Reti wireless: l’anello debole

Secondo una ricerca Fortinet, le imprese italiane hanno compreso l’importanza del consolidamento dell’It security, ma nella maggior parte dei casi mancano policy di sicurezza specifiche per le reti wireless

Pubblicato il 23 Dic 2011

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C’è spazio di crescita in Italia per la sicurezza delle reti wireless: è una delle principali evidenze emerse dall’European It Security Survey di Fortinet, uno dei leader mondiali nel campo delle soluzioni Utm (Unified Threat Management).
L’indagine, condotta presso oltre 300 aziende di medie e grandi dimensioni, evidenzia che, a livello europeo, i wireless network sono considerati l’asset più vulnerabile da un punto di vista della sicurezza; più dell’infrastruttura di rete core e dei database. In Italia, invece, al primo posto viene indicata ancora la core network infrastructure, seguita dalle reti wireless e dai database.
Che il livello di coscienza medio delle aziende italiane circa la criticità della sicurezza mobile debba ancora crescere, lo dimostra anche il fatto che solo il 34% di esse (contro una media europea del 40%) ha dichiarato di consentire l’utilizzo di dispositivi mobili aziendali solo in presenza di un’apposita strategia di sicurezza. “Manca – rileva Paolo Caloisi, channel director di Fortinet Italia – la consapevolezza che anche gli strumenti mobili possono essere infettati. Il problema maggiore si verifica quando questi device si connettono all’azienda e formano un ponte tra la sua rete e l’esterno”.
Un dato positivo emerso dal sondaggio, comunque, c’è. A sorpresa, il 60% dei rispondenti del nostro paese – contro una media europea del 55% – ha affermato di avere già condotto (o di essere in procinto di farlo) un consolidamento della sicurezza It. Ora, però, è il momento di includere con più convinzione anche la mobile security in questa architettura. Perché i dispositivi mobili premono per entrare da protagonisti nei sistemi It corporate: un tema che fa ancora un po’ paura alle imprese tricolore: lo afferma il 74% di esse, contro una media del 57% a livello europeo.

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