Anche se Google ha tenuto per sé il vero asset della storica società americana, ossia la maggior parte dei suoi brevetti, ai quali gli analisti danno un valore di circa 5 miliardi, per il colosso cinese resta comunque un ottimo affare. Non solo perché Motorola è un nome che in molti paesi ha un forte mercato, ma perché Lenovo, per le sue capacità di supply chain e di distribuzione globale, saprà certamente trarne quel profitto che Google non ha saputo, e nemmeno voluto, realizzare. Sul blog ufficiale di Google lo stesso Larry Page, co-fondatore e Ceo della società, ha infatti scritto di aver acquistato Motorola per spingere (“supercharge”) l’ecosistema Android, senza volersi impegnare a fondo in un mercato così competitivo come quello degli smartphone (e in concorrenza ai suoi stessi clienti). Un’intenzione indirettamente confermata dalla stessa Lenovo, che ha detto d’essere stata in trattativa con Google da due anni, in pratica già all’indomani dell’acquisizione. Il management cinese ha anche detto di voler mantenere a Chicago gran parte delle attività operative, una mossa che, francamente, sembra più dettata dalla necessità di facilitare l’approvazione dell’antitrust e delle autorità finanziarie Usa che dalla reale intenzione di sopportare il costo del lavoro americano solo per scrivere “made in Usa” sui suoi prodotti.
Motorola: da Google a Lenovo
Neanche una settimana dopo l’acquisto del comparto server x86 da Ibm, Lenovo ha messo a segno un altro colpo grosso rilevando da Google per 2,9 miliardi di dollari, di cui solo 660 milioni pronta cassa, Motorola Mobility, che la casa di Mountain View aveva acquisito due anni fa per una cifra più di quattro volte superiore.
Pubblicato il 31 Gen 2014
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