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Libra, la criptovaluta di Facebook, tutto quel che c’è da sapere

Ecco cos’è Libra e come si differenzia dalle altre criptovalute secondo l’analisi di Valeria Portale, direttore degli Osservatori Innnovative Payments e Blockchain & Distribuited Ledger del Politecnico di Milano

Pubblicato il 26 Giu 2019

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Facebook è entrata nel mondo dei pagamenti, più precisamente nel mondo delle criptovalute. Libra, la “criptovaluta di Facebook”, a differenza di quelle tradizionali, sarà una stablecoin, cioè vincolata 1:1 a valute fiat, permettendo così di evitare i problemi legati alla volatilità per esempio di Bitcoin. Non sarà vincolata solamente al dollaro, ma a più valute, per offrire un’esperienza per l’utente il più fluida possibile indipendentemente dalla nazione di riferimento. È stato reso noto che il progetto sarà basato su un’omonima piattaforma Blockchain e il processo di stabilizzazione del valore della criptovaluta sarà effettuato tramite Libra Reserve, una “riserva” di asset reali che fornirà stabilità, bassa inflazione, accettazione globale e fungibilità alla valuta.

La soluzione sembra ben mixare le caratteristiche principali delle soluzioni Blockchain: l’utilizzo della crittografia per autenticare gli utenti e i wallet, la struttura di funzionamento tipica di Ethereum, un linguaggio di programmazione evoluto per gli smart contract, un meccanismo di validazione gestito da un numero ristretto di nodi (non è chiaro ancora chi saranno) e tramite Libra Byzantin Fault Tollerance, un meccanismo di stabilizzazione della moneta già utilizzata da altre piattaforme basato su detenzione di asset da immettere o ritirare nel mercato.

“Libra – ha commentato Valeria Portale, Direttore degli Osservatori Innnovative Payments e Blockchain & Distribuited Ledger del Politecnico di Milano – rappresenta la più audace incursione di Facebook nel mondo dei servizi finanziari e dei pagamenti. L’obiettivo del progetto è dare accesso ai servizi finanziari agli oltre 1,7 miliardi di adulti a livello globale che sono attualmente ‘unbanked’. La nuova moneta dovrebbe essere usata dagli utenti per interagire con i negozi virtuali, invio di denaro e in futuro includere anche altri servizi finanziari. Nonostante ciò, Facebook non si pone come antagonista ai moderni player del settore finanziario, ha invece manifestato il proprio interesse a collaborare con loro, come testimonia la presenza delle più importanti multinazionali nell’ambito dei pagamenti all’interno dell’elenco dei sostenitori dell’iniziativa, Mastercard, PayPal, Stripe e Visa”.

Valeria Portale, Direttore degli Osservatori Innnovative Payments e Blockchain & Distribuited Ledger del Politecnico di Milano

Sono già moltissime le criptovalute nate oltre a Bitcoin, oggi se ne contano ben 2.238, e si parla sempre più insistentemente anche di criptovalute create da aziende multinazionali, non solamente figlie di progetti promossi da fondazioni.

“Facebook – ha rilevato Valeria Portale – non è il primo attore di Social Network o Instant Messaging a lavorare su una criptovaluta: anche Telegram si sta muovendo da oltre un anno per creare una valuta che possa essere utilizzata globalmente, consentendo trasferimenti di denaro p2p in tutto il mondo e ulteriori funzionalità. Il progetto, denominato Telegram Open Network (TON), ha raccolto quasi 2 miliardi di dollari tramite una Initial Coin Offering (ICO) riservata a investitori istituzionali. Su TON non sono ancora stati diffusi gli stessi dettagli già rilasciati per Facebook, ma secondo le indiscrezioni il lancio ufficiale dovrebbe avvenire a fine ottobre 2019, anticipando di qualche mese Libra, che invece dovrebbe diventare operativo nel corso del 2020. Ma anche realtà più piccole, come ad esempio Kik, hanno invece già iniziato ad affacciarsi a queste nuove tecnologie ed emesso le loro monete digitali: non è escluso che nei prossimi anni si possa assistere al proliferare di numerose criptovalute aziendali”.

Il mondo bancario sta vivendo questa nuova concorrenza come un attacco, ma l’atteggiamento di Facebook sembra improntato alla collaborazione con il sistema finanziario.

“Il mondo bancario rimane, al momento, molto forte perché il settore dei pagamenti richiede ai player di dotarsi di alcuni asset fondamentali senza i quali non è possibile competere – ha concluso Valeria Portale – come la fiducia dei consumatori, l’accettazione, la semplicità e la velocità del processo di pagamento, l’accesso ai fondi dei consumatori. Ma altri asset, che oggi non sono fondamentali, presto potrebbero rappresentare un vantaggio competitivo, come l’offerta di funzioni aggiuntive, il controllo e l’utilizzo dei dati, il coinvolgimento dei clienti. Quindi, le banche non devono temere di essere già sconfitte dall’avanzata di criptovalute come quella di Facebook. Ma non possono certamente stare a guardare, perché gli equilibri potrebbero mutare velocemente, sia per effetto della normativa, con la PSD2 che già apre la porta a nuovi attori che, previa autorizzazione del consumatore, potranno appoggiarsi ai conti correnti per avviare un pagamento, sia per l’evoluzione delle abitudini dei consumatori, che tra i più giovani si affideranno sempre più ad attori non tradizionali per la gestione dei pagamenti”.

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