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CHIPS Act: ora gli USA hanno una strategia per spendere



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Gira attorno a quattro chiari obiettivi il piano del governo USA per assicurarsi la leadership nel settore dei semiconduttori: ricerca, integrazione della produzione, forza lavoro qualificata a collaborazioni internazionali.

Pubblicato il 5 apr 2024

Marta Abba'

Giornalista



CHIPS Act

I problemi legati a chip e semiconduttori sono usciti allo scoperto ormai da qualche anno, da quando la scarsa capacità di produzione ha iniziato a far scricchiolare la supply chain che sottende a prodotti di uso comune, smartphone e elettrodomestici compresi. Una volta nota la loro cruciale importanza per tutto ciò che di tecnologico si integra con le nostre esistenze, è normale che gli occhi dei cittadini restino puntati su ciò che accade nel settore. E su come, quanto e dove si investe per supportarlo e farlo crescere, sia nel proprio Paese, sia in quelli “amici” e “meno amici”. Sì, perché quello dei semiconduttori è un affare anche (e sempre più) geopolitico.

Un documento di 61 pagine spiega come restare leader

Questo spiega perché conoscere la “Strategia nazionale per la ricerca microelettronica” svelata dal governo degli Stati Uniti nelle scorse settimane è importante. Racchiude gli obiettivi che nei prossimi cinque anni guideranno molti colossi tecnologici. Spiega come la Casa Bianca ha intenzione di investire i dollari promessi con il CHIPS Act al settore dei semiconduttori.

L’intero documento, pubblicato dall’Office of Science and Technology Policy (OSTP) USA, consiste in 61 pagine di dettagli e punti interconnessi, un tessuto strategico per il futuro pensato primariamente per concentrare competenze, spirito imprenditoriale e impegno su un obiettivo comune: garantire che l’America rimanga il leader globale dei chips.

La Casa Bianca indica quindi ai dipartimenti e alle agenzie federali quattro obiettivi precisi: la ricerca per le future generazioni di microelettronica, il superamento del divario tra ricerca e produzione, la crescita della forza lavoro tecnica e la creazione di un ecosistema che faciliti l’adozione dei progressi della ricerca e dello sviluppo in USA.

Non è breve il documento strategico e non sono banali questi obiettivi, ma va considerato il fatto che per Washington si tratta di spiegare come vuole spendere nel concreto miliardi di fondi governativi. Aveva annunciato che sarebbero serviti a espandere la capacità di produzione dei semiconduttori, in parte, e sembra si punti su Intel, TSMC e Samsung. Ma serviva una strategia più completa e lungimirante. Eccola

Alleanze internazionali: USA sempre più duri contro “i nemici”

A beneficiare del CHIPS Act e del piano strategico che lo accompagna non saranno solo i dipartimenti e le agenzie federali, principali interlocutori della Casa Bianca. A essere coinvolti sono anche il mondo accademico e della ricerca, le imprese e gli alleati internazionali. Facendo scorrere punto per punto la strategia, tale coralità salta subito all’occhio.

Se si parla di ricerca, si deve per esempio spaziare parecchio, potenziando studi ed esperimenti per lo sviluppo di nuovi materiali oltre a quelli emergenti come il carburo di silicio (SiC), il fosfuro di indio (InP) e il nitruro di alluminio (AlN), ma non solo. Sarà necessario approfondire anche i nuovi strumenti di progettazione, simulazione ed emulazione dei circuiti, architetture alternative e metodi avanzati di confezionamento e integrazione, oltre a strumenti e processi di fabbricazione per portarli in produzione.

Per favorire il passaggio dalla ricerca alla produzione, servirà invece l’accortezza di fornire risorse per ogni fase. Sono e devono essere tutte collegate e coordinate: è l’unico vero modo per garantire alle innovazioni di poter progredire e impattare efficacemente su tutto il settore. Nel concreto, ciò può essere favorito attraverso la creazione di strutture in cui accademici e piccole imprese possano avere accesso alla prototipazione avanzata, agli strumenti di progettazione più innovativi e alle risorse di fabbricazione su scala wafer.

Il terzo punto della strategia chip USA riguarda la crescita della forza lavoro specializzata. Un problema che emerge sempre più spesso, in ogni Paese e in tanti settori. Quello che la Casa Bianca pensa di fare è fornire agli insegnanti le risorse e l’esperienza necessarie per sensibilizzare gli studenti rispetto alle opportunità di carriera nella microelettronica. Utile potrebbe essere anche il riconoscimento di programmi non universitari, come i certificati, per quel che concerne alcune posizioni tecniche qualificate.

E poi, sempre secondo quanto scritto dal governo, serve fare sistema. Al proprio interno e con Paesi alleati. Per far sì che avvenga si pensa a programmi di assistenza per le imprese in fase iniziale accompagnati da investimenti mirati e a delle politiche commerciali per combattere le pratiche commerciali sleali di altri governi. Se ne occuperà anche il Fondo internazionale per la sicurezza tecnologica e l’innovazione (ITSI), istituito anche per garantire l’apporto di minerali critici e rafforzare la protezione della proprietà intellettuale. Non ci sono espliciti riferimenti alla Cina, ma si percepisce bene quanto gli USA non abbiano alcuna intenzione di ammorbidire il proprio atteggiamento su questo fronte. Anzi, si ripromettono di essere sempre più attenti e combattivi, lo sono da sempre ma adesso hanno anche una strategia in mano.


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