Intervista

L’AI cresce in casa Oracle

L’intelligenza artificiale (AI) avrà sempre più peso nelle future applicazioni aziendali. Per questo Oracle procederà su un doppio binario, applicativo e di piattaforma, come ci spiega Sergio Martini, responsabile prevendita applicazioni CX/CRM della società

Pubblicato il 17 Ott 2017

Sergio-Martini

Gli annunci degli scorsi mesi e ancor più quelli attesi per il prossimo futuro ci daranno conferma del fatto che l’evoluzione delle applicazioni aziendali stia incrociando sempre più strettamente lo sviluppo delle tecnologie cognitive e di AI. È il caso, tra gli altri, di Oracle che con soluzioni innovative e con un piano evolutivo pensato per adattarsi ai mutevoli requisiti di mercato, rende accessibili tecnologie complesse, sviluppate nei propri laboratori. Automatismi intelligenti possono migliorare le relazioni con i clienti, la proposizione dei prodotti e l’ottimizzazione di molti processi della gestione aziendale. Tutto questo con modalità fruibili dalle “line of business”, ossia con funzioni pronte all’uso, senza più il peso, dal lato delle competenze e dell’elaborazione IT che il mondo dell’AI si è portato dietro per decenni.

“Parliamo di funzioni di machine learning e di AI che girano in cloud di tipo PaaS, integrate nelle applicazioni più disparate, eventualmente disponibili anche come tool sfruttabili da chi abbia competenza per sviluppare propri gli algoritmi – spiega Sergio Martini, responsabile prevendita applicazioni CX/CRM di Oracle –. Logiche di AI che fanno anche da complemento dei processi in ambito IoT adatte a scopi molto diversi”.

Librerie di Machine Learning da Oracle e sviluppabili dai partner pronte all’uso

Le capacità di machine learning aiutano, per esempio, a ricercare pattern comportamentali tra i potenziali clienti, trasformare grandi quantità di dati in informazioni utili e quindi tradurle in segnali utili per avviare logiche dispositive nelle applicazioni.

“E questo attraverso librerie di machine learning predisposte da Oracle e aperte a sviluppi di terze parti già pronte per specifici contesti e utilizzabili con ridotti tempi di training”. Il primo contesto su cui Oracle si è impegnata è l’e-commerce. “Un plug-in per il nostro e-commerce in cloud consente di realizzare azioni personalizzate sui clienti, raccogliere informazioni in real time per raccomandare altri acquisti, sfruttando logiche AI ed esperienziali per elaborare i dati di milioni di clienti anonimi, raccolti da siti web e social” via piattaforma Oracle DMP, precisa Martini. Altri contesti riguardano l’ERP e la gestione delle risorse umane. In ambito Customer Experience, “Applicazioni di adaptive intelligence permettono di aggiustare le campagne di marketing su segmenti di clientela individuati attraverso clusterizzazioni, quindi decidendo il canale più adatto per promuovere ogni prodotto e la frequenza temporale delle azioni”.

Nell’ambito delle risorse umane, l’AI aiuta invece a selezionare le candidature e ad individuare le persone più adatte per lavorare nell’organizzazione”. Secondo Martini uno dei vantaggi di avere l’AI in cloud è nel fatto che le funzionalità possono evolvere nel corso del tempo, arricchirsi di nuove sofisticazioni ed essere portate su altre applicazioni. “La strategia di Oracle è rendere le funzioni AI più aperte possibili, permetterne la fruizione anche a sviluppi di terze parti. Il nostro approccio, che dal lato applicativo vuole evitare ogni difficoltà a implementare l’AI nel business, sul piano della piattaforma punta a facilitare lo sviluppo di applicazioni custom più complesse. Abbiamo una dote di estremo valore: l’omogeneità architetturale delle soluzioni e la disponibilità di un ampio set di strumenti frutto dell’esperienza tecnologica di Oracle e aperti a sviluppi di terze parti”.

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