PARIGI – Sulla costruzione di un “iperconnected intelligent world” si sta giocando una feroce battaglia, non solo tra player tecnologici, ma soprattutto sul piano politico e macro economico tra diversi blocchi, Usa e Cina su tutti.
L’obiettivo? La supremazia sullo scacchiere mondiale. Uno scenario in cui la tecnologia, e nello specifico quella 5G (Fifth Generation), sarà una delle direttrici di riferimento. Il nuovo standard di comunicazione con altissima velocità di connessione abilita infatti un’interazione iperveloce tra dispositivi/IoT, aprendo così nuove frontiere nello sviluppo di servizi e applicazioni per smart city, smart people, smart…everything. Si tratta di reti potenti destinate a cambiare le abitudini di vita e di lavoro delle persone, nonché i modelli di business di imprese e mercati, mentre algoritmi e tecniche di AI, assicureranno una sorta di “autonomous driving networks” per un costante livello di efficienza a garanzia della qualità della user experience.
La posta in gioco è quindi altissima e passa dalla trasformazione digitale di business e società.
Non è un caso che la strategia populista “America First” di Trump, si sia concretizzata finora in misure protezionistiche per provare a frenare l’avanzata digitale cinese negli Usa e nel mondo, instillando in più nell’opinione pubblica il dubbio di uno spionaggio tecnologico attraverso l’uso di componenti, reti e smartphone made in China (ma sono recenti le voci, ottimistiche, su un imminente accordo tra le due superpotenze per l’eliminazione parziale di reciproci dazi e divieti e soprattutto, chiesto a gran voce dalle industrie statunitensi, di poter tornare a vendere alla cinese Huawei tecnologie e componenti avanzati).
D’altro canto, la nazione del Sol Levante, guidata dal nuovo “grande timoniere”, il presidente Xi Jinping, non scherza, coagulando attorno al progetto “Made in China 2025” le tecnologie di Intelligenza Artificiale che stanno trasformando modelli sociali e di business, con l’obiettivo di diventare, entro il 2030, leader mondiale nell’AI, coinvolgendo in questo progetto tutta la società cinese e l’intera produzione manifatturiera.
Se si considera poi che Huawei (105,2 miliardi di dollari di fatturato nel 2018; IBM, per confronto, ne ha fatturati 79,6) è la numero uno mondiale nello sviluppo delle reti 5G, si capisce bene la portata di questa direzione evolutiva. E ci sarà probabilmente anche una componente di rassicurazione a imprese, mercati e governi, dietro il recente incontro internazionale organizzato a Parigi proprio da Huawei, l’Innovation Day 2019, in cui i top manager cinesi hanno voluto far trasparire il valore e l’impegno concreto dell’azienda sul mercato europeo. Ragionando, numeri alla mano, su quanto Huawei porta a livello di business, occupazione, Ricerca & Sviluppo, contributi in tasse, al benessere dei singoli paesi del Vecchio Continente.
Ecco allora Huawei discutere a Parigi di 5G e innovazione digitale per supportare non solo la crescita del proprio business, ma anche lo sviluppo di aspetti “human like”, quali arte, cultura, inclusione, gender equality, e trasformazione sociale.
Una tecnologia “disruptive” anche per società e cultura
Il 5G è una tecnologia che per le sue caratteristiche prestazionali, abbandona la semplice funzione di collegamento per consentire lo sviluppo di centinaia di nuovi ambiti applicativi: realtà aumentata e virtuale (fruibile in cloud potenziato 5G), broadcasting in altissima definizione, entertainment/gaming su mobile, gestione del traffico urbano…
All’Innovation Day si è accennato ai soli ambiti culturali-artistici. Ecco allora, dalla voce dei testimonial, esempi per complementare in forma multimediale i contenuti di un’opera lirica o per la creazione di performance artistiche basate su realtà virtuale e ologrammi; o ancora performance audiovisive, totalmente basate su tecnologie AI e ML, per creare da un film degli ologrammi dei protagonisti con cui approfondire la trama; o la creazione di quadri generati attraverso l’Intelligenza Artificiale da sistemi che comunicano con l’artista in un’integrazione e connessione (di rete) tra creatività umana e algoritmi di machine learning. O personal assistant intelligenti (con AI e ML per l’analisi dei dati e smart speaker per l’interazione in linguaggio naturale) che accompagnano il visitatore del museo discutendo con lui sui contenuti delle opere esposte. Sono solo alcuni esempi dove 5G, AI data analytics in cloud su petabyte di dati, sono strumenti applicati alla ricerca di una nuova estetica.
Sostenere l’innovazione nel rispetto della sovranità digitale europea
È toccato a William Xu (nella foto), Director of the Board e President dell’Institute of Strategic Research Huawei, sintetizzare la strategia della Casa cinese nel contesto europeo, finalizzata, oltre che allo sviluppo del business per la propria azienda e per l’ecosistema dei partner, “a contribuire all’accrescimento della capacità di innovazione e al recupero di leadership innovativa dell’Europa, che è stata per lungo tempo uno dei primari centri di innovazione mondiale, ma che per mantenere oggi il proprio ruolo in mercati globali competitivi, deve rafforzare un’unità tra gli stati su alcune iniziative strategiche”, ha detto il top manager, precisando che il tutto deve avvenire nel massimo rispetto della sovranità digitale europea. Quest’ultimo è infatti un punto centrale della nuova Commissione Europea, la quale, attraverso le indicazioni strategiche enunciate poco tempo fa dalla neoeletta presidente Ursula von der Leyen, ha definito strutture decisionali più snelle per fare del digitale l’elemento qualificante di un’economia che vuole “salvaguardare le persone, proteggere lo stile di vita europeo, disegnare una democrazia digitale che rafforzi la percezione dell’Europa nel mondo”. Un’innovazione strategica in cui AI, big data, cybersecurity e la messa a punto di uno standard europeo 5G devono declinare la sovranità tecnologica del Vecchio Continente.
Quattro sono i cardini dell’azione Huawei “in Europa e per l’Europa”, slogan più volte recitato durante l’evento:
- Migliorare la collaborazione nella ricerca tecnologica di base, esplorando con centri di ricerca europei e industrie una discontinuità nei vari campi di studio, sviluppando invenzioni tecnologiche in una visione del futuro condivisa.
- Accelerare la trasformazione digitale delle aziende europee, migliorando la connettività con la diffusione delle reti 5G. A questo proposito, poco tempo fa a Zurigo, Huawei ha aperto, con il partner Sunrise, il 5G Joint Innovation Center proprio per attrarre soggetti di diversi settori nello sviluppo di soluzioni 5G per differenti mercati.
- Declinare in una prospettiva di inclusione e di sostenibilità ambientale le tecnologie digitali Huawei applicate ai vari soggetti e settori (trasporti, scuola, medicina, manufacturing, pianificazione dei centri urbani…).
- Far crescere un ecosistema di innovazione in Europa coinvolgendo enti regolatori, ricercatori, imprenditori e partner attorno a progetti innovativi, condividendo le competenze Huawei in aree quali AI, deep learning, intelligent computing systems e coinvolgendo i propri OpenLab di Parigi e Monaco.
I numeri di un impegno concreto
Tutto ciò non sono solo belle intenzioni, ma rappresenta l’evoluzione di una presenza Huawei che vede già oggi, certificata dai numeri, una radicata collaborazione con i vari soggetti sul territorio europeo: 23 istituti di Ricerca&Sviluppo in 12 paesi europei; 2400 ricercatori, l’89% dei quali assunti localmente; 12,8 miliardi di euro il contributo 2018 Huawei al Pil europeo (tra diretto, indiretto e indotto); 169.700 posti di lavoro connessi alle attività Huawei, di cui circa 13.300 persone Huawei Europa, 80.300 in aziende europee collegate alle attività della supply chain globale Huawei e il restante derivati da indotto di vario tipo.
Oltre 1 miliardo di dollari investiti in Ricerca&Sviluppo negli ultimi otto anni in Europa e collaborazioni con 140 università del vecchio continente. Infine, 6.6 miliardi di euro spesi nel 2018 con le aziende europee (sono 416 i milioni di euro spesi con i fornitori italiani) per l’acquisto di beni e servizi per la gestione delle proprie operation globali. Tutti numeri e strategie snocciolati con un fine specifico: far capire che la presenza cinese Huawei non è opportunistica, ma strutturale e che vuole essere di lunga prospettiva, perché l’Europa continua ad essere un gran bel mercato con un territorio ricco di opportunità, competenze e soggetti per condividere uno sviluppo digitale strategico.