Prospettive

Il lavoro del prossimo futuro all’insegna dello smart working e digital work place

In occasione della presentazione del report dell’Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano, fornitori di soluzioni abilitanti per la digital collaboration e per l’ufficio a misura del lavoro del futuro si sono confrontati su aspetti tecnologici e organizzativi che vanno affrontati per risolvere le criticità emerse nella fase emergenziale di adozione del lavoro a distanza e superare le difficoltà che emergeranno sulla strada del nuovo modello di lavoro intelligente e ibrido, everywhere and everytime

Pubblicato il 24 Feb 2021

smart working

Come le analisi dell’Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano hanno evidenziato, la trasformazione del lavoro a cui abbiamo assistito nel 2020 rappresenta un punto di non ritorno. Lo smart working, oltre a tecnologie, richiede però molte correzioni per uscire dalla fase emergenziale andando a risolvere le criticità emerse, per abbracciare un nuovo modello di lavoro sempre più ibrido.

Nella tavola rotonda organizzata durante il convegno di presentazione dei dati, si sono confrontate diverse realtà del mondo dei fornitori delle tecnologie abilitanti lo smart working.

Tecnologie per lo smart working, un investimento strategico

Secondo Massimo Palermo, Country Manager – Avaya Italia, le organizzazioni, nella fase emergenziale, non avevano altra scelta che investire per assecondare i nuovi modi di lavorare e supportare una forza lavoro remota e assicurare la continuità del business. Palermo suggerisce alle aziende: “Considerare gli investimenti fatti come parte di una strategia, i primi passi di un percorso più lungo volto a creare agilità e resilienza per permettere alle aziende di crescere e rafforzarsi nella fase post-emergenziale”.

La priorità va dunque data alla capacità di abilitare lo smart working e il digital workplace, finalizzati a creare una forza lavoro smart e resiliente in grado di lavorare ovunque. “Oggi le organizzazioni hanno bisogno non solo di room video e di una linea telefonica ma di uno spazio virtuale che sostituisca lo spazio fisico perso, servono connessione e ingaggio fra i team, collaborazione che vada oltre i meeting – aggiunge – Poiché abbiamo capito che il futuro non sarà un ritorno al business precedente è necessario intervenire su processi, spazi, stile di leadership, modelli organizzativi…”.

Anche Lorenzo Fava, Collaboration Sales Specialist, Enterprise Markets & Public Sector – Cisco, considera la trasformazione del lavoro un punto di non ritorno.

“Per ora vediamo un ambiente di lavoro ibrido dove le persone opereranno da casa e dall’ufficio con strumenti capaci di garantire la migliore esperienza possibile”, dice indicando impatti diversi nei differenti settori. “Le scelte finora fatte sono state un modo di reagire all’emergenza; ora è importante valutare se e come possono aiutare l’evoluzione del business”, è il suo auspicio.

TIM, superata la fase iniziale di emergenza durante la quale ha scelto di fornire gratuitamente alle aziende, alle PA e alle scuole servizi di connessione e collaborazione, ha cercato di capire le esigenze dei clienti per la ripresa delle attività.

“Chi ha deciso di tornare in ufficio ha dovuto fare i conti con le disposizioni per garantire la massima sicurezza: organizzazione spazi, attivare strumenti per il controllo accessi e il distanziamento, la gestione code”, sottolinea Alessandro Libranti, Marketing Program Manager Offerta Cloud Saas – TIM, evidenziando che non bastano strumenti sicuri di collaboration ma si deve cambiare il modo di lavorare, con il supporto della tecnologia per un percorso di work transformation. Facendo riferimento alla al futuro di TIM (36mila dipendenti al 100% in remoto da marzo), aggiunge: “L’azienda coglierà l’occasione per ripensare lo smart working, per estenderlo fino al 50% dei dipendenti, per ristrutturare gli spazi in una logica di desk sharing e ridurre le sedi fino al 30%, cambiando i processi e la condivisione delle attività”.

Alessandro Canzian, Head of corporation and Public sector di Vodafone, a sua volta prende spunto dall’esperienza interna sullo smart working, per sostenere che l’innovazione discontinua è l’unico modo di portare avanti le grandi trasformazioni. Sul versante delle aziende clienti, dice: “La fase iniziale, molto immersiva nell’uso delle tecnologie di collaborazione, ha portato a distorsioni, soprattutto nell’equilibrio vita-lavoro mettendo in luce la necessità di supporto psicologico e di formazione. Le aziende hanno dunque affrontato sia temi tecnologici sia legati alle persone”. Anche per affrontare il tema centrale della sicurezza si deve, a suo parere, partire dalla consapevolezza delle persone.

Luba Manolova, Director Business Group Lead – Microsoft 365/Modern Workplace, Marketing & Operations – Microsoft Italia, nell’evidenziare che negli ultimi mesi abbiamo assistito al più grande esperimento di trasformazione digitale del lavoro, destinato a diventare sempre più ibrido, ricorda che nel disegnare nuove esperienze digitali, sia a livello individuale sia collettivo, Microsoft si muove su tre vettori: produttività, apprendimento, benessere.

“La nuova produttività digitale a cui stiamo pensando si basa su strumenti di collaborazione all’insegna di semplicità, dell’efficacia delle interazioni, sicurezza e conformità, cultura della condivisione e engagment continuo”, spiega, aggiungendo che la tecnologia aiuta a condividere le competenze e le informazioni all’interno dell’organizzazione e a favorire il benessere. “È importante mettere a disposizione dei manager funzionalità di analisi per testare il clima organizzativo e capire se le persone sono a rischio di burn-out”, aggiunge Manolova.

Rendere attrattivi gli ambienti di lavoro, pensati in ottica di collaborazione

Nella prospettiva di un lavoro ibrido devono trasformarsi anche gli spazi di lavoro, negli uffici e nelle case.

Federica Russo, Business Development Manager – Ricoh Italia, sostiene la necessità di integrazione fra le tecnologie smart working all’interno degli spazi di lavoro, ovunque si trovino. “Gli uffici si trasformeranno in luoghi di incontro funzionali che necessiteranno di tecnologie per la registrazione delle presenze, per gestire le richieste per la sala riunione, per lanciare un alert per arrivo ospite per poter aggiungere una postazione dedicata, ma anche per produrre reportistica e monitoraggio utili agli amministratori IT e alle funzioni HR ottimizzare i trend di utilizzo e le azioni frequenti”.

“L’ufficio, immagine dell’azienda verso l’esterno e verso l’interno, ha subito un contraccolpo, e va reso nuovamente attrattivo”, evidenzia Katia Gentilucci Project Leader – Progetto CMR. Al centro va dunque posto il controllo degli spazi in sicurezza alle persone, il distanziamento e nello stesso tempo la collaborazione senza perdere di vista l’immagine dell’azienda. Anche per Lorenzo Maresca, Country Manager – Sedus Stoll , si deve sempre più puntare all’ufficio come luogo per collaborare, per trovare soluzioni, sviluppare la creatività e imparare dagli altri,… Puntare al desk sharing e liberare nuovi spazi di lavoro ed sostituire le sale riunioni con spazi e arredi flessibili finalizzati alla collaborazione.

Gli uffici dovranno essere ridisegnati, Myriam Gottschalk, Channel Reseller Manager – Poly, per accogliere persone con esigenze diverse: chi è presente tutti i giorni, chi occasionalmente, chi in modo flessibile. “Va colta l’occasione per reinventare l’azienda, garantire il giusto mix fra tempo di lavoro e tempo delle persone, abbracciare lo smart working che deve essere inclusivo, facendo sentire anche le persone che lavorano da remoto come se fossero in ufficio”.

Arianna Palano, Associate & BU leader – Il Prisma, porta l’attenzione anche sul ruolo dei progettisti: “Dovremo pensare a come disegnare in modo efficace gli spazi per una experience efficace e immersiva, senza dimenticare il tocco umano, come chiedono anche le nuove generazioni”.

Oltre l’ufficio…

Lorena Gianlorenzi, National Director Project & Development Services – JLL, rimanda, in conclusione, alla necessità di ripensare alle città e, in particolare, alla concentrazione dei centri direzionali, privi di senso in un’ottica di lavoro ibrido. Gli uffici vanno ripensati andando al tempo stesso a trasformare le città: “Si deve rigenerare il contesto urbano periferico e ritrovare una nuova sostenibilità del benessere psicofisico”.

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