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Rapporto Clusit 2021, ecco i dati del primo semestre dell’anno

Le perdite stimate per le falle della cybersecurity sono di 6 trilioni di dollari: è uno dei preoccupanti dati del Rapporto Clusit 2021 sul primo semestre

Pubblicato il 10 Nov 2021

Rapporto CLusit 2021 tipologia e distribuzione attaccanti

1.053 gli attacchi cyber gravi nei primo semestre di quest’anno: è il primo dato che emerge dalla nuova edizione del Rapporto Clusit 2021 che rilasciai dati del primo semestre 2021 e che è stata presentata ieri durante il Security Summit Streaming Edition, l’evento di riferimento per la cybersecurity in Italia organizzato da Clusit, Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, con Astrea. Si tratta di attacchi che hanno avuto un impatto sistemico in diversi aspetti della società, della politica, dell’economia e della geopolitica.

Tale cifra rappresenta il 24% in più rispetto allo stesso periodo del 2020, per una media mensile di attacchi gravi pari a 170, contro i 156 del 2020. Questa escalation, secondo i ricercatori di Clusit è tra l’altro probabilmente sottostimata, poiché il campione analizzato comprende esclusivamente attacchi di pubblico dominio e, tra questi, alcune classi di incidenti sono sistematicamente sottorappresentate.

Le tecniche d’attacco elencate nel Rapporto Clusit 2021

Per valutare le tecniche di attacco i ricercatori Clusit si basano su una tassonomia derivata da framework internazionali, articolata su otto macrocategorie.

Malware” è la categoria che nei primi sei mesi di quest’anno mostra numeri assoluti maggiori: rappresenta infatti il 43% del totale, in crescita del 10,5%.

Le tecniche sconosciute (categoria “Unknown”) sono al secondo posto, in aumento del 13,9% rispetto al secondo semestre 2020. Superano la categoria “Vulnerabilità note”, che è per altro in preoccupante crescita (+41,4%) e “Phishing / Social Engineering”, in leggero calo (-13%).

Aumentano dell’11,6% gli attacchi gravi condotti con “Tecniche Multiple”.

Infine, gli attacchi gravi con finalità di “Denial of Service” diminuiscono (-42,9%), così come quelli realizzati tramite “Identity Theft / Account Hacking” (-29,5%).

In sostanza – commentano gli esperti Clusit – gli attaccanti possono ancora fare affidamento sull’efficacia del Malware, prodotto industrialmente a costi decrescenti, e sullo sfruttamento di vulnerabilità note, per colpire più della metà dei loro obiettivi, ovvero il 59% dei casi analizzati.

Il 22% di attacchi realizzati con “tecniche sconosciute” (che crescono del 13,9%) è dovuto al fatto che un quinto degli attacchi diventano di dominio pubblico a seguito di un “data breach”. In questo caso, le normative impongono una notifica agli interessati, ma non di fornire una descrizione precisa delle modalità dell’attacco.

La gravità dei cyber attack

Il Rapporto Clusit 2021 valuta poi la “severity” degli attacchi analizzati, secondo quattro categorie, con l’obiettivo di individuare come evolvono gli impatti degli attacchi, partendo dalla constatazione che spesso questa valutazione non coincide con l’aumento del numero di attacchi da parte di una specifica categoria di attaccanti o verso una certa categoria di vittime. Le variabili che contribuiscono a comporre questa valutazione per ogni singolo attacco analizzato sono molteplici ed includono l’impatto geopolitico, sociale, economico, diretto e indiretto, e di immagine.

Nel primo semestre 2021 gli attacchi gravi con effetti “molto importanti” e “critici” sono il 74% del totale. Nel 2020 questa percentuale era il 49%.

Il 22% degli attacchi analizzati sono di impatto significativo, quelli con impatto basso solo il 4%.

Le finalità degli attacchi

Nel Rapporto Clusit si legge che nei primi sei mesi 2021 sono in aumento del 21% gli attacchi gravi compiuti per finalità di “Cybercrime”, ovvero per estorcere denaro alle vittime, che oggi rappresentano l’88% del totale.

Sono inoltre cresciuti del 18% gli attacchi riferibili a “Information Warfare”, la cosiddetta “guerra delle informazioni”; in diminuzione, invece, quelli classificati come attività di “Cyber Espionage” (-36,7%), dopo il picco straordinario del 2020 dovuto principalmente allo spionaggio relativo allo sviluppo di vaccini e cure per il Covid-19, come evidenziato nel Rapporto Clusit dello scorso anno.

Gli esperti di Clusit la definiscono ormai “un’emergenza globale”. Le perdite stimate per le falle della cybersecurity sono pari a 6 trilioni di dollari per il 2021 ed incidono ormai per una percentuale significativa del GDP mondiale, con un tasso di peggioramento annuale a 2 cifre ed un valore pari a 3 volte il PIL italiano.

“Da anni – ha affermato Andrea Zapparoli Manzoni, co-autore del Rapporto Clusit e membro del Comitato Direttivo Clusit – siamo di fronte a problematiche che per natura, gravità e dimensione travalicano costantemente i confini dell’ICT e della stessa CyberSecurity ed hanno impatti profondi, duraturi e sistemici su ogni aspetto della società, della politica, dell’economia e della geopolitica. Auspichiamo che il PNRR, che complessivamente alloca circa 45 miliardi di euro per la transizione digitale, possa rappresentare per l’Italia l’occasione di mettersi al passo e colmare le proprie lacune anche in ambito cyber, per portare a una significativa riduzione della superficie di attacco esposta dal Paese”.

Chi è stato colpito e perché

Utilizzando una tassonomia delle vittime basata su standard interazionali, i ricercatori Clusit hanno ricondotto gli attacchi gravi individuati a venti settori merceologici.

In termini assoluti, rispetto al secondo semestre 2020, da gennaio a giugno 2021 si osserva l‘incremento più elevato degli attacchi gravi nelle categorie:

  • Transportation / Storage: +108,7%
  • Professional, Scientific, Technical: +85,2%
  • News & Multimedia: +65,2%
  • Wholesale / Retail: +61,3%
  • Manufacturing: +46,9%
  • Energy / Utilities: +46,2%
  • Government: (+39,2%)
  • Arts / Entertainment: +36,8%
  • Healthcare: +18,8%

La categoria “Multiple Targets” (si tratta di attacchi gravi compiuti in parallelo dallo stesso gruppo di attaccanti contro numerose organizzazioni appartenenti a categorie differenti) registra invece una diminuzione del 23,4% rispetto al secondo semestre 2020.

Siamo di fronte a un cambio di strategia da parte degli attaccanti rispetto allo scorso anno: secondo gli esperti Clusit l’aumento di attacchi gravi mirati verso singoli bersagli rappresenta un importante campanello di allarme, in particolare perché caratterizzati da tecniche di tipo ransomware con l’aggravante della “double extortion”, cioè della minaccia di diffondere i dati rubati alle vittime qualora non paghino il riscatto.

In termini percentuali la categoria “Government” rappresenta il 16% del totale e si conferma al primo posto tra le vittime, come nel precedente semestre.

Al secondo posto, ancora la Sanità, con il 13% degli attacchi totali, ed al terzo “Multiple Targets”, che in questo semestre rappresenta il 12% delle vittime.

Le altre categorie merceologiche in crescita (che sommate compongono il 50% degli attacchi rilevati) sono comprese tra l’11 ed il 4% degli attacchi, dimostrando ancora una volta che gli attaccanti si muovono a tutto campo, e che tutti sono potenziali bersagli.

Distribuzione geografica degli attacchi

Nel primo semestre del 2021 aumentano sensibilmente gli attacchi verso realtà basate in Europa. Un quarto degli attacchi sono infatti diretti verso quest’area, in crescita di 10 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Rimangono sostanzialmente invariate le percentuali di vittime di area americana e quelle appartenenti ad organizzazioni asiatiche.

Diminuiscono invece percentualmente gli attacchi gravi verso bersagli con sedi distribuite in diversi Paesi, che rappresentano il 16% nel primo semestre 2021, rispetto al 25% dello stesso periodo del 2020.

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