Centro di eccellenza aziendale per la Soa: alle medie aziende conviene?

Pubblicato il 16 Set 2008

Conviene a un’azienda media investire in un Centro d’Eccellenza aziendale per la Soa?  ZeroUno lo ha chiesto a un esperto europeo: Paolo Malinverno, Research VP, Gartner, appena reduce dal Convegno Application Integration and Development di Londra, di cui è stato  Chairman. E abbiamo scoperto, con sorpresa, che  le imprese Italiane sono “avanti da un  anno a un anno e mezzo sulla media Ue” negli investimenti sul tema”.

ZeroUno: Integration Competency Centre e Centro di eccellenza Soa non sono sinonimi, vero?
Malinverno: No, anche se la Soa presuppone l’integrazione di applicazioni e rappresenta un modo  avanzato per integrarle. Per fare la Soa serve “scolpire” fuori da applicazioni esistenti  servizi riferiti a sottounità funzionali delle applicazioni, e lo si fa con strumenti di  integrazione di applicazioni (per esempio broker, Esb, application server). Ma rispetto  all’integrazione applicativa, la Soa sta anche a un livello di astrazione più alto, in cui  le sottounità funzionali sono componenti riusabili. E’ vero piuttosto che fra aziende  grandi e medio grandi al mondo parliamo di un 50-60% di aziende dotate di un Integration  Competency Centre. Realtà che si rendono o si stanno rendendo conto che mettendo un  Enterprise Architect a capo di un Integration Competency Centre, e investendo in una  governance unificata dei servizi al business, si può far evolvere l’Integration Competency  Centre (che si occupa dell’interfaccia fra applicazioni eroganti servizi da sottounità  funzionali) in Centro di eccellenza Soa (che si occupa del catalogo servizi al business e  del flusso processuale in cui la Soa “veste” i servizi). Lo stesso gruppo di persone  diventa così il “braccio armato” di un’iniziativa Soa.

ZeroUno: Diciamo allora due livelli di maturità diversi?
Malinverno: Nel Ciclo dell’innovazione Gartner per l’architettura delle applicazioni,  l’Integration Competency Centre è arrivato al plateau e il Centro di eccellenza Soa sta  ancora salendo verso il massimo. Alcune aziende tengono i due centri distinti, dedicando  l’Integration Competency Centre all’integrazione non Soa, ma la maggioranza oggi ha un  Integration Competency Centre che vorrebbe trasformare in Centro di eccellenza Soa.

ZeroUno: Un Centro di eccellenza Soa è dunque un Integration Competency Centre ad alta  performance. Quali sono i vantaggi economici?
Malinverno: Stimiamo possibili in media risparmi del 30% sul tempo (di integrazione  applicativa e di sviluppo interfacce dati), del 20% sulla manutenzione e un riuso  effettivo del 25% dei componenti. Risparmi sostanziali: per progetti di integrazione  tipicamente fra i 250 mila il milione di dollari (pensiamo all’integrazione aziendale di  processi di order to cash, di emissione di un prestito o di attribuzione di un sinistro)  un centro costi Integration Competency Centre che passa a Centro di eccellenza Soa produce  risparmi potenziali oltre i 100.000 dollari a progetto. C’è una sola, ma cruciale,   condizione: il Centro di eccellenza Soa fa risparmiare se, e solo se, la Soa è governata.

ZeroUno: La Soa governance! Quanto ne sono consapevoli le aziende oggi?
Malinverno: Mai abbastanza. La Soa Enterprise è una sfida, quella multi Enterprise un  incubo di governance. Basta pensare al Master Data Management (Mdm) sui dati che viaggiano  fra i diversi processi: una fattura gestita da Sap e una gestita da JdEdwards devono riferirsi allo  stesso metadato, pena introdurre, per esempio, distorsioni nell’importo della stessa.  Decisivo è evitare di partire con una cinquantina di servizi Soa per il business e accorgersi  solo strada facendo, magari a quota 150 servizi, che si sta finendo in una delle  situazioni di “Soa degenerate” che fa mancare l’obiettivo dei risparmi sostanziali.

ZeroUno: “Soa degenerata”… qualche esempio?
Malinverno: Le aziende che provano a sviluppare un progetto Soa senza governance di classe  aziendale rischiano il “Far west Soa”, il caso più comune è quello in cui del codice viene pubblicato come servizio Web ma magari non risulta nel registro centrale per cui non si  sa quali servizi sono disponibili. O la “Soa duplicata”, in cui “troppi” servizi  registrati (tipicamente oltre i mille) creano un disordine in cui un servizio si perde e/o  succede che è in realtà un duplicato (magari parziale) di un altro, per cui il riuso scende e i  costi di manutenzione salgono oltre limiti del ritorno dell’investimento. O magari ancora la  “Soa off the shelf”, la più pericolosa se il Centro di eccellenza Soa non ha sufficiente sponsorizzazione:  la Soa c’è e funzionerebbe, ma le varie Lob utenti usano in maniera insufficiente i  servizi pubblicati. E’ la prova che la governance deve essere di classe enterprise e che  comincia dalla consapevolezza dell’utenza.

ZeroUno: Linee guida organizzative per il Centro di eccellenza Soa o best practice per la Soa governance?
Malinverno: La Soa governance è anzitutto un aspetto dell’It governance, e quest’ultima   specifica chi ha responsabilità decisionali – e ne risponde – per incoraggiare un  comportamento virtuoso nell’uso dell’It. Servono scelte organizzate che  combinino le  decisioni da prendere sui domini It  (e Soa) del gruppo di persone corretto, usando  meccanismi appropriati. Tre principali componenti di queste scelte: Quali decisioni devono  essere prese (quali domini It,  come strutturare i servizi d’accesso); Chi ha diritto di  decisione o di fornire input decisionale (e lo esercita con diversi profili nelle varie  unità); Come si formano e vengono eseguite le decisioni (fra una molteplicità di  meccanismi quale meglio si attaglia a dimensioni, organizzazione e cultura d’impresa).  Pratiche che si raggruppano in buona sostanza intorno all’Identity Management.

ZeroUno: Ha senso un Centro di eccellenza Soa “esteso verso il basso” per governare anche lo sviluppo della  coda lunga (backlog) applicativo, che con tecniche web 2.0 (mashup) sono demandabili alle  Lob?
Malinverno: Certo. Alle Lob si può demandare lo sviluppo di applicazioni non mission  critical, non il loro governo.

ZeroUno: Parliamo di penetrazione della Soa e di Centro di eccellenza e Soa. Quanti sono i refrattari? La Soa  è evitabile? E come sono messe le aziende italiane?
Malinverno: Il cosiddetto “uptake” della Soa è all’80%, con prognosi a 4-5 anni per  renderla operativa: c’è un’azienda su cinque che non ne vuol sentir parlare. Escludendo  “quanti mirano ad andare in pensione prima”, la Soa, è invece piuttosto “inevitabile”, e  un Centro di eccellenza Soa a livello aziendale, organizzato per gestire in modo olistico il ciclo di vita  dei servizi al business è un “costo di sopravvivenza” da pagare, se si vogliono centrare  gli obiettivi di alta performance che sostengono i risparmi sostanziali. Cosa rende la Soa  inevitabile? La funzionalità del business è sempre più decomponibile in servizi, la  concorrenza punta aggressivamente ai benefici di agilità che la Soa promette, i servizi  web sia pure lentamente maturano. Ma soprattutto il “Cio refrattario” diventa utente Soa  suo malgrado, se solo è cliente di un megavendor: è  esposto ad un “contagio pervasivo, quasi virale” da un middleware che rischia di non  essere sfruttato. Le aziende italiane? Da un anno a un anno e mezzo avanti sulla media Ue,  e non mi riferisco solo alle grandi aziende ma anche alle medie, quelle magari con un It  da 300 dipendenti. La stessa Pa centrale, in vari ministeri, ha fatto investimenti  sostanziali.

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