Strategie

Non c’è più tempo da perdere per trovare la propria strada verso il Cloud

Le principali domande che un IT manager dovrebbe porsi nel valutare come spostare l’infrastruttura IT nel Cloud riguardano le dimensioni dell’azienda, la complessità del dipartimento IT, il budget disponibile ma, prima di tutto, la necessità o meno di spostarsi nel Cloud

Pubblicato il 11 Ott 2014

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Anche se con tempi e modalità diverse, il Cloud Computing va progressivamente facendosi strada all’interno di realtà di ogni tipo e dimensione. Per chi invece non ha ancora sciolto gli ultimi dubbi, grazie all’esperienza di chi si è mosso per tempo è possibile avere un quadro più preciso su come e quando progettare la migrazione. Arrivato il momento decisivo, resta comunque nella mani del CIO e dei suoi assistenti il compito di gestire una situazione che può presentarsi molto complessa e con diversi aspetti peculiari.

Una visione attenta delle esigenze della propria azienda è quindi fondamentale prima di avviare il processo, sia nel caso di Cloud privato con livelli elevati di sicurezza e compatibilità sia quando si ha a che fare con un ambiente pubblico chiamato a garantire scalabilità e potenza. Inoltre, è importante prendere atto di come nella realtà buona parte delle soluzioni adottate sia di natura ibrida. A prescindere dalla tipologia scelta, l’importante è poter contare sulla garanzia che i carichi di lavoro si comportino nello stesso modo, offrendo livelli di sicurezza, gestione, controllo e conformità costanti.

Tra i fattori che aiutano a definire esattamente quale sia la tipologia più adatta alla propria realtà, rientrano le dimensioni dell’azienda, la complessità del dipartimento IT, il budget disponibile e ovviamente la necessità o meno di spostarsi nel Cloud. A prescindere da quale sia il parametro, è fondamentale essere preparati per gestire senza intoppi questa fase di transizione. Al riguardo, Rory Choudhuri, Cloud Infrastructure Expert di VMware, ha messo a fuoco una serie di valutazioni utili per mantenere la situazione sotto controllo anche nelle fasi più delicate della migrazione.

Prima di tutto, occorre verificare l’eventuale presenza di elementi di disturbo nell’infrastruttura esistente. Quindi, inquadrare cosa sia necessario affinchè il passaggio abbia esito positivo, oltre naturalmente ad avere precisato cosa concorra a definire l’esito come positivo. Il gruppo di lavoro chiamato all’intervento deve essere adeguatamente preparato, sia per la fase di passaggio sia per gestire i nuovi strumenti.

Questi sono solo alcuni degli aspetti che il dipartimento It dovrebbe esaminare prima di affrontare la migrazione. In generale, se i dubbi riferiti all’infrastruttura tecnologica sono tanti e rispondere risulta difficile, secondo l’esperto si può ipotizzare che la propria azienda non sia ancora pronta per il Cloud. Prima di migrare, è infatti considerato importante aver compreso del tutto l’ambiente IT esistente.

Un pregiudizio comune è pensare che spostarsi nel Cloud sia come fare un balzo in avanti. In realtà, il Cloud non è un punto di arrivo ma un percorso, una serie di passaggi che l’azienda può scegliere di seguire, quando, se e come ritiene opportuno. A seconda delle necessità, il mercato offre infatti una moltitudine di opzioni quando si passa dalla transizione verso il Cloud, compresa la possibilità di iniziare con gli aspetti meno complessi, sfruttando accordi di licensing parziale, più semplici da attivare.

Per quanto evidenti possano essere le potenzialità offerte dalla tecnologia, una delle leve più importanti anche in una migrazione al Cloud resta l’aspetto economico. Di fronte alla necessità di una riduzione dei costi, spesso si sacrifica l’innovazione e si preferisce mantenere l’infrastruttura esistente. Secondo una recente ricerca di VMware, i dipartimenti It in EMEA spendono una media di 14 ore a settimana per gestire o risolvere problematiche legacy. Il problema spesso è la difficoltà nel comprendere come investimenti a breve termine o le innovazioni fatte oggi comportino risparmi a lungo termine. La convinzione è quindi che non fare nulla non possa più essere una possibilità.

Spesso, la realtà presenta una situazione dove se da una parte si continua ad adottare nuove tecnologie per lavorare più velocemente ed essere più produttivi, dall’altra si sottovaluta la sfida che tutto questo rappresenta per la sicurezza dei dati. Contrariamente a un’opinione ancora diffusa, passare al Cloud non significa necessariamente mettere a repentaglio la sicurezza. Viceversa, grazie a una serie di soluzioni integrate dedicate, può incoraggiare i responsabili IT ad assumere un ruolo di maggiore responsabilità, per gestire i comportamenti degli utenti e garantire il rispetto delle policy.

In ogni caso, migrare al Cloud non significa compiere un’impresa, ma consente di essere preparati alla crescita esplosiva nella richiesta di risorse di cui si avrà bisogno in futuro. Il mercato sta cambiando molto velocemente e i responsabili IT sono chiamati a compiere una scelta: stare fermi a guardare o adattarsi al cambiamento e prendere in mano la situazione. Passare al Cloud è qualcosa di più che ridurre semplicemente i costi e migliorare la sicurezza. Significa offrire servizi che aiutano l’azienda a rimanere competitiva. Con questo in mente, l’IT può diventare di nuovo il dipartimento che definisce la direzione dell’organizzazione.

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