delle politiche per la crescita che l’Europa intende lanciare e di conseguenza gli investimenti pubblici europei e dei singoli stati membri non dovrebbero essere considerati all’interno del “Fiscal compact”, ha concluso il top manager.

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