Non omologati, smaterializzati e il più possibile automatizzati per liberare risorse da dedicare a compiti a valore aggiunto e garantire compliance: così saranno buona parte dei processi di gestione documentale nel futuro. Uno scorcio di questa realtà già in fase nascente si è potuto avere nel corso di un recente convegno organizzato da Docflow, specialista in soluzioni applicative di gestione documentale, collaborazione e Business Process Management (Bpm) e Microsoft, produttore del motore di collaboration, Enterprise Content Management (Ecm) e workflow
![](https://d3alc7xa4w7z55.cloudfront.net/includes/img/fotoLuglio2010/p27-petti.jpg)
Sharepoint. Una piattaforma che si è evoluta profondamente negli ultimi anni e che, ha sottolineato Carlo Petti (nella foto), presidente Docflow, “pilota oggi un business di svariati miliardi di dollari”. Inclusi, ovviamente, i fatturati dei partner che, come Docflow, hanno deciso di fare leva su un Ecm che moltissime imprese hanno già implementato o sono in procinto di acquistare.
Già, perché l’innovazione tecnologica nella gestione degli aspetti legati ai documenti e alle informazioni non-strutturate deve avere l’obiettivo di liberare gli utenti da compiti ripetitivi e automatizzabili (con vantaggio anche in termini di risk mitigation), ma anche quello di far emergere il potenziale dei fattori più nobili che differenziano un’azienda dall’altra, e che si situano a livello di risorse umane, processi collaborativi, prodotti e servizi. Se le piattaforme Erp e Crm, da una parte, permettono di gestire in modo più integrato, preciso ed efficiente i processi transazionali con i relativi dati strutturati, non completati da applicazioni per il miglioramento dei processi collaborativi basati sulle informazioni e sui documenti “esterni” ma “pertinenti” ai business process, dall’altra corrono il rischio di esercitare un ruolo eccessivamente “omologante”. “Docflow – ha continuato Petti – cerca di integrare quello che gli Erp non integrano e fornire l’informazioni giusta, all’uomo giusto, nel momento giusto”. “Per noi – aggiunge poi, riferendosi all’intero sistema economico italiano – non è sull’efficienza che si gioca la competitività con gli altri Paesi, ma sull’enfatizzazione dei veri vantaggi competitivi delle nostre aziende, primo fra tutte la qualità”.
![](https://d3alc7xa4w7z55.cloudfront.net/includes/img/fotoGiugno2011/granetto.jpg)
Non sarà quindi un caso se, come ha affermato Bianca Granetto (nella foto), research director Enterprise Application Software di Gartner, intervenuta all’incontro, “la prima top priority dei Cio in Italia è il cloud computing, seguito dalla virtualizzazione e dalle tecnologie di collaborazione. Queste, a livello Emea, risultano invece al settimo posto, mentre al terzo si posiziona la mobility, area su cui l’Italia ha già molto da dire da diverso tempo”. La ricercatrice ha discusso a lungo della tendenza alla smaterializzazione dei contenuti di business, indicando, fra i diversi trend più recenti, la crescente automazione di processi verticali grazie a suite che implementano librerie di processi e tecnologie Web di nuova generazione. Un settore in cui si rispecchia l’integrazione fra le soluzioni applicative e le competenze di consulenza e integrazione di Docflow, con la piattaforma Sharepoint e svariate altre tecnologie Microsoft utilizzate nel lavoro quotidiano delle aziende.