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La sovranità quantistica indiana vale 730 milioni di dollari

In otto anni l’India vuole realizzare un computer quantistico da 1000 qubit. Non partecipa alla gara per entrare nella top ten mondiale, però: preferisce investire sulle comunicazioni quantistiche sicure e prepararsi a quando la crittografia classica diventerà inutile

Pubblicato il 24 Mag 2023

quantum computing, come i computer quantistici iniziano a cambiare il futuro della medicina e della finanza

Mentre concorre per diventare l’area più giovane e popolosa del pianeta Terra, l’India non vuole restare indietro nella corsa all’innovazione. Anzi, aspira a sgomitare con le due potenze mondiali, Cina e USA, puntando 730 milioni di dollari su una tecnologia complessa come il quantum computing.

Non si tratta di una semplice “prova muscolare”, è una questione anche e soprattutto di sicurezza nazionale.

La “mission” indiana è di sicurezza

Un investimento così imponente non può che far parte di un più ampio piano strategico. Il governo indiano ne ha infatti appena varato uno, mirato a rendere la nazione una potenza di calcolo e comunicazione quantistica entro il 2031. La sua “National Quantum Mission” (NQM), nel concreto, è quella di realizzare computer quantistici su scala intermedia, con 50-1000 qubit fisici, entro esattamente otto anni.

Dietro a questi numeri, che suonano come un mancato desiderio di scalare le classifiche mondiali, esiste un programma ricco e articolato che abbraccia anche altre tecnologie quantistiche. Dalle comunicazioni quantistiche sicure via satellite tra le stazioni di terra su un raggio di 2000 chilometri all’interno dell’India a quelle a lunga distanza con altri Paesi, fino alla distribuzione di chiavi quantistiche tra città su un raggio di 2000 chilometri e alla rete quantistica multi-nodo con memorie quantistiche.

Non importa se non si arriva quindi nella top ten dei computer quantistici: all’India sembra interessi soprattutto migliorare le proprie performance, per esempio quelle dell’attuale capacità di condividere chiavi che è ferma a distanze di massimo 150 km.

Sovranità digitale, a vantaggio di un intero ambizioso ecosistema

Fuori dai confini indiani c’è già il computer quantistico Osprey con 433 qubit di IBM che ha in programma di lanciarne uno con oltre 4.000 qubit entro il 2025. Il Paese ne è perfettamente consapevole ma, non senza orgoglio e cognizione di causa, continua a perseguire i suoi concreti obiettivi nazionali. Tra i primi c’è quello della sicurezza nazionale ed ecco perché si interessa di quantum network e distribuzione quantistica. Il primo dovrebbe essere più difficile da spiare delle reti tradizionali, la seconda potrebbe dare un boost alla security, permettendo di condividere chiavi su canali teoricamente non rilevabili. Il pensiero del governo va poi anche alla crittografia quantistica: è essenziale organizzarsi per non farsi trovare impreparati quando qualcuno riuscirà a rendere vulnerabile quella classica.

Con il nuovo piano, l’India ha voluto investire in primis sulla propria sovranità digitale, senza scordarsi di distribuire vantaggi per il proprio ecosistema industriale. Nella sua strategia è infatti inclusa anche la realizzazione di magnetometri ad alta sensibilità nei sistemi atomici e di orologi atomici per la sincronizzazione di precisione, le comunicazioni e la navigazione. Non solo: con i fondi stanziati si sosterranno anche la progettazione e la sintesi di materiali quantistici come superconduttori, nuove strutture di semiconduttori e materiali topologici per la fabbricazione di dispositivi quantistici. Un contributo innovativo arriverà anche dal punto di vista di rilevatori di fotoni singoli e sorgenti di fotoni entangled che troveranno applicazioni nelle comunicazioni quantistiche ma anche nel campo del rilevamento e della metrologia.

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