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Cloud computing, chi decide gli investimenti IT?

La crescita della Nuvola sta cambiando il modo d’uso delle tecnologie informatiche. E le decisioni di pianificazione e budget coinvolgono sempre più i business manager con le divisioni IT che rivestiranno il ruolo di “broker” di servizi

Pubblicato il 04 Feb 2014

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L’utilizzo sempre più diffuso nelle aziende di servizi Cloud sta cambiando il loro modo di utilizzare l’IT.

Gli scenari cambiano e non sono più i dipartimenti IT a prendere le decisioni in termini di pianificazione e definizione degli investimenti, bensì i manager. Sii è quindi ad un vero e proprio punto di svolta in termini di spesa in tecnologia, e il punto di snodo è proprio il peso crescente del Cloud Computing.

A metterlo nero su bianco è il rapporto “The Impact of Cloud on IT Consumption Models” – elaborato da Cisco Services Consulting in collaborazione con Intel –, che ha avuto come base d’analisi un sondaggio condotto su oltre 4.000 decision maker IT britannici.

La spesa per i servizi Cloud – pubblico, privato o ibrido – rappresenta ormai quasi un quarto della spesa IT totale (23%), con una previsione di crescita per il 2016 di 4 punti percentuali.

Per la maggioranza delle aziende interpellate, sebbene l’introduzione del Cloud nelle procedure tradizionali rappresenti una sfida e porti con sé alcune complessità, gli aspetti positivi per il business superano di gran lunga quelli negativi: è addirittura l’83% degli intervistati a pensare che il Cloud avrà un impatto positivo nella pianificazione IT. Inoltre il 77% ha dichiarato che l’integrazione dei servizi Cloud con i sistemi IT in-house ora è la loro principale preoccupazione.

Dal report emerge prepotentemente inoltre come il mercato del Cloud sia in rapida evoluzione, elemento questo che consente alle aziende di scegliere tra molteplici approcci per la fornitura, la distribuzione e la gestione di queste soluzioni. Non esiste più l’approccio “one-size-fits-all “, anzi le aziende possono modulare a proprio piacimento tutti gli elementi in gioco per raggiungere i propri obiettivi di business.

I servizi Cloud sono adottati dalle aziende in particolare quando si ha la volontà di:

  • ridurre la complessità dell’ambiente IT;
  • veicolare la trasformare delle organizzazioni, promuovendo nuovi modelli di revenue e un più rapido time-to-market grazie ad una maggiore elasticità e flessibilità operativa;
  • ridurre i costi operativi complessivi e migliorare la competitività delle imprese, ad esempio attraverso modelli di servizio “pay-as-you-go” e i servizi di automazione;
  • rendere più efficienti alcune applicazioni specifiche che sono fondamentali per il proprio business.

L’altro chiaro messaggio che emergere dallo studio è che i manager hanno un peso sempre maggiore nell’ambito della spesa IT, che comprende anche quella per i servizi Cloud.

Anche se attualmente circa il 44% dell’investimento IT è determinato dalle line of business questo trend è destinato a cambiare: il 70% degli intervistati ritiene infatti che la pianificazione della spesa IT debba sempre più essere concertata insieme ai responsabili aziendali, e che in futuro i dipartimenti IT aziendali diventino dei veri e propri “broker” di servizi.

Il tutto si traduce in un nuovo approccio, che si potrebbe definire “self-service”, trainato in particolare da due elementi: la popolarità del BYOD – l’82% degli intervistati si aspetta di essere in grado di utilizzare un numero e una varietà sempre crescente di dispositivi –, e la volontà di poter fruire dell’IT in modo più semplice e veloce, secondo le proprie esigenze – come ha dichiarato il 72% –.

L’approccio self-service si basa sul fatto che le line of business avranno sempre un certo numero di opzioni diverse per i loro servizi IT, quindi i dipartimenti IT si troveranno in pratica a competere con terze parti. Già il 49% degli intervistati ha visto incrementare la voce degli “acquisti canaglia” effettuati da persone esterne al dipartimento IT.

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