Hybrid Cloud: strategie possibili e nuove competenze

L’integrazione tra nuvole private e pubbliche si profila come obiettivo a tendere di molte imprese italiane, per consentire alle infrastrutture It di guadagnare l’efficienza e la flessibilità necessarie a soddisfare le esigenze di business. Il webcast organizzato da ZeroUno con Avanade fa il punto su status quo e strategie possibili, nonché sull’evoluzione del team It e il ruolo dei fornitori a supporto del complesso cambiamento in atto.

Pubblicato il 22 Apr 2015

Nel mercato globalizzato e dinamico attuale, l’integrazione tra cloud privato e pubblico può rappresentare una leva vincente per il ridisegno dei sistemi informativi in risposta agli obiettivi aziendali di time-to-market e digital transformation. Ma a che punto sono le imprese italiane nel percorso verso la nuvola ibrida? Quali sono i passi da compiere? Su questi temi si è concentrato il recente webcast organizzato da ZeroUno in collaborazione con Avanade.

“Nei prossimi tre anni – esordisce Nicoletta Boldrini, giornalista di ZeroUno – la metà degli applicativi e dei servizi It girerà su sistemi ibridi [fonte: Wakefield Research per Avanade, 2014 ndr]. Come è possibile far evolvere coerentemente le infrastrutture secondo logiche di flessibilità e digitalizzazione del business, a fronte di un legacy complesso ed eterogeneo? In questo contesto, le problematiche di governance, sicurezza, integrazione, bilanciamento dinamico dei workload rappresentano i punti caldi, che richiedono al dipartimento It nuovi skill”.

“Per le imprese italiane – afferma Vittorio Arighi, Practice Leader di NetConsulting – la flessibilità organizzativa e tecnologica oggi è fondamentale. Secondo i nostri dati, la digital transformation si colloca in cima alla lista delle priorità aziendali, seguita dall’innovazione di prodotto/servizio e solo al terzo posto dalla razionalizzazione dei costi”.

Il cloud al cuore della digital transformation

Il cloud (insieme a mobility, social, big data, e-commerce, IoT) si pone come elemento abilitante e trainante la rivoluzione digitale.

“Perché approcciare il cloud? La survey condotta da NetConsulting su 170 aziende italiane ha rivelato tra i benefici principali la disponibilità di risorse It in funzione delle esigenze (70,4%), nonché la possibilità di bilanciare i carichi di lavoro autonomamente (56,2%), di accedere a risorse It virtualizzate (55%) e di pagare a consumo (36,7%)”, afferma Arighi (figura 1).

Figura 1 – Fattori tecnologici distintivi e benefici del Cloud Computing – Fonte: NetConsulting

Se i vantaggi sono condivisi, i percorsi della cloud transformation differiscono a seconda dell’azienda e vanno tarati a partire dal censimento applicativo e infrastrutturale, facendo coesistere diversi modelli di sourcing: “In generale – dichiara Arighi – le aziende non possono portare sul cloud tutte le applicazioni on-premise in modalità big bang. Il punto massimo di attenzione, invece, va portato sull’integrazione degli ambienti pubblici e privati”.

I freni all’introduzione del cloud (secondo un campione NetConsulting di 475 aziende) si catalizzano intorno ancora ai temi di sicurezza-privacy (61,1%), approccio all’innovazione tecnologica (44,4%), integrazione con soluzioni on-premise (41,7%), ma anche disponibilità del servizio e scarsa possibilità di customizzazione (25%). Tutte criticità che richiedono da un lato il ripensamento della struttura It a livello organizzativo e di competenze, dall’altro la collaborazione dei fornitori per l’individuazione del cloud ideale, la revisione dei processi, il supporto contrattuale, la formazione degli utenti.

Il rapporto di partnership si rivela essenziale per un’It che, come sottolinea Raffaele Sgherri, Director Cloud & Managed Services di Avanade, deve procedere a due velocità, quella delle operations e quella dell’innovation, trovando una soluzione nella nuvola ibrida. “L’hybrid cloud restituisce ai sistemi informativi la duttilità necessaria per rispondere a un business sempre più demanding – dice Sgherri -. L’It può così evolvere da limite a volano della capacità innovativa dell’azienda”. Questo a patto di sviluppare tutto un set di competenze per governare il nuovo ambiente, diventando “orchestratore di servizi”, ovvero punto di accesso e integrazione tra fornitori diversi.

I Relatori da sinistra: Nicoletta Boldrini, giornalista di ZeroUno, Vittorio Arighi, Practice Leader di NetConsulting, Raffaele Sgherri, Director Cloud & Managed Services di Avanade

Citando la ricerca mondiale di Wakefield Research (1.000 C-level intervistati in 21 nazioni), Sgherri sottolinea che business e It riconoscono i vantaggi competitivi dell’approccio ibrido, pur con una percezione diversa circa la maturità aziendale nell’abbracciare il nuovo modello. In Italia, la propensione verso l’hybrid cloud è maggiore rispetto alla media worldwide (l’84% delle nostre aziende lo ritiene un’area di focalizzazione per il 2015, mentre il dato mondiale si attesta al 69%) e il fattore sicurezza-privacy è una barriera meno rilevante (38% contro 52%).

Sicurezza, governance e skill: ecco i punti caldi

Tuttavia, dalle domande del pubblico pervenute prima e durante il live streaming, emerge che la security desta ancora preoccupazione. Arighi commenta un “botta e risposta” tra utenti sul tema: “Non è più possibile per le aziende chiudersi a riccio, bloccando l’apertura verso il cloud e la mobility. Bisogna piuttosto sviluppare un approccio cosciente verso la problematica, con un piano di sicurezza proattivo, senza la pretesa di delegare completamente la sicurezza di un servizio al fornitore”.

Un’altra tematica di discussione ha riguardato la competition tra supplier e la possibilità di passare liberamente da un provider all’altro. “Il mercato si andrà riconfigurando – sostiene Sgherri -: i grandi player punteranno su soluzioni orizzontali, che diventeranno i must dell’offerta cloud, mentre i più piccoli provider nazionali si focalizzeranno su servizi verticali e di nicchia. La concorrenza farà bene al settore, che si svilupperà all’insegna dell’interoperabilità”.

Ma se i vendor sono pronti a muoversi nella logica dell’interscambio, i Sistemi Informativi riusciranno a garantire la comunicazione tra tutti gli asset e le nuvole che compongono i moderni ambienti It? Secondo Arighi, buona prassi è stabilire degli standard di integrazione, da condividere con fornitori e utenti interni, che regolino le scelte di acquisto dei nuovi servizi. “Per consentire la governance – sintetizza Sgherri – l’It deve essere prescrittivo nei confronti del business, deve dettare le regole”.

Il ruolo del dipartimento informatico e la perdita di controllo sui sistemi aziendali è un altro punto di dibattito: “Con il cloud – evidenzia Arighi – l’It non scompare, ma cambia ruolo: diventa broker di servizi, che media tra Lob e fornitori. È lui il profondo conoscitore dei processi e dei sistemi aziendali, su cui deve mantenere visibilità e governance, delegando all’esterno competenza tecnologica a basso valore per concentrarsi su attività strategiche. Il pericolo di lock-in risiede nell’ignoranza, non nelle soluzioni”.

Il Cio si troverebbe insomma a un “bivio di valore e competenza”, per cui, secondo Sgherri, è fondamentale sviluppare capacità di change management: “L’hybrid cloud permette di demandare al fornitore la gestione dell’obsolescenza tecnologica, ma l’It deve predisporre costantemente l’infrastruttura perché possa recepire in modo corretto gli aggiornamenti, a fronte di un ciclo di rinnovamento sempre più rapido. Altresì deve preoccuparsi della formazione continua degli utenti, che devono essere in grado di utilizzare i nuovi strumenti a disposizione”. In sintesi, l’innovazione della tecnologia deve ribaltarsi sul business e l’It aziendale diventa la chiave di volta di tutto il processo.


Avanade verso Azure e la nuvola ibrida

Fondata a Seattle nell’aprile del 2000 come joint venture tra Accenture e Microsoft, Avanade è un fornitore di servizi It aziendali con oltre 70 delivery center in 20 Paesi nel mondo, 22mila professionisti worldwide e un fatturato 2014 di 2 miliardi di dollari. In Italia opera attraverso sei uffici (Milano, Roma, Firenze, Siena, Torino, Cagliari) e conta oltre 650 consulenti, per un fatturato totale di circa 80 milioni di euro nel 2014.

Sotto il nome di “It Without Boundaries”, Avanade ha messo a punto una vision strategica per supportare il cambio di ruolo del dipartimento informatico all’interno delle organizzazioni. L’obiettivo è garantire un It aziendale a due velocità: flessibile e proattivo nel provisioning dei nuovi servizi a valore richiesti dalle Lob, più strutturato e continuativo per la manutenzione e la gestione dei sistemi legacy. Il cloud è il mattone fondante dell’intera strategia, che permette al Cio di evolvere alla figura di broker e integratore di servizi, orchestrando ambienti It ibridi.

Tra i partner di riferimento a livello mondiale di Microsoft per la piattaforma Azure, il system integrator americano offre consulenza su cloud strategy, valutazione del portafoglio applicativo, migrazioni pilota e personalizzazione delle soluzioni, permettendo al cliente di delineare un approccio cloud-first alla gestione dell’It. L’ecosistema ibrido proposto da Avanade per Azure permette il passaggio automatizzato e trasparente delle applicazioni tra nuvole pubbliche e private, nonché il supporto ai diversi cloud provider e piattaforme, gestite da un unico pannello di controllo. Una serie di servizi professionali end-to-end (dal ridisegno dei processi alla messa in produzione fino ai managed services) complementa l’offerta.

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