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L’importanza dell’assessment infrastrutturale per il successo del cloud journey

Per evitare brutte sorprese, i progetti di migrazione devono partire da un’attenta analisi dell’esistente. Le competenze e le tecnologie di Gruppo Project possono contribuire al successo delle iniziative

Pubblicato il 28 Set 2022

assessment infrastrutturale

Il cloud journey costituisce una priorità per molte organizzazioni, ma richiede alla base un’attenta analisi dell’infrastruttura esistente, delle necessità tecnologiche e delle finalità strategiche.

Secondo le statistiche pubblicate nel 2021 da Standish Group, circa l’84% dei progetti IT rimane incompleto o fallisce. Tra le principali cause che ostacolano il successo delle iniziative, figurano proprio la definizione di obiettivi poco realistici e la mancanza di pianificazione. Ecco perché, al fine di traguardare con successo il passaggio alla nuvola, occorre avere le idee chiare e partire con il piede giusto.

Vito Carlucci, Presales Engineer di Gruppo Project, spiega l’importanza della fase iniziale di assessment, allo scopo di ottenere visibilità sul parco IT esistente e formulare un cloud journey ragionato per ogni tipologia di workload.

Come evidenzia Carlucci, le competenze specializzate di una realtà come Gruppo Project e il ricorso a strumenti di monitoraggio specifici come HPE CloudPhysics permettono di ottenere visibilità estesa sull’utilizzo delle risorse e sui carichi di lavoro all’interno delle infrastrutture IT, garantendo una pianificazione ad hoc della migrazione.

Mitigare i rischi di eseguire una migrazione sbagliata

«Il cloud journey – dichiara Carlucci – è letteralmente un viaggio e pertanto va pianificato, passo dopo passo. L’assessment rappresenta quindi un’attività prioritaria per qualsiasi progetto di migrazione alla fase iniziale. Proseguendo nel parallelo, quando si programma un viaggio, si cerca di arrivare preparati stabilendo preventivamente cosa fare una volta arrivati a destinazione, così da evitare situazioni inattese o sgradevoli».

Insomma, conoscere l’esistente e definire la roadmap, con un punto di partenza e di arrivo, sono elementi fondamentali per mitigare i rischi della migrazione.

Come suggerisce Carlucci, nelle iniziative di cloud migration devono convergere obbligatoriamente due aspetti: la direzione strategica, promossa e sostenuta dal business con una forte motivazione; l’approccio tecnologico, dove Gruppo Project esprime il suo potenziale, indirizzando i progetti.

«Il nostro compito – prosegue Carlucci – è raccogliere tutte le informazioni necessarie per pianificare al meglio la roadmap del cliente, perché non abbia brutte sorprese una volta ultimata la migrazione e possa vivere tranquillamente l’esperienza di avere portato in cloud una parte del proprio business».

L’importanza dell’assessment infrastrutturale per il successo del cloud journey

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Il supporto del partner per facilitare la migrazione

L’analisi dell’esistente è quindi una componente essenziale del processo di cloud migration, ma anche un’attività molto complessa. Il supporto di un partner esperto può servire a semplificare il processo. Per fornire questo tipo di supporto, però, è necesssario avere competenze specifiche.

«Negli ultimi anni – racconta Carlucci – Gruppo Project ha sperimentato una crescita importante, finalizzando diverse acquisizioni. Così abbiamo aggiunto tecnologie verticali al nostro portafoglio, arricchendo il nostro know-how con competenze specializzate. Siamo quindi in grado di approcciare casi complessi, offrendo al cliente tutto il supporto necessario in fase di assessment per individuare le eventuali criticità che potrebbero emergere durante il cloud journey. Abbiamo diversi uffici e professionisti che mettiamo in campo a seconda delle necessità specifiche, per affiancare il cliente passo dopo passo nella migrazione dei propri workload, indipendentemente dalla tipologia del progetto, su cloud privato o pubblico».

Passata al vaglio l’infrastruttura in essere, l’assessment permette quindi di chiarire e selezionare quali carichi di lavoro si prestano maggiormente al passaggio sulla nuvola. «Non necessariamente – puntualizza Carlucci – qualsiasi workload o esigenza di business si sposa con il cloud; piuttosto potrebbero essere più efficaci altre soluzioni».

Strumenti di analisi avanzati per definire il cloud journey

Se la fase di assessment quindi è un passaggio critico, oggi esistono strumenti informatici avanzati che facilitano l’operazione, massimizzandone l’efficacia. «Vista la pluralità di casistiche affrontate – afferma Carlucci – Gruppo Project utilizza approcci alla migrazione e strumenti di analisi differenti in base alle richieste. Come Platinum Partner di Hpe, abbiamo accesso a tutta una serie di tecnologie che rappresentano una sorta di coltellino svizzero, con tanti attrezzi e opzioni disponibili per il viaggio sulla nuvola».

Nel pacchetto fornito da Hewlett Packard Enterprise, CloudPhysics è una soluzione che permette il monitoraggio continuo degli ambienti IT a tutti i livelli (macchine virtuali, server fisici e array di storage), fornendo informazioni complete sulla configurazione e sull’utilizzo delle risorse all’intero dell’infrastruttura. Lo strumento permette quindi di individuare istantaneamente ulteriori sacche di ottimizzazione, con la possibilità di pianificare i carichi di lavoro e simulare eventuali scenari di migrazione.

«All’interno degli ambienti virtuali – conclude Carlucci – CloudPhysics ci permette di scattare una fotografia molto dettagliata sull’intera infrastruttura hardware, ma anche sui sistemi operativi utilizzati e sulle interconnessioni che abilitano la comunicazione tra le macchine. Viene quindi generato un report che diventa fondamentale nella fase di assessment e permette al cliente di ottenere una vista amplificata dell’impianto IT, portando alla luce evidenze nascoste e situazioni non note. Così, ad esempio, andiamo a capire quali workload possono beneficiare maggiormente dal passaggio sul cloud e possiamo definire la priorità delle iniziative di migrazione».

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