Passare a linux: due ragioni per le scelte di due utenti

Per risparmiare sull’hardware e sulle licenze software, una grande società, Alpitour, passa dall’ambiente s/390 a Linux, ottenendo un sistema più potente a parità di budget. Una società molto più piccola, battistero di Parma, sceglie invece il software open source per avere un sistema su misura e liberarsi da ogni legame con i vendor It  

Pubblicato il 02 Nov 2004

Con un fatturato di un miliardo di euro, Alpitour (www.alpitour.it) è una società classificabile senza dubbio nella categoria dei large account, ed è fortemente dipendente per il suo core business dalla tecnologia, visto che il 60% delle prenotazioni da parte delle 8.000 agenzie vengono ricevute attraverso varie forme di collegamenti in rete. Questa forte dipendenza dall’infrastruttura informatica ha da sempre condizionato l’attitudine di Alpitour verso l’Ict come investimento strategico. La società piemontese ha costantemente optato per il meglio in termini di affidabilità, scegliendo i mainframe Ibm, che potevano garantire alta availability e ottimi tempi di risposta, senza stare troppo a considerare l’aspetto costo.Dal 2002, però, l’aspetto economico del problema è salito all’attenzione della direzione generale, cominciando a condizionare pesantemente le scelte relative al reparto Ict. La via d’uscita individuata per conciliare affidabilità e costi accettabili ce la spiega Gianfranco Bologna, responsabile Tecnologie e Sistemi in Alpitour. Non volendo rinunciare all’affidabilità dei mainframe Ibm, Alpitour ha deciso di continuare ad utilizzare il suo z900, sostituendo però due processori ‘general purpose’ con due processori IFL (Integrated Facility for Linux), specializzati per il sistema operarativo open source.

Questa mossa ha portato un notevole risparmio nelle spese Alpitour, non solo perché i motori IFL costano all’incirca la metà dei corrispettivi general purpose, ma anche per il modo con cui Ibm calcola il canone del suo software, che viene fatturato in funzione della potenza installata sul server di destinazione. Riducendo la potenza totale installata dei processori general purpose, Alpitour ha pertanto beneficiato della riduzione del canone di tutti i software Ibm che utilizzano tali processori. Sui due processori IFL, Alpitour ha installato il sistema Linux di SuSe/Novell, l’application server Websphere, tramite il quale gli utenti accedono ai programmi legacy e Diapason, l’Erp di Gruppo Formula, in versione Linux al posto della versione per Os/390 prima utilizzata. Tutto ciò, come si è detto, ha portato a risparmiare nell’hardware e nei canoni del software, in particolare del Db2 e di Websphere, che in versione Linux hanno un costo nettamente inferiore della corrispondente versione proprietaria. Oltre a questi risparmi, Alpitour dichiara di beneficiare di un più rapido aggiornamento dell’Erp di Formula, la cui versione per Os/390 non è, almeno secondo la percezione di Bologna, in cima alla lista delle priorità della software house torinese. Per dare una dimensione all’operazione in termini di effetti sul business, la riduzione dei costi di hardware e software ha permesso ad Alpitour di integrare 5 nuovi tour operator nel sistema informativo preesistente a parità di budget e di persone dedicate.
Se il risparmio era l’obiettivo principale della migrazione a Linux, questa ha portato anche un altro beneficio, non quantificabile sul piano monetario ma egualmente importante. Come sottolinea Bologna: “Alpitour oggi non è più legata ad un unico fornitore, perché ha acquisito competenze nel mondo open source. Abbiamo inoltre verificato che si può passare dal’ambiente mainframe a quello open source con relativa facilità di migrazione e d’integrazione con le applicazioni esistenti e che questa migrazione porta sensibili vantaggi economici senza contropartite negative sul fronte dell’affidabilità”.
In altre parole, anche se oggi buona parte del sistema informativo della società gira ancora sulle partizioni Os/390 del mainframe Ibm z900, un domani Alpitour potrebbe decidere di convertire tutto all’ambiente open source. Non è detto che questa alternativa si debba per forza realizzare: potrebbe anche non concretizzarsi mai, ma sapere che è comunque possibile dà un senso di libertà e di controllo delle proprie scelte che ad Alpitour, come ad una qualsiasi azienda untente, non può che far molto piacere.


Software open source PER soluzioni su misura
Tipica Pmi italiana, Battistero Parma (www.battistero.it) è una società dolciaria che fattura 45 milioni di euro all’anno e che opera nel settore dei prodotti da forno per le ricorrenze festive: la sua produzione è assorbita al 75% nel periodo natalizio e per il restante 25% nelle festività di Pasqua. Alla guida dei sistemi informativi dell’azienda c’è Stefano Migliori, un giovane competente ed entusiasta dei sistemi open source perchè, commenta: “Con l’open source è un po’ come tornare allo sviluppo su misura, invece di comprare tutto già pronto come si usa fare ora”.
L’opportunità per costruire un sistema su misura è stata offerta a Migliori quando Battistero Parma dovette ridisegnare l’infrastruttura Ict aziendale portando sul Web le applicazioni aziendali per renderle accessibili remotamente ai 33 agenti e alle 14 piattaforme logistiche regionali. Fino ad allora il sistema informativo era stato costituito da un applicativo Unix su hardware Bull/Aix, con un server di rete Windows Nt ed Eudora per la posta elettronica. Quanto ai desktop, c’erano (e ci sono ancora) un gran numero di Pc in Windows 98 (prossimo alla fine del periodo di supporto da parte di Microsoft) e molti pacchetti Ms Office ’97, giudicato ancora perfettamente adeguato alle esigenze del lavoro, nonostante l’età.

Migliori comprese subito che la scelta della infrastruttura di rete (web server, firewall, antivirus, file server e browser) e del terminal emulator, il software per rendere accessibile l’applicativo Unix dalla rete, poteva essere il primo passo verso la ridefinizione della struttura stessa del sistema informativo. Pertanto, spinse la direzione a puntare sull’alternativa open source, anche tenendo presente alcuni punti importanti. “In primo luogo – ricorda Migliori – i pacchetti open source sono sviluppati da una comunità molto attiva e di grande stabilità e continuità di funzionamento, e molti di essi svolgono in modo più che soddisfacente, e a basso costo, le funzioni necessarie alla creazione dell’ambiente web. In secondo luogo, la scelta di una piattaforma Linux riduce di molto la necessità di cambiare versione del sistema operativo e dei pacchetti solo perché non più supportati dal produttore. Poi, il mercato open offre validi prodotti, come Open Office, ormai arrivata ad un livello di funzionalità più che buono ed in grado di sostituire Microsoft Office. Infine, visto che i prodotti open source in genere sono snelli e funzionano bene anche su server non recentissimi, la scelta di Linux porta a una riduzione del costo dell’hardware, non costringendo agli aggiornamenti necessari per tenere il passo con le nuove versioni dei software commerciali”. Insomma: l’ingresso nel mondo di Linux poteva da subito portare benefici di flessibilità e costi ridotti con, in prospettiva, la possibilità di sostituire gradatamente, a partire da Ms Office, le applicazioni e tenere aggiornato l’ambiente applicativo ad una frazione dei costi rispetto all’alternativa commerciale. Questi argomenti convinsero la direzione generale, che diede a Migliori carta bianca per realizzare la trasformazione del sistema aziendale.
Il progetto è stato realizzato in fasi successive, scegliendo il sistema operativo Red Hat Enterprise Server 8.0 come pietra angolare dell’intero sistema. In una prima fase sono stati implementati il file server Samba, il web server (Apache) e il mail server, dove sono stati installati Qmail e l’antivirus Vexira. Sono stati installati inoltre due server dedicati a funzioni di firewall con il software Astaro. Nella seconda fase è stato installato l’emulatore di terminali Glink, il fax server Hylafax, il data base MySql e il linguaggio Php per gli script.
Sistemata così l’area server, Migliori ha iniziato ad occuparsi dei desktop, installando OpenOffice a partire dai Pc dei nuovi assunti, con l’intenzione di passare poi gradatamente a tutti gli altri desktop. Questa fase è ancora in corso: “Bisogna fare i conti – osserva Migliori – con il fatto che tutti conoscono Microsoft Office e nessuno conosce OpenOffice”. Per cui per un certo tempo verranno mantenuti Windows come sistema operativo desktop, Outlook Express come software per la posta elettronica e Internet Explorer come browser. In seguito si potrà installare Mozilla come browser e client di posta su sistema operativo Linux per desktop. Per quest’ultimo è stata scelta fin da ora Fedora, ossia una distribuzione gratuita. Infine, è già allo studio l’utilizzo del server Olap Mondrian per applicazioni di business intelligence.

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