ATTUALITA’

Lo storage ai tempi dell’AI: as-a-service e ad alta densità



Indirizzo copiato

In occasione dei bilanci, Pure Storage ribadisce la visione strategica che guida l’evoluzione della data platform. Con l’esplosione delle informazioni e dell’intelligenza artificiale, servono soluzioni flessibili, efficienti e sostenibili. L’esperienza del cliente Noovle

Pubblicato il 4 apr 2024



Shutterstock_1024337071

L’esplosione delle informazioni e dell’intelligenza artificiale sta mettendo a dura prova i datacenter di tutto il mondo. Le soluzioni di storage giocano un ruolo primario nel risolvere le nuove sfide, ma occorre un ripensamento delle architetture tecnologiche e dei modelli di consumo. In questo scenario, Pure Storage ha le idee chiare per l’evoluzione delle sue piattaforme All-Flash: devono essere semplici, efficienti, fruite in modalità as-a-service e gestite centralmente.

In occasione dei bilanci aziendali a chiusura del 2023, il Country Manager italiano Paolo Fontana ribadisce le linee strategiche della società, inquadrando l’evoluzione di prodotto. Insieme a lui, Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager della multinazionale, fornisce un approfondimento tecnico, introducendo la testimonianza del cliente Noovle, società del Gruppo TIM specializzata in servizi cloud e operante nell’ambito di TIM Enterprise.

Bilanci aziendali ed evoluzione tecnologica

“Siamo un’azienda in perfetta salute – esordisce Fontana – che cresce molto bene, nonostante le crisi globali. In chiusura dell’anno fiscale, abbiamo raggiunto un totale di 12.500 clienti. Da dieci anni consecutivi, Gartner ci riconosce tra i leader del mercato Flash per caratteristiche di visione e capacità di sviluppo delle soluzioni”.

Paolo Fontana, Country Manager Italy di Pure Storage

Attiva principalmente nel segmento Enterprise, Pure Storage conta tra i clienti il 60% delle imprese Fortune Global 500, tra cui anche referenze italiane come Banca Intesa San Paolo o Banca Popolare di Sondrio. Secondo IDC, dal 2014, la multinazionale ha guadagnato circa 6 punti percentuali di market share nel settore Storage, con una crescita costante. Nell’ultimo trimestre del 2023 ha superato la quota del 20% sul totale del mercato All-Flash.

FIGURA 1 – Il market share di Pure Storage nel mercato globale degli All-Flash, nel quarto trimestre 2023 (Fonte: IDC)

“In Italia – riprende Fontana – abbiamo registrato una crescita del 12% nell’ultimo quarter, a fronte di un mercato All-Flash Array tendenzialmente piatto. Ci rivolgiamo a tutti i settori, in particolare Sanità, Pubblica Amministrazione, Managed Service Provider, Telco e Servizi Finanziari, e abbiamo costruito un bagaglio di competenze verticali per rispondere puntualmente alle necessità die clienti”.

Nel 2024 Pure Storage compie dieci anni, collezionando una storia basata sull’evoluzione dell’offerta: prima il passaggio dal semplice prodotto alla piattaforma, per fornire soluzioni calate sulle necessità del cliente; poi il balzo alla logica del servizio. “Oggi – dichiara infatti Fontana – ci definiamo una Data-Service Company”.

Tra i fattori distintivi delle soluzioni, Fontana mette l’accento sui vantaggi per il cliente, come il taglio del Total Cost of Ownership, le performance elevate e i bassi consumi, la riduzione del rischio in fase di aggiornamento (l’upgrade tecnologico infatti non prevede interruzioni di servizio né la necessità di effettuare la migrazione dei dati).

“La modalità di acquisizione tramite subscription – aggiunge Fontana – permette ai clienti di avere sempre la soluzione adeguata, pagando a consumo e con le garanzie dei Service Level Agreement. È una richiesta del mercato e un acceleratore importante: attualmente, quasi il 50% del fatturato proviene dalle sottoscrizioni”.

Gestione a flotte e upgrade senza interruzioni

Galtarossa ha il compito di scendere nel dettaglio tecnico della data platform. Fattore distintivo è il connubio di tecnologie software e hardware, che, secondo le dichiarazioni del manager, permette di offrire ai clienti basse latenze e alti livelli di servizio. L’ambiente operativo Purity rappresenta il cuore dell’intero portafoglio di soluzioni All-Flash, incluse le due principali famiglie di sistemi scale-up (FlashArray) e scale-out (FlashBlade), che insieme coprono un’ampia varietà di use-case. La piattaforma software Portworx, invece, è destinata alla gestione dei dati per applicazioni in ambienti containerizzati, così da soddisfare le nuove esigenze cloud-native delle aziende.

Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager di Pure Storage

“Tutte le tecnologie – chiarisce Galtarossa – sono disponibili in modalità as-a-service e on-premise, ma vengono gestite centralmente attraverso la piattaforma Pure1 come se fossero un unico contenitore storage”. Ciò è possibile perché, nonostante i sistemi siano differenti per tipologia e capacità, Purity funge da comune denominatore, garantendo così interoperabilità e medesima esperienza d’uso.

“Grazie al nostro Cloud Operating Model – prosegue Galtarossa – cioè a questo paradigma di ‘gestione a flotte’, riusciamo ad astrarre le singole piattaforme così da semplificare l’amministrazione dei sistemi più complessi, garantendo flessibilità, scalabilità e controllo sui costi”.

Tra gli altri vantaggi di Pure Storage, viene citata anche la possibilità di upgrade continuo e senza interruzioni. “Mentre le soluzioni concorrenti – sostiene Galtarossa – ‘hanno un timer’ e devono essere sostituite dopo qualche anno, noi possiamo effettuare l’aggiornamento hardware in back-end senza la necessità di fermare le applicazioni, in modo assolutamente trasparente per il cliente”.

Lo storage per le applicazioni AI

Tali caratteristiche risultano tanto più importanti tenendo conto dell’esplosione di dati e delle nuove sfide portate dall’intelligenza artificiale. “La mole di informazioni – aggiunge Galtarossa – che servirà per alimentare gli analytics e le applicazioni AI sarà sempre maggiore e ciò rappresenterà un problema anche nella prospettiva ESG (Environmental, Social, Government). Al crescere dei dati, aumenteranno anche le necessità di spazio, consumi, raffreddamento e così via, che andranno inevitabilmente contenute”.

La risposta di Pure Storage è innanzitutto lavorare sull’efficienza energetica: secondo le dichiarazioni, i sistemi FlashArray consumano già l’85% in meno rispetto alla concorrenza. Gli sforzi sono anche diretti ad aumentare la densità delle memorie, con l’obiettivo di passare dagli attuali 75 ai 300 terabyte su singolo modulo entro i prossimi due anni.

Ciò permette di avere petabyte di dati in poche unità rack, come promettono le famiglie //E lanciate lo scorso anno e pensate per gli use case più densi e capacitivi (oltre all’intelligenza artificiale, si annoverano la videosorveglianza, la data protection o l’archiviazione su lungo periodo). “Se fruite in modalità as-a-service – suggerisce Galtarossa – le nostre soluzioni si rivelano ancora più convenienti, perché permettono di pagare in base al consumo e scalare secondo necessità, evitando l’overprovisioning e relativi costi (anche ambientali, ndr)”.

Grazie alle evoluzioni tecnologiche, Pure Storage supporta i progetti AI di clienti internazionali, dal colosso Meta a Health 2030 Genome Center, istituto di ricerca svizzero che si occupa del sequenziamento del DNA.

L’esperienza di Noovle e lo storage per gli hyperscaler

Tra le esperienze virtuose in Italia, si segnala il caso Noovle, raccontato da Alfredo Nulli, VP Portfolio and CoE della società. “Tim – esordisce Nulli – è un cliente di Pure Storage da tanti anni per il proprio datacenter e ha già affrontato due generazioni di refresh tecnologico. L’anima IT di Tim Enterprise è duplice, perché gestisce l’IT aziendale e fornisce servizi cloud per il mercato. Da circa tre anni, però, abbiamo individuato un terzo contesto: la colocation di prossimità che forniamo in partnership con gli hyperscaler e le soluzioni Cloud Interconnect (ovvero punti di collegamento tra gli ambienti applicativi dei clienti e le nuvole pubbliche dei provider – ndr)”.

Alfredo Nulli, VP Portfolio and CoE, Noovle, Gruppo TIM

Come spiega Nulli, gli hyperscaler ricorrono alla colocation per ‘avvicinarsi’ al cliente, in termini di aree dove ‘nebulizzare’ i dati, rispondendo così a problematiche tecniche (ad esempio, la velocità e la latenza) esigenze legate alla compatibilità applicativa e obblighi di sovranità del dato.

Da qui, nasce il nuovo filone di business e inizia la ricerca di sistemi di storage adatti a supportare le sale di colocation. Dovevano essere “soluzioni semplici, di piattaforma”, in grado di rispondere a tre criteri:

  • flessibilità tecnologica, intesa come scalabilità e varietà della tipologia di storage, per supportare un business dalla crescita imprevedibile;
  • flessibilità nel modello di approvvigionamento così da garantire la corresponsabilizzazione del partner;
  • indipendenza dal paradigma di computing, per soddisfare qualsiasi esigenza del cliente, nel rispetto degli SLA concordati con gli hyperscaler.

“Dopo essere passati attraverso un processo di gara – racconta Nulli – siamo arrivati alle soluzioni di Pure Storage, che nel caso delle isole di prossimità abbiamo acquisito in modalità as-a-service”.

Tra i vantaggi ottenuti, il manager di Noovle cita innanzitutto la trasparenza del modello cloud, concepito nel rispetto del GDPR e basato su un costo definito per terabyte, che ha consentito a TIM la marginalità desiderata a un prezzo competitivo e soprattutto l’efficacia nell’interlocuzione con i clienti perché “era tutto molto chiaro e semplice da spiegare”.

“L’apertura verso il mondo dei container” è stata un’altra caratteristica apprezzata, anche se, come ammette Nulli, le soluzioni di colocation saranno più probabilmente utilizzate per server bare metal e ambienti virtualizzati.

I sistemi di Pure Storage hanno inoltre il beneficio di consentire la sovereignty su tre dimensioni: software, Operations e dato.

“Stiamo acquisendo clienti sul nuovo servizio – dichiara Nulli – perché le Region italiane degli hyperscaler, lanciate nel 2022-2023, cominciano a essere utilizzate adesso. Molti clienti italiani sono ancora gestiti dalle infrastrutture estere e gli hyperscaler hanno iniziato i piani di repatriation. In Europa, con alcune città che hanno chiuso i programmi di espansione dei datacenter, si assiste a un vero problema di rilocazione. In Italia, la capacità dei datacenter attuale si attesta a 450 megawatt, ma si prevede arriverà a 600-700”.

Insomma, lo scenario è effervescente e TIM Enterprise si dichiara pronta a cavalcare l’onda. “Stiamo assistendo – sottolinea Nulli – a una crescita di clienti che utilizzano gli hyperscaler italiani. Così aumenterà anche l’utilizzo delle nostre isole di prossimità e dei servizi Interconnect”. Durante il percorso, Pure Storage non sarà l’unico partner tecnologico ma, come ribadisce Nulli, grazie al modello as-a-service e agli ultimi refresh tecnologici, sarà in grado di dare un contributo importante sul fronte della flessibilità e dei consumi energetici, che oggi sono tra le questioni fondamentali per le strategie dei datacenter.

Articoli correlati

Articolo 1 di 5