VIRTUALIZZAZIONE

Sarà la Virtual Mobile Infrastructure a garantire la sicurezza di App e dispositivi?

La VMI è il capitolo successivo a quello della virtualizzazione dei desktop. Tra i vantaggi, la possibilità di far girare macchine virtuali con applicazioni Android nel datacenter e distribuire le applicazioni a qualsiasi endpoint in tutta sicurezza

Pubblicato il 31 Ott 2014

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La diffusione crescente di applicazioni mobili da un lato e la necessità di fornire applicazioni Windows per i dispositivi mobili che usano soluzioni tradizionali di desktop virtualization dall’altro, hanno reso la virtual mobile infrastructure una logica conseguenza nella storia dello sviluppo.

La convergenza tra le due istanze, infatti, ha portato a una nascita della domanda. Tra i primi provider che hanno provato a dare una risposta ci sono due società, Raytheon Cyber Products e Hypori, che hanno creato soluzioni chiamate appunto VMI.

Gli analisti affermano che non saranno gli unici perché presto molti altri produttori si affiancheranno su questo nuovo filone dello sviluppo. Nella gestione della virtualizzazione si affacciano nuovi e interessanti orizzonti.


Lo schema a blocchi della VMI
Lo schema a blocchi che caratterizza una virtual mobile infrastructure è molto simile a quello utilizzato per la virtualizzazione dei desktop. Nel data center le macchine virtuali Android girano su un comune hypervisor (con iOS8 è un altra storia), mentre un sistema remoto di routing gestisce le applicazioni che equipaggiano tutte le macchine virtuali. Le app Android, così come le app del mondo Apple, possono essere rilasciate da qualsiasi endpoint.


Perché usare un’infrastruttura mobile virtuale
Una premessa fondamentale per capire le logiche associate a una VMI è che non si tratta di fornire applicazioni mobili per i dispositivi desktop. O meglio: non è che non si possa fare, ma farlo comporterebbe gli stessi problemi che insorgono quando si cerca di far girare applicazioni Windows sui dispositivi mobili.

Usare un’applicazione pensata con un’interazione tastiera&mouse su un dispositivo che funziona con un’interazione touch non è il massimo così come non è il massimo il caso inverso.

Quello che fa la differenza in una Virtual Mobile Infrastructure, in realtà, sono prima di tutto i livelli di sicurezza che riguardano gli accessi alle applicazioni.

Oggi, le aziende hanno difficoltà nella gestione dell’enterprise mobility. Il grosso problema è definire una governance capace di garantire ai dispositivi mobili accesso ai dati e alle applicazioni aziendali mantenendo un buon livello di sicurezza e di presidio.

Quando si parla di mobilità, infatti, si sa che la maggior parte degli utenti ormai sono sufficientemente sgamati. Spesso, le restrizioni aziendali vengono aggirate e i casi di jailbreaking dei dispositivi sono all’ordine del giorno.

Non è che gli utenti vadano davvero in giro per l’azienda con intenzioni malevoli. Ma cercando di rendere i loro dispositivi più funzionali alle loro esigenze, spesso forzano i sistemi e questo fa perdere all’IT la possibilità di un controllo pervasivo e necessario per tutelare sia l’azienda che gli stessi utenti.


I dispositivi mobile come fossero thin client
La VMI aiuta a risolvere questo problema, sollevando lo staff IT della necessità di preoccuparsi di una serie di aspetti gestionali collegati ai dispositivo mobile.

Nel datacenter, infatti, l’applicazione viene fornita al dispositivo mobile attraverso un protocollo remoto, decodificato da un’applicazione client in esecuzione sullo stesso dispositivo mobile.

Volendo, si può anche permettere all’applicazione client di interagire con una serie di sistemi hardware, ad esempio GPS, accelerometri o telecamere, in modo che l’applicazione remota sia in grado di comportarsi come se fosse in locale.

In realtà, sull’endpoint non ci sono né dati, né una rete privata virtuale da configurare. Quindi non c’è alcuna preoccupazione relativa alla possibilità che un dispositivo mobile possa avere accesso al network aziendale, ai dati o alle applicazioni.

Se vi ricordate quelli che erano gli albori della virtualizzazione, la logica è la stessa dei thin client: intelligenza centralizzata e presidiata da una parte e dispositivi leggeri, con una maschera per l’interazione. Oggi la virtualizzazione è all’ordine del giorno e la filosofia dell’as a service ampiamente accettata e condivisa dalla cultura degli utenti.

Al suo abbrivio, la virtualizzazione del desktop è stata un fenomeno di nicchia, ma la VMI fa appello a un pubblico indiscutibilmente molto più ampio.

La maggior parte delle imprese e delle organizzazioni pubbliche e private, le agenzie governative, le istituzioni scolastiche stanno cecrando un sistema per gestire nel modo migliore e in sicurezza i dispositivi mobili. La VMI potrebbe essere la risposta.

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