Next generation Erp: dal social agli analytics, con cloud e mobile verso una vera user experience

Dopo decenni di disponibilità sul mercato, i sistemi Erp sono un tema sempre attuale e primario per aziende private e pubbliche in tutto il mondo, e per questo i fornitori Erp continuano a investire per innovare le loro offerte. In quest’intervista Giancarlo Vercellino, research director di Idc Italia, espone il suo punto di vista sui fronti più attuali di evoluzione degli Erp, tra cui interfacce utente, analytics, middleware, cloud e mobile

Pubblicato il 05 Dic 2011

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Negli ultimi mesi tutti i più importanti vendor del settore – Sap, Oracle, Microsoft, Infor, per citarne alcuni – hanno fatto importanti annunci di prodotto in ambito Erp, sistemi sui quali continuano a basarsi i modelli operativi e i processi strategici delle aziende.
Abbiamo allora chiesto a Giancarlo Vercellino, research manager di Idc Italia, di fare il punto sulle evoluzioni più recenti e su quelle che possiamo aspettarci a breve per questo tipo di soluzioni.
Un'area di grande novità dei “next generation Erp” è, per esempio, l'interfaccia utente, sempre più role-based e contaminata dalla consumerizzazione dell'It, e quindi dall'ispirazione ai social network. Qui l'esigenza degli utenti è avere portali intuitivi, personalizzabili, che facciano da unici accessi, anche da dispositivi mobili, ad applicazioni aziendali diverse.
“La tendenza legata alle applicazioni “social” rappresenta un driver rilevante per il rinnovamento di molte applicazioni, non solo quelle gestionali, insieme ad altri fattori come il ricambio generazionale del management, il trend di rinnovamento e sostituzione delle dotazioni tecnologiche delle imprese, la proliferazione di mobile device come tablet e smartphone”, spiega Vercellino.

Attori nuovi… nuove regole del gioco
Nel breve, continua l'analista, molti vendor continueranno a mantenere una posizione di rendita su modelli di applicazioni in taluni casi datati, “ma presto il settore inizierà a muoversi con maggior consapevolezza sull'innovazione “social oriented” delle applicazioni, quando entreranno nel mercato attori del tutto inediti con un'offerta di applicazioni business: quello sarà il primo campanello d'allarme che qualcosa sta cambiando radicalmente nelle regole del gioco”.
Un altro elemento di forte novità di cui si parla molto sono gli analytics “nativi”, che permettono di creare report direttamente dalla pagina personale dell'utente nel sistema Erp, senza dover entrare in applicazioni di business intelligence specifiche o addirittura “fare la spola” tra queste ed Excel.
La business analytics si sta diffondendo ampiamente oltre i confini di ciò che tradizionalmente era definito Business Intelligence, riconosce Vercellino: “stanno prendendo sempre più forma soluzioni ispirate a un'economia della conoscenza che si basa sull'informazione e sulla discovery”. Questo tipo di architettura, basata sull'in-memory computing, prevede la capacità da parte di appositi motori di evidenziare associazioni rilevanti tra i dati in funzione delle ricerche che gli utenti finali possono fare in linguaggio naturale, senza bisogno di configurare report o query complesse nel sistema. “Si tratta – sottolinea l'analista Idc – di soluzioni basate direttamente sulle informazioni e sulla ‘scoperta’ delle relazioni tra esse, utilizzabili da decisori che non hanno bisogno di essere specialisti”.

Verticali: raramente fanno la differenza
Venendo al middleware, per integrare le varie enterprise application e permettere gli scambi di dati e il disegno dei workflow, i principali vendor Erp hanno seguito politiche anche molto diverse. In Italia però, secondo Vercellino, la competizione tra middleware si traduce molto spesso in una competizione tra ecosistemi che gravitano attorno alle piattaforme proposte dai grandi vendor nazionali e internazionali. “Nel nostro Paese, caratterizzato da una estrema polverizzazione delle imprese e da una notevole affermazione della componente servizi sul software standard, molto spesso le strategie dei vendor dipendono da diversi fattori, e in particolare dal livello di competenze e alleanze che riescono a costruire con la rete dei Var che curano la customizzazione delle piattaforme presso il cliente: quanto più ampia e articolata è tale rete tanto più idealmente il middleware può dare spazio alle competenze dei partner, ma queste sono scelte che solo in parte dipendono da questioni tecnologiche”.
Negli annunci Erp degli ultimi mesi c'è anche molta attenzione all'offerta di soluzioni verticali e addirittura micro-verticali. “In realtà le soluzioni Erp altamente verticalizzate hanno un senso economico solo per aziende utenti che operano in settori dove è ancora sostenibile una strategia competitiva basata sull'efficienza operativa, che genera extraprofitti anche se i prezzi sono concorrenziali: questo è plausibile solo in alcune nicchie di mercato e solo se davvero è possibile incorporare nelle soluzioni delle best practice consolidate”. Paradossalmente i migliori esempi di verticalizzazione, continua l'analista Idc, sono gli Erp generalisti customizzati internamente dalle imprese end-user, che però sono difficilmente replicabili: “Le vere best practice, quelle che incidono sui risultati, trapelano con estrema difficoltà, e solo pochi vendor hanno un bagaglio di best practice realmente vincenti in determinati mercati che può risultare sufficiente a costruire soluzioni verticali efficaci”.

Erp in cloud? Risolviamo il digital divide
È inevitabile poi soffermarsi su uno dei temi più caldi, il cloud computing: sono disponibili diverse offerte cloud, anche multi-tenant, di interi sistemi Erp o di singoli moduli integrabili con i backbone Erp “in casa”, ma ciò che conta è capire quanto sono mature e affidabili ora queste offerte. “Il cloud è un trend che andrà a scompaginare i tradizionali confini tra le varie logiche applicative e consentirà l'emergere di nuovi modelli organizzativi, soprattutto nel segmento delle start-up e del new business, dove si abbasseranno le barriere tecnologiche all'ingresso sul mercato, e nel segmento delle grandissime imprese, dove la necessità di razionalizzare i costi dell'It salvaguardando l'innovazione in molti casi porterà verso soluzioni cloud”, spiega Vercellino. Nella roadmap del cloud verso il mondo business, però, sono da risolvere i timori di molti utenti legati alla sicurezza e alla compliance, “e non dimentichiamo il problema del livello delle infrastrutture di base: nel nostro stesso Paese c'è un digital divide tra alcune regioni e altre, per cui la scelta tra cloud privato, pubblico o ibrido richiede un'attenta valutazione costi-benefici, e ancora più importante, un contingency plan”.
Infine, il mobile: l'impressionante dinamicità di questo mercato sta contaminando anche le business applications (Sap, per esempio, annuncia in questi giorni un “app market” di applicazioni mobile), anche grazie ai tablet che risolvono molti dei problemi degli smartphone in ambito aziendale, primo tra tutti il “fattore di forma”, cioè il display piccolo che rende difficile o impossibile la fruizione di molte applicazioni enterprise, in caso per esempio di schermate dove sono necessari molti input, o graficamente molto ricche.
“L'affermazione di nuovi modelli di fruizione dell'It è iniziata dal mondo consumer, e con molta probabilità eserciterà qualche influenza nel mondo business. Nonostante le apparenze, però, la dinamica di questi sviluppi è tendenzialmente technology push e non market pull”. In realtà, continua Vercellino, il modello “app market” non è nuovo in senso stretto e ricorda molto quello della Open Innovation che alcune multinazionali del settore “fast moving consumer goods” avevano introdotto qualche anno fa per dare impulso all'innovazione di prodotto. “Apple ha dimostrato all'intero settore che si poteva creare un modello simile anche nell'It – conclude Vercellino -. Molti altri cercheranno di seguire la stessa strada, ma solo in taluni casi si raggiungerà una massa critica rilevante: parlare di vere e proprie applicazioni concepite per un mercato verticale è ancora prematuro”.

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