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CNH Industrial: il contributo del Green IT alla sostenibilità aziendale

L’esperienza del gruppo internazionale è partita dalle persone e dall’aumento della loro consapevolezza per lanciare un programma che consenta all’IT aziendale di identificare un approccio integrato verso il “Green” che va dall’identificazione delle caratteristiche dei data center a quelle della progettazione del software sostenibile e cloud native. Il caso CNH evidenzia che ottimizzazione del codice e sostenibilità vanno a braccetto

Pubblicato il 27 Nov 2023

Immagine di Rost9 su Shutterstock

Un numero crescente di organizzazioni è attento al risparmio energetico e alla sostenibilità anche nel campo IT. Tuttavia, come evidenzia l’Osservatorio Cloud Tranformation del Politecnico di Milano, molte aziende non sanno come misurare l’impatto ambientale delle risorse che impiegano, tanto più che, in ambito cloud, il tema non è affrontabile dalla singola organizzazione ma va trattato a livello di filiera.

CNH Industrial, gruppo internazionale che produce macchinari e tecnologia per l’agricoltura e le costruzioni, con i marchi Case e New Holland, ha cercato di fornire una risposta identificando un percorso per la sostenibilità IT che può essere d’esempio anche per altre grandi organizzazioni. L’azienda, con 40mila dipendenti, 40 stabilimenti e 40 centri di ricerca, è presente in 170 Paesi.

La sostenibilità è stata individuata come un valore cardine da CNH Industrial, che punta a ridurre l’impatto ambientale sia negli stabilimenti, negli uffici, nei processi produttivi, sia nei prodotti con investimenti in software a bordo dei veicoli. Nell’ambito della sostenibilità sociale (inclusione e diversity), è in corso un progetto per migliorare la cultura aziendale a tutti i livelli aziendali.

Quale contributo può dare l’IT alla sostenibilità?

“Ci siamo chiesti come l’IT, a partire dalle sue 400 persone, potesse contribuire maggiormente al percorso verso la sostenibilità” spiega Laura Ferrero Poschetto, Information Technology Business Partner, CNH Industrial, che si occupa di IT transformation e di sostenibilità.

Il primo passo, sottolinea, è stato la creazione di un team dedicato, gestito da lei stessa e composto da persone provenienti da diverse aree IT di più Paesi e il lancio di una campagna sul Green IT Awarness. L’obiettivo è stato il coinvolgimento delle persone dell’IT in attività di training, webinar, workshop per aumentare la loro consapevolezza sui temi della sostenibilità.

Per migliorare l’awarness su come ciascuno possa incidere sull’ambiente, con attività anche in ambiti non IT, è stata creata l’app AWorld. Sono poi seguite indicazioni specifiche sul lavoro IT quotidiano (spegni il laptop quando hai finito di lavorare) e diffusi documenti relativi al ruolo dell’IT nella sostenibilità. È stato infine lanciato un gioco per aumentare il coinvolgimento delle persone che ha portato alla vittoria di alcuni campioni della sostenibilità e del risparmio.

“Conclusa la fase di sviluppo della consapevolezza, abbiamo definito una strategia per creare valore, convinti che la sostenibilità non significhi solo ridurre le attività e contenere i costi” sottolinea Andrea Chiarottino, ICT Project Manager, CNH Industrial. L’idea della creazione di valore è connessa sia all’obbligo dal 2026, per le grandi aziende come CHN, di pubblicare il Sustainability Report, sia alla crescente attenzione alla sostenibilità negli investimenti, nelle acquisizioni, nella capacità di attrarre talenti.

“A oggi non esiste però un framework, una ricetta, un protocollo che indirizzi le azioni e le strategie per la Green IT – aggiunge – Abbiamo così cercato di inventarlo, con la consapevolezza che misurare il carbon foot print non solo è difficile per un’azienda complessa come la nostra, ma comunque non è sufficiente”. Lo schema, illustrato in figura, è in parte ispirato dalla collaborazione con l’Osservatorio.

Le azioni in campo per il Green IT

Come conseguenza, le azioni in corso e previste per il 2024 sono:

  • individuazione di KPI connessi ai consumi di risorse sulla base dei quali scegliere i data center e i provider, migliorando quelli in uso;
  • definire contratti e fornitori sulla base del life cycle dei device e dell’hardware;
  • formare il personale IT sul green coding, ambito in cui ancora le competenze non sono adeguate.

Per quanto riguarda il primo punto, il parametro di riferimento è il PUE (Power Usage Effectiveness) che misura l’efficienza di un data center nell’usare l’energia elettrica che lo alimenta, calcolando esclusivamente l’attività computazionale ed escludendo altre attività per il mantenimento dell’infrastruttura come, ad esempio, il raffreddamento. “Il PUE (inferiore a 2 e comunque virtuoso) vuol essere uno dei criteri di selezione degli hyperscaler che forniscono i servizi” precisa Chiarottino. “La scelta dovrà inoltre essere rivolta a data center che hanno scelto approvvigionamenti energetici basati su rinnovabili e abbiano lavorato su una seconda vita per l’hardware, che abbiano certificazioni corrette e non solo di facciata, che abbiano scelto sistemi di raffreddamento con un consumo di acqua ridotto”.

Selezionare un datacenter ultra-efficiente, tuttavia, non basta se il software non lo è altrettanto, visto che il 94% del consumo di energia negli ambienti degli hyperscaler è dovuto alle applicazioni. Un contributo significativo in grado di portare valore, migliorando l’efficacia dell’applicazione, può venire dal green coding, che può ridurre del 20% le emissioni di CO2.

CNH ha collaborato con Cast, azienda specializzata in soluzioni di software intelligence, per l’analisi delle proprie applicazioni e per valutare la correlazione fra efficientamento applicativo e sostenibilità, grazie a un consumo inferiore di risorse, come acqua ed energia, e alla produzione di meno rifiuti dannosi.

Il percorso individuato prevede di:

  • modernizzare l’applicazione e spostarla su cloud;
  • modificare le interfacce rendendole più efficienti, con un vantaggio dei clienti in termini di Customer eXperience;
  • eliminare le risorse in eccesso;
  • ottimizzare il codice andando a capirne le inefficienze e valutarne la manutenibilità.

L’esperienza CNH Industrial evidenzia, in sintesi, che lo sviluppo del cloud e la strategia Green IT convergono ma che per trarne tutti i vantaggi è indispensabile la capacità di combinare bene i diversi ingredienti. “In CNH, come in altre aziende, disponiamo della visione strategica, della maturità organizzativa, della tecnologia che ci consente di manutenere le applicazioni rendendole sostenibili – conclude Chiarottino – Tuttavia, ci mancano ancora gli adeguati skill e un metodo di lavoro ancora tutto da inventare”. L’azienda sta lavorando proprio per superare questi gap.

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