Application Release Automation, è tempo di ‘scegliere’

La customer experience legata all’accesso e all’utilizzo delle applicazioni diventa un fattore sempre più discriminante nel business delle aziende, non solo di quelle che interagiscono con il mondo consumer ma anche di quelle che attraverso il software ed i servizi digitali instaurano rapporti di cooperazione con partner e collaboratori esterni. L’automazione dei processi di rilascio delle applicazioni può rappresentare un valido strumento per il miglioramento della qualità dei servizi…a patto che si sappia scegliere il giusto fornitore, dice Forrester!

Pubblicato il 30 Mag 2016

I clienti/utenti hanno oggi la possibilità di esprimere con tutta la loro forza il loro ‘potere di scelta’ e ‘acquisto’ (nell’accezione più ampia di accesso ad un determinato bene o servizio), cambiando soggetti senza troppe preoccupazioni quando i loro bisogni non vengono soddisfatti o non trovano l’ottimale risposta nell’offerta disponibile. È probabilmente questo il primo vero fattore abilitante le nuove modalità di sviluppo, rilascio e gestione delle applicazioni che hanno ormai come obiettivo comune il miglioramento della customer experience verso la difficile meta di poter soddisfare appieno le crescenti aspettative degli utenti. “Spesso però il rilascio rapido delle applicazioni porta con sé semplicemente una delusione più rapidamente espressa da parte di chi accede al servizio”, sottolineano i due analisti di Forrester, Amy DeMartine e Kurt Bittner nel recente report intitolato ‘The Forrester Wave: Application Release Automation’. “Per evitare simili situazioni, gli strumenti di automazione dei rilasci applicativi risultano un valido strumento di supporto in grado di rimuovere gli eventuali errori generati dai processi manuali, a patto però che rappresentino, di fatto, il passo finale di una catena decisamente più lunga che riguarda tutto il processo di delivery delle soluzioni software e che l’obiettivo comune finale sia il medesimo, e cioè il miglioramento dell’esperienza utente”.
Su questi aspetti, Forrester ha condotto lo scorso anno diverse indagini dalle quali emerge uno scenario non proprio roseo. Prendendo come panel un gruppo ristretto di 42 professionisti, It manager specializzati in ambito applicativo, il quale pur non rappresentando certo un valore statistico ha comunque in sé il valore di delineare alcuni degli aspetti più critici dello scenario evolutivo di digital transformation entro il quale si stanno districando oggi le aziende, appaiono evidenti le sfide che ancora debbono essere affrontate e superate: il 5% degli intervistati, infatti, sostiene che i propri partner commerciali siano del tutto insoddisfatti della velocità con cui vengono rilasciate loro soluzioni e servizi applicativi; ben oltre la metà, il 52% si dice di essere ‘un po’ insoddisfatto’, allievando leggermente la sensazione negativa ma fornendo comunque un quadro generale piuttosto grigio. Un quadro che si riflette esattamente con quanto emerso da un’altra indagine circa l’adozione degli strumenti di automazione dei rilasci applicativi: il 71% del campione (sempre di 42 professionisti con i quali Forrester lavora direttamente su specifici progetti) dichiara di ‘voler’ automatizzare i rilasci applicativi a tutti i livelli ma solamente il 20%, di fatto, sta concretamente facendo investimenti in questa direzione.
“L’Application Release Automation sta chiaramente vivendo la sua ‘età delll’infanzia’ – commentano DeMartine e Bittner -, ma ha bisogno di crescere in fretta per sostenere e soddisfare quelle esigenze di customer experience dalle quali oggi potrebbe addirittura dipendere la sopravvivenza del business”.

Criteri di scelta del vendor

Partendo dall’assunto che, nonostante il quadro di adozione delle tecnologie di Application Release Automation sia negativo, l’interesse da parte delle aziende è elevato, gli analisti di Forrester come sempre offrono nei loro documenti una serie di ‘raccomandazioni’ che in questo caso si traducono in un vero e proprio vademecum per la scelta del fornitore. Per valutare l’effettiva situazione di mercato nell’ambito dell’offerta di soluzioni che rientrano in questa categoria tecnologica, Forrester ha identificato 33 differenti criteri di valutazione raggruppati poi in tre macro-aree che esemplifichiamo di seguito:

Fonte: Forrester

1) offerta attuale: tutti i fornitori presi in esame propongono funzionalità e livelli di automazione piuttosto ‘spinti’, “a nostro avviso la differenziazione si gioca sul livello di astrazione (cioè sulla granularità dei processi attraverso i quali è possibile ridurre complessità e costi di automazione)”, osservano DeMartine e Bittner. “Di conseguenza, la nostra analisi ‘premia’ quei fornitori che riescono a fornire elevati livelli di astrazione per la creazione di modelli, release in continuo movimento, visualizzazione e integrazione delle pipeline di automazione dei rilasci lungo tutto il ciclo di vita del software”. La modellazione astratta di un’applicazione, per esempio, consente ad un ingegnere o sviluppatore di assemblare middleware, infrastrutture e applicazioni o componenti di esse attraverso ‘configurazioni riutilizzabili’ che accelerano il rilascio delle applicazioni senza dover ridefinire e ripianificare le procedure ogni qual volta subentri un cambiamento (nei requirements o nelle performance);

2) strategia: per riuscire ad avere un vero e proprio assessment delle strategie dei vendor, Forrester prende in considerazione alcuni elementi chiave di valutazione quali: innovazione attraverso vision e step di miglioramento programmati (attraverso investimenti in R&D, per esempio, o con il coinvolgimento diretto di top customer); ‘estensibilità’ intesa nella doppia accezione sia di abilità nel ‘controllare la soluzione offerta’ (come concretamente funziona e viene utilizzata all’interno delle aziende) sia delle funzionalità di controllo intrinseche alla soluzione stessa (come le aziende possono controllarla e governarla); grado di riutilizzabilità della soluzione anche mediante plug-in di terze parti; strategie di pricing rispetto al mercato della domanda e alle aspettative ed esigenze delle aziende;

3) presenza sul mercato: “per stilare una sorta di punteggio e classifica dei vendor abbiamo preso in esame tre differenti criteri – spiegano in chiusura i due analisti -: crescita e sviluppo del prodotto offerto; stabilità dell’azienda e reddittività; numero di installazioni e use case, con una certa ‘preferenza’ nell’ambito di progetti di una certa dimensione all’interno delle large enterprise”.

Senza entrare nel merito del dettaglio di ciascun criterio di valutazione e senza specificare i nomi dei vendor presi in esame da Forrester, qui riassumiamo semplicemente il fatto che dalle analisi emergono alcuni ‘strong performer’ che non solo stanno registrando discreti successi a livello globale ma che hanno dalla loro parte anche il vantaggio competitivo derivante dai continui investimenti in ricerca e sviluppo, altro importante elemento di cui le aziende dovrebbero tener conto nella scelta del fornitore più idoneo.

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