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ZetaGen, cosa fare per trattenerli in azienda

Equilibrio tra vita personale e lavorativa, flessibilità organizzativa e strumenti digitali intuitivi e facili da usare: sono le esigenze rilevate dalla ricerca ServiceNow

Pubblicato il 14 Feb 2022

ZetaGen

I ragazzi nati tra il 1997 e il 2012 rappresentano la generazione Zeta, oggetto di analisi di una recente ricerca ServiceNow (che nello specifico ha coinvolto 3024 giovani in Italia, Francia e Spagna).

La ricerca era finalizzata a capire cosa differenzia queste persone dalle altre che popolano le aziende, premettendo che ultimamente si parla molto dell’attuale mancanza di talenti, particolarmente diffusa nelle industrie digitali. E gli ultimi dati Eurostat sul tema rivelano, per esempio, che il 55% delle aziende ha avuto difficoltà a reclutare specialisti IT nel corso del 2019. È quindi fondamentale riuscire a trattenere i dipendenti.

Il primo elemento chiave che distingue la Gen-Z dalle altre è un crescente desiderio di equilibrio tra la vita personale e quella lavorativa. La ricerca ha rilevato che sei persone su dieci di età compresa tra i 18 e i 25 anni in Italia, Francia e Spagna sarebbero disposte a guadagnare meno per poter godere di più del proprio tempo libero.

Questa fusione tra vita lavorativa e professionale si estende anche ai valori. L’immagine e il posizionamento aziendale giocano un ruolo chiave in termini di valutazione da parte della Generazione Z, con il 94%, 92% e 89% degli intervistati rispettivamente in Spagna, Italia e Francia che affermano che l’immagine comunicata dall’azienda su Internet e sui social media è importante.

Innanzitutto, le imprese devono concentrarsi sulla creazione di un vero equilibrio per i lavoratori e questo richiede politiche concrete, come ad esempio bloccare le e-mail in determinati momenti della giornata, aumentare le indennità per le ferie o compensare gli straordinari in maniera adeguata.

Le aziende dovrebbero anche lavorare sul proprio impegno nei confronti delle attività ESG, molto apprezzate dalla Gen-Z, per creare un luogo di lavoro più felice, più sano, più rispettoso dell’ambiente e sostenibile.

Inoltre, è d’obbligo investire in iniziative sulla diversità per attrarre e far rimanere il maggior numero di persone possibile.

Un altro elemento chiave individuato dalla ricerca è la necessità di una flessibilità organizzativa. Il 77% della Gen-Z in Italia è favorevole a un modello di lavoro ibrido che alterna presenza in ufficio e da remoto, la percentuale è del 73% in Spagna e del 76% in Francia.

È importante notare che questo non è solo un elemento distintivo per le nuove start-up. Le multinazionali, ma anche le PMI, sono ancora l’opzione di lavoro più interessante per il 59% della Gen-Z in Italia, il 60% in Francia e il 75% in Spagna. Questo significa che qualunque sia l’attività, l’ufficio com’era prima della pandemia difficilmente tornerà di moda.

In questo caso, i responsabili aziendali non devono cercare di costringere i lavoratori a rientrare in sede. L’ideale è impostare una discussione aperta e onesta su ciò che i dipendenti vogliono veramente e cercare di soddisfarlo.

Si potrebbe svolgere un sondaggio, organizzare un meeting o raccogliere feedback per capire come procedere. Il lavoro in modalità ibrida dovrebbe comunque essere offerto come impostazione predefinita, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda. Nel momento in cui si pianificano i processi in modalità da remoto sin da subito, questi saranno veramente resilienti e funzioneranno con la stessa efficacia sia in ufficio che a casa.

Il lavoro ibrido consente poi di oltrepassare i limiti geografici e di ampliare il pool di potenziali assunzioni a un’area molto più ampia, consentendo di cercare il miglior talento che si può trovare, piuttosto che il più vicino.

Infine, come ci si potrebbe aspettare dalla prima generazione veramente nativa digitale, la ricerca ha mostrato che la Gen-Z vede gli strumenti informatici come una parte essenziale del lavoro. Il 92% del campione italiano ritiene importante che la propria azienda integri le ultime tecnologie digitali come i software collaborativi o l’intelligenza artificiale (81% in Francia e 91% in Spagna).

La maggioranza del campione indica anche che gli strumenti devono essere facili e accessibili. Il 92% dei ragazzi italiani afferma che gli strumenti di business digitali devono essere di facile accesso e intuitivi come quelli che utilizzano nella loro vita privata (88% in Francia e 95% in Spagna).

Per le aziende, questo significa che è fondamentale seguire un processo continuo di trasformazione e ottimizzazione digitale. In un mondo in cui l’accesso alla tecnologia più recente è fondamentale, la trasformazione non può essere una tantum. Non riuscire a garantire i vantaggi della trasformazione digitale comporterà una rapida perdita di competitività.

Fortunatamente, offrire strumenti semplici e intuitivi non è mai stato così facile. Le aziende che desiderano creare questi strumenti per la propria forza lavoro possono utilizzare tecnologie come applicazioni low-code/no-code per sfruttare i vantaggi di una collaborazione ottimizzata e mantenere le proprie attività in uno stato di continua trasformazione.

È importante rendersi conto che i desiderata della Gen-Z non sono negoziabili. In generale, la forza lavoro sta invecchiando rapidamente e la carenza di talenti sta già erodendo il vantaggio competitivo di molte aziende.

Sfruttare il talento della Gen-Z è una risposta, ma a certe condizioni. La scelta è semplice, le aziende che sono disposte e sono in grado di cambiare i processi e i modi di lavorare per attrarre nuovi talenti, trarranno vantaggio dalla ricchezza di idee e dalle nuove prospettive che hanno i giovani. Le aziende che non possono, o non vogliono, rischiano di perdere i talenti duramente guadagnati e smettere di essere competitive.

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