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Cloud o data center tradizionali: una scelta da personalizzare

Si possono collocare i propri carichi di lavoro nel cloud oppure nei data center on-premise. Esiste anche l’opzione ibrida. Ogni azienda deve decidere a seconda delle proprie esigenze e dei propri obiettivi strategici. Ci sono però dei fattori oggettivi che possono aiutare a compiere questa scelta in modo più rapido e, soprattutto, efficace, senza che sia troppo influenzata dai volubili trend del mercato

Pubblicato il 07 Nov 2023

Immagine di Gorodenkoff su Shutterstock

Ogni azienda si trova a dover compiere scelte importanti, alcune lo sono in modo particolare, come quella relativa alla collocazione dei propri carichi di lavoro essenziali. Le opzioni principali sono tre: il cloud, i data center tradizionali on-premise o le soluzioni ibride.

Molti sono i fattori in gioco di cui è essenziale tener conto in questa scelta e che riguardano il tipo di workload, il budget e i requisiti normativi. Per esempio, è indispensabile considerare le prestazioni, il percorso di evoluzione delle esigenze aziendali, i costi e i requisiti di sicurezza: sono tutti elementi che impattano – e che devono impattare – sulla scelta del luogo in cui spostare i carichi di lavoro. La quantità e la varietà di aspetti da considerare spingono spesso i CIO e i responsabili IT a puntare sull’opzione più flessibile. Nonostante i vantaggi del cloud siano noti da tempo, nel 2022 IDC in una sua indagine ha scoperto che il 71% degli intervistati aveva l’intenzione entro il 2023 di migrare parzialmente o completamente i carichi di lavoro del cloud pubblico in un ambiente IT dedicato. In una parola, di rimpatriare.

I principali motivi dietro a questa scelta sono molto spesso la riduzione dei costi, le preoccupazioni relative alla sicurezza e alla compliance, i guasti sperimentati da parte dei provider, la latenza e la gravità dei dati. Questo dietrofront può essere anche una reazione legata a una pregressa cattiva esperienza di migrazione verso il cloud.

Differenze tra cloud e data center on-premise

Il controllo delle risorse e la gestione dell’infrastruttura sono i due principali fattori di differenziazione quando si decide se collocare i propri carichi di lavoro nel cloud o in un data center tradizionale on-premise. Nell’opzione cloud è il provider del data center a doversi occupare della manutenzione dell’hardware e di alcuni strumenti software, negli ambienti on-premise tutto resta a carico dell’azienda. I data center cloud gestiscono parzialmente le risorse digitali, ma i dati sono e restano di proprietà del cliente. On-premise, invece, l’azienda possiede e gestisce completamente le risorse digitali.

Ogni tipologia di data center offre alcuni specifici vantaggi agli utenti a seconda delle loro esigenze. La scelta non può quindi essere né immediata né uguale per tutti: è necessario fare delle valutazioni in merito a diversi aspetti prima di procedere a spostare i carichi di lavoro aziendali

  • Costi iniziali. Le strutture on-premise utilizzano server dedicati, software e altre risorse da acquistare internamente e interamente. Richiedono quindi un investimento iniziale significativo in tecnologia e costi di manutenzione, alimentazione, raffreddamento e spazio fisico. Le strutture cloud presentano invece costi iniziali ridotti, perché i fornitori possiedono e gestiscono tutto. Solitamente gli utenti pagano solo per ciò che utilizzano.
  • Distribuzione delle risorse. Le risorse on-premise sono distribuite dall’organizzazione, che risulta l’unica responsabile della manutenzione, della protezione e dell’integrazione dei sistemi nella propria rete. Le implementazioni in cloud variano a seconda dell’opzione scelta (privata, pubblica o ibrida), ma coinvolgono sempre hardware e sedi di terzi e dipendono dai fornitori per la manutenzione, la sicurezza e l’integrazione.
  • Sicurezza. I dati sensibili sono preferibilmente conservati in sede, i dati riservati o critici, come quelli bancari, devono poi essere conservati per legge in ambienti con particolari caratteristiche. Le opzioni di sicurezza del cloud offrono alti livelli di performance grazie a vari metodi e approcci di crittografia, a una vigilanza costante e ad aggiornamenti regolari alle tecnologie più recenti.
  • Compliance. Alcune organizzazioni seguono le normative governative o di settore e devono utilizzare data center in sede per archiviare, elaborare e gestire i dati e la relativa infrastruttura. I data center cloud possiedono alcune policy di compliance, ma non sempre riescono a soddisfare requisiti rigorosi per via della loro natura decentralizzata e del fatto che sono proprietà di terzi.
  • Scalabilità. Scalare on premise significa acquistare e distribuire nuovi server e la relativa infrastruttura. Ciò comporta dei costi e il rischio che lo spazio fisico a disposizione non sia sufficiente. Gli ambienti cloud offrono una scalabilità superiore, perché i fornitori utilizzano tecnologie server all’avanguardia, oltre che piattaforme di gestione delle risorse di rete e strumenti di gestione del traffico internet ottimizzati per scalare automaticamente. Inoltre, le strutture cloud sono progettate in modo da poter avere ampio spazio per espandersi in caso di necessità di aggiungere nuovo hardware.
  • Disponibilità. I data center on-premise e cloud “funzionano” solo quando “funzionano” anche il software e le strutture costruite intorno ad essi. Fattori come la connettività, il consumo energetico e l’ottimizzazione dell’infrastruttura possono avere quindi un impatto significativo sulla scelta fra l’uno e l’altro. È una questione legata soprattutto a tempi di inattività e possibili colli di bottiglia per i dati. I data center cloud tendono a un recupero più rapido perché sono ottimizzati per massimizzare produttività, prestazioni e utilizzo. Dispongono infatti di sistemi ridondanti e di un monitoraggio costante che li avverte di eventuali cambiamenti.

Pro e contro dei data center cloud e on-premise

Quando le aziende devono valutare se spostare o mantenere i carichi di lavoro in sede o in un data center cloud si devono confrontare con vantaggi e svantaggi di entrambe le opzioni.

Data center in-the-cloud

  • Pro. Costi iniziali più bassi: si paga solo per l’uso che se ne fa.
  • Pro. Riduzione dei costi correnti: è il cloud provider a occuparsi della manutenzione, della sicurezza e dell’assistenza.
  • Pro. Scalabilità più semplice ed efficiente: si scalano i carichi di lavoro in base a metriche specifiche, secondo le necessità, spesso con pochi clic.
  • Contro. Costi elevati di duplicazione o archiviazione quando si trasportano più set di dati su più postazioni cloud.
  • Contro. Costi mensili incontrollati se l’utilizzo, la larghezza di banda o altre esigenze di elaborazione aumentano drasticamente in qualsiasi momento.
  • Contro. Mancanza di personalizzazione dei servizi: le strutture cloud sono spesso costruite appositamente e non consentono di modificare la configurazione per adattarla alle proprie esigenze.

Data center tradizionali on-premises

  • Pro. La compliance e la personalizzazione sono facili da gestire in loco: i proprietari controllano l’intero sistema. I team IT sanno di cosa hanno bisogno le loro organizzazioni, come devono attenersi alle regole di conformità e quale architettura si adatta meglio ai requisiti.
  • Pro. Maggiore visibilità sull’infrastruttura. Molte organizzazioni hanno bisogno di maggiore visibilità per passare al cloud. Passare al cloud significa che tutti possono vedere con precisione quali tecnologie sono disponibili, i loro livelli di prestazioni e così via.
  • Contro. La gestione degli elevati costi iniziali e correnti on premise è spesso il motivo per cui si passa al cloud. Ma anche i costi futuri contano, a partire da quelli di sostituzione e di aggiornamento di hardware e software a causa dell’età, del malfunzionamento o dell’obsolescenza. Tutto ciò rende impegnativo e oneroso l’intero ciclo di vita del data center on-premise.
  • Contro. Rimanere aggiornati sulle ultime novità in materia di cybersecurity è complesso per la maggior parte delle organizzazioni. Il tempo e il denaro che le aziende devono investire in risorse di sicurezza aggiuntive, formazione, monitoraggio costante e tecnologia di sicurezza aggiuntiva possono aumentare. I provider di cloud possono suddividere questi costi tra i diversi utenti, mentre i proprietari di ambienti on premise devono farsi carico di tutto.

Il cloud ibrido: spunta l’alternativa

Per sfruttare i vantaggi di entrambe le tipologie di data center, molti li combinano in un approccio ibrido che può migliorare l’agilità dell’IT, massimizzare l’efficienza e minimizzare le spese. Con un piano ibrido, si riesce a mantenere il controllo delle risorse sensibili, a godere della flessibilità delle risorse cloud aggiuntive, ad assumere solo un piccolo team IT per la struttura on-premise e a passare i carichi di lavoro tra i due ambienti al proprio ritmo.

I data center on-premises e cloud possono in generale entrambi fornire l’infrastruttura necessaria. La scelta finale dipende dagli usi specifici, dai requisiti di sicurezza, dalle norme di conformità e dal budget.

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