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Qwant, in Italia il motore di ricerca che tutela la privacy

Basato su un’architettura disegnata per fornire risultati imparziali, senza cookie nel browser degli utenti e senza dispositivi di tracciamento, Qwant, come dice il Country manager per l’Italia Fabiano Lazzarini, “ha l’obbiettivo di rispettare la vita privata delle persone e garantire la riservatezza ad aziende e istituzioni”

Pubblicato il 17 Nov 2017

Qwant

La sfida di Qwant sta nel proporre un’alternativa sul fronte dei motori di ricerca, un ambito praticamente monopolizzato, soprattutto in Italia, da un solo attore. Tale sfida si fonda sulla ferma volontà di offrire un servizio di qualità, ma che assicuri protezione di privacy e vita privata degli utenti. E la campagna di sensibilizzazione, partita in questi giorni anche sulle reti televisive nazionali, si basa su un messaggio fondamentale: “Forse non tutti sanno, o comunque ci si dimentica, che stiamo contribuendo a costruire un immenso database che contiene tutto ciò che siamo e che facciamo – ha dichiarato Alberto Chalon, direttore generale Qwant – noi invece crediamo nella possibilità di tutelare vita privata e privacy. Con questo obiettivo è nata Qwant che propone il motore di ricerca che appena viene interpellato cancella ID di arrivo e user agent del pc da cui proviene la richiesta, in pratica la targa del dispositivo utilizzato. Siamo infatti convinti che non sia necessario sapere se è uomo o donna o il Paese da cui arriva il nostro utente per fornirgli una informazione”.

Sin dalla sua creazione nel 2013 Qwant ha utilizzato una filosofia di innovazione che integra la tutela della privacy dei propri utenti con la garanzia della neutralità dei risultati presentati. A tal fine, Qwant ha sviluppato un’architettura tecnica a se stante, verificata dall’Autorità francese di controllo della protezione dei dati personali (CNIL), volta a fornire risultati imparziali, senza collocare cookie nel browser degli utenti e senza utilizzare alcun dispositivo di tracciamento.

“L’apertura della nuova sede italiana è per noi motivo di grande orgoglio – ha continuato Chalon – ed è naturale conseguenza del consolidamento nei mercati francese e tedesco. Qwant riscuote un successo crescente, come dimostrato dal numero di utilizzatori in continua ascesa (il motore di ricerca nel 2016 ha risposto a oltre 2,6 miliardi di richieste, raddoppiando il numero delle visite in un anno, ed è già oggi classificato tra i primi 55 servizi web utilizzati in Francia) ma anche dalla fiducia dimostrata da investitori pubblici e privati che hanno deciso di impegnarsi concretamente nel nostro progetto: la Caisse des Dépôts (Cassa Depositi) francese, il gigante tedesco dei media Axel Springer e la Banca Europea per gli investimenti hanno garantito capitali per decine di milioni di Euro a sostegno dell’espansione di Qwant”.

Fabiano Lazzarini è il responsabile della neonata filiale italiana: «Comincio la mia avventura con l’entusiasmo di chi accetta una grande sfida – ha dichiarato durante l’evento ufficiale di annuncio di espansione al mercato italiano – Qwant è una realtà davvero unica nel panorama internazionale, per approccio, dinamismo e solidità data dalla fiducia che ha ottenuto presso gli investitori. Il bagaglio di esperienze e competenze che trovo qui costituisce una spinta fondamentale per realizzare anche nel nostro Paese l’obiettivo di Qwant: rispettare la vita privata delle persone e garantire la riservatezza ad aziende e istituzioni, perché in un mondo dove i dati sono il nuovo petrolio è necessario proteggere le proprie risorse naturali e non lasciarle in balia di chi volesse servirsene”.

Qwant apre in Italia con un evento ufficiale a Milano

Per annunciare l’operazione di espansione nel mercato italiano, Qwant ha organizzato un incontro presso Eataly Milano Smeraldo, durante il quale si è svolta la tavola rotonda sul tema “Profilazione degli utenti e mercato, il ruolo centrale dei motori di ricerca”. Accanto ai responsabili Qwant, esperti del calibro di Antonio Martusciello, Commissario Agcom, Paolo Ainio, Executive Chairman di Eprice, fondatore di Virgilio.it e Banzai Spa, Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, Stefano Dambruoso, Questore della Camera dei Deputati, e Francesco Boccia, Presidente Commissione Bilancio della Camera, si sono confrontati sul rapporto tra protezione della riservatezza dei dati, targeting personalizzato di ogni utente e web marketing, stimolati dalle domande del giornalista Nicola Porro.

“I servizi offerti dal motore di ricerca – ha affermato Martusciello – sono ritenuti gratis; la consapevolezza del controvalore dei nostri dati è davvero scarsa. È in atto un’indagine della Commissione Europea sul monopolio esistente nel settore dell’archiviazione dei dati. Bisogna tener presenti due importanti obiettivi: da un lato la tutela dei diritti individuali (in cui si inserisce il discorso del diritto all’oblio) e dall’altro il corretto libero funzionamento dei mercati digitali per cui devono essere garantiti pluralismo e trasparenza”.

“I dati – ed è l’affermazione di Boccia – sono di chi li genera non di chi li gestisce”.

“Siamo nati nell’epoca in cui l’intelligenza artificiale è applicata ai dati – ha continuato Farinetti – per questo mi ritengo fortunato ma sono anche preoccupato: alcune realtà sono state molto brave a sfruttare le potenzialità del digitale e offrono servizi sicuramente utilissimi, ma come tutte le rivoluzioni anche questa deve essere dominata e non è possibile prescindere dalla tutela della privacy. Sono convinto che il connubio tra etica e business sia la chiave del successo”.

In questo senso, e lo ricorda Dambruoso, vi è un forte impegno anche sul fronte della lotta alle fake news: “il nostro sforzo è avvicinare, se non equiparare, l’attività di diffusione di fake news nel Web al reato di diffamazione a mezzo stampa”.

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