Processori più potenti e sicuri per il datacenter “software defined”

ZeroUno a colloquio con Carmine Stragapede, Direttore Generale di Intel Italia, per il lancio della nuova famiglia di processori Intel Xeon E5-2600/1600 v3, con performance raddoppiate rispetto alla precedente linea, nuove funzionalità di sicurezza e gestione. In primo piano la prospettiva dell’azienda di Santa Clara sull’evoluzione del Ced in ottica Software Defined Infrastructure.

Pubblicato il 14 Ott 2014

Il datacenter a tutto tondo, considerato nelle componenti computazionali, di archiviazione e di rete, è caratterizzato da un modello distribuito e bilanciato (da un lato, il Ced, dall’altro l’ecosistema di dispositivi e oggetti intelligenti), sempre più orientato al paradigma SDI (Software Defined Infrastructure). Intel definisce la propria ‘vision’ sulla trasformazione in atto, da cui deriva l’evoluzione del proprio portfolio prodotti verso nuovi livelli di prestazioni, sicurezza e gestione.

“Oggi – afferma Carmine Stragapede, Direttore Generale Intel Italia – bisogna guardare alla realtà del datacenter nel suo complesso (server, interconnettività tra risorse interne, banda passante verso l’esterno, sistemi di memorizzazione dati e così via), dove la Cpu rappresenta il cuore di tutta l’infrastruttura. I nostri nuovi processori Intel Xeon E5 v3 sono pensati per essere utilizzati in server, workstation, piattaforme di networking e soluzioni di storage: da questa armonizzazione architetturale discende l’efficienza del datacenter”. La flessibilità per rispondere ai moderni workload, diversificati e imprevedibili, si recupera anche attraverso il modello ‘software-defined’, che permette di “gestire dinamicamente e automaticamente il pacchetto di risorse per l’erogazione di un determinato servizio attraverso una console e senza interventi sull’hardware (investimenti limitati, provisioning e ritorni rapidi)”.

Carmine Stragapede, Direttore Generale Intel Italia

“Questa nuova famiglia di processori Intel Xeon E5-2600/1600 v3 è stata progettata per soddisfare la crescente domanda di infrastrutture definite tramite software” dichiara Stragapede. Come? Innanzitutto, attraverso un aumento delle performance, grazie ai miglioramenti in termini sia di architettura sia di processo di produzione. “Con fino a 18 core per socket e 45 MB di cache di ultimo livello – continua il Direttore Generale di Intel Italia – le prestazioni sono raddoppiate rispetto alle versioni precedenti. Inoltre, i processori sono basati sulla tecnologia tri-gate 3D a 22 nm ad alta efficienza energetica. Attualmente siamo l’unico Integrated Device Manufacturer del settore in grado di seguire la fabbricazione dal disegno dell’architettura fino all’immissione del prodotto sul mercato, una garanzia per i nostri clienti”.

L’aumento dei livelli di sicurezza è stato raggiunto con: l’ottimizzazione delle istruzioni ‘Advanced Encryption Standard New Instructions’ (AES-NI) per accelerare fino a due volte la crittografia e la decrittografia dei dati direttamente nella Cpu; la maggiore protezione per il ‘kernel’ del sistema operativo da attacchi ‘pre-boot’; la gestione migliorata delle ‘virtual machine’ native.

Tra i plus dei processori, Stragapede cita anche le funzionalità di gestione e monitoraggio: un set completo di sensori termici e telemetria per un controllo più accurato dei sistemi e la distribuzione ottimizzata dei carichi di lavoro; gli strumenti software Datacenter Manager per analizzare e regolare la temperatura e i consumi energetici dei sistemi.

Sul futuro dell’offerta Intel, il top manager italiano non ha dubbi: la direzione segue le tendenze dell’IT, che richiedono una potenza computazionale sempre maggiore. “Innanzitutto – spiega -, le risorse di calcolo verranno concentrate in grandi poli distribuiti per il mondo, dove la SDI giocherà un ruolo di primo piano ed il cosiddetto Internet delle Cose sarà un motore importante. La diffusione dell’High Performance Computing, oggi dominio di poche aziende sofisticate, subirà una decisiva accelerazione. Le tecnologie ‘in-memory’ andranno sempre più a supportare potenti strumenti di analisi dei dati, liberando il potenziale finora sottoutilizzato dei big data”. Tutti fenomeni che faranno crescere ancor di più la necessità di processori altamente performanti e sicuri.

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