“Un lungo cammino, inizia sempre con un piccolo passo”

L’aforisma riportato nel titolo era di un signore che, nel bene e nel male, ha lasciato il segno. Ciò che ha detto Mao Tse Tung va benissimo anche per questa turbolenta ma affascinante fase di cambiamento dell’IT nelle imprese che stiamo attraversando. Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno, introduce così alcune considerazioni che, prendendo spunto dal Gartner Symposium/ITxpo di Barcellona, cercano di individuare scelte chiave che aziende e CIO dovranno prendere in ambito IT nel prossimo futuro.

Pubblicato il 15 Giu 2007

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Per capire il “percorso” sul quale vogliamo guidarvi, prendiamo spunto da un Gartner Symposium/ITxpo svoltosi a fine maggio a Barcellona, per ragionare attorno ad alcuni punti chiave emersi dalla manifestazione, punti che a detta del trusted advisor si presenteranno nel prossimo periodo all’area IT delle aziende e nello specifico ai suoi attori principali, i CIO.

Nell’occasione, Gartner ha lanciato quattro messaggi “core” alle imprese:

Messaggio 1: l’interazione tra azienda e social network diventerà il motore dell’innovazione. Controllate, padroneggiate e conoscete il fenomeno.
E secondo voi, perché ZeroUno ha dedicato, dopo una serie di servizi sui numeri precedenti, una intera storia di copertina al fenomeno del Web 2.0 e al rapporto tra questo fenomeno e le aziende? Perché è un’ondata che, da una fase lontana di sperimentazione e gestazione, soprattutto nel “sociale” e nel consumer, sta sempre più lambendo le imprese e introducendo, in queste, nuove modalità operative e nuove opportunità.
Si tratta di tecnologie alla cui base esistono due elementi portanti: interazione e creazione condivisa di contenuti.
Se guardiamo questo fenomeno in una dimensione business ed aziendale, possiamo ragionevolmente sostenere che l’interazione appartiene alla fase in cui l’impresa accetta di aprirsi alla sperimentazione e al confronto, all’analisi delle tendenze in atto sul mercato. In pratica accetta di estendere i propri confini di esplorazione della domanda partecipando attivamente, attraverso le diverse comunità on line di cui vuole far parte, alla conoscenza idonea alla creazione di una nuova domanda (nuovi prodotti e nuovi servizi) meglio allineata alle aspettative dei clienti. Ritiene strategico, in sostanza, una conoscenza approfondita delle dinamiche di generazione delle tendenze della domanda. La parte seconda, contestuale/complementare alla prima, cioè la creazione condivisa di contenuti (tecnologie wiki emergenti), rappresenta un ulteriore passo avanti, cioè l’aggregazione degli attori della domanda (i clienti potenziali) all’interno dei processi di creazione di offerta. In parole più semplici la capacità, con le comunità di futuri clienti, di costruire prodotti e servizi più efficaci e più allineati alla reale esigenza del mercato. Inoltre, sempre in una declinazione business, queste tecnologie collaborative abilitano nuovi modelli di organizzazione del lavoro e di creazione di nuova conoscenza all’interno degli stessi confini aziendali (pur geograficamente distribuiti).
Tutto bello, tutto “cool”. Il problema è: come fare? Su questo punto Gartner dà alcuni suggerimenti, sempre indirizzati all’area IT: portare le complessità e le vere sfide tecnologiche alla discussione aperta, attraverso forum e blog, imparando ad identificare davvero chi può contribuire concretamente alla risoluzione del problema (come dire: evitate i perditempo!); massima apertura agli input e ai feedback provenienti dai clienti sottoponendo alle diverse comunità le idee interessanti e le proposte di servizi innovativi che emergono; usare questi stessi meccanismi e software di social networking per capire come le informazioni e le idee circolano tra le persone dell’azienda, distribuite in nazioni, continenti e business unit differenti. Servirà partire da piccoli progetti pilota che stimolino l’interazione tra clienti, personale aziendale che possano condividere ipotesi di idee, di innovazione, di apertura di mercati.
Su tutto ciò sappiamo che vige, in molti CIO italiani, una sorta di scetticismo e di attesa di maturazione del fenomeno. Ma sperimentare, con una tale diffusione di social networking nel mondo, diventa oggi quasi un obbligo. Anche perché, e questa è la “storia” di Internet che lo insegna, dall’apertura e dalla collaborazione con entità diverse nascono idee e modalità davvero impensabili singolarmente e utili quantomeno a guardare da nuove prospettive un problema (un prodotto o un servizio). Il punto, a nostro avviso è un altro: una volta deciso, cominciate a ragionare sul processo, cioè a come cercare di razionalizzare e trasferire all’interno di un corpus aziendale definito, per organizzazione e competenze, questa ventata di novità e di idee che, dopo opportune scremature, potrebbero davvero essere utili all’azienda.

Messaggio 2 – Nuovi competitors, al di fuori dei player tradizionali del vostro settore, entreranno massicciamente nei vostri mercati.
Beh, questo è un punto al quale si risponde guardando con attenzione ai fenomeni evolutivi sia all’interno che all’esterno del business aziendale. Ed è un punto strettamente correlato al primo. Se infatti Gartner suggerisce di guardare trasversalmente alle geografie, ai settori di industria e alle diverse catene del valore per trovare nuove idee ed opportunità, la cosa non può essere lasciata alla sola sensibilità e attenzione dei singoli manager, sia IT sia business. Bisogna rendere integrata e aperta l’azienda e soprattutto, ripetiamo, sapere analizzare il valore e il non valore che deriva da questa apertura, essendo pronti a meccanismi di integrazione per evitare un “rigetto” che l’azienda (nei ruoli, culture, processi) potrebbe avere. In sintesi, questo messaggio di Gartner è un invito, molto esplicito, all’apertura da parte del CIO all’innovazione, un’innovazione che deve essere oltre che di scouting tecnologico, di mentalità, di change continuo, di accettazione di nuovi modelli culturali.

Messaggio 3 – Focalizzatevi su cosa dovete fare e non su come dovete farlo.
In termini diversi questo “consiglio” si rivolge a tutti i CIO che non hanno capito quale deve essere ormai oggi la focalizzazione. Non più la necessità di presidiare e gestire direttamente il funzionamento della tecnologia ma l’esigenza di identificare cosa può servire per generare innovazione e crescita del business. Gli asset oggi sono ormai le corrette informazioni di business, i processi di business e le relazioni di business. Di questo l’It deve tenerne conto. Un’esortazione a “cambiare marcia”. Come? Ad esempio identificando quelle applicazioni, tecnologie e “accrocchi” che portano via tempo e investimenti.
È chiaro che in un’asserzione di questo tipo vanno prese in considerazione almeno due ipotesi: quella di una razionalizzazione che porta alla scelta di ciò che è davvero utile e ciò che invece si può interrompere (e in questi processi entrano scelte di virtualizzazione e consolidamento di sistemi informativi) e quella di valutazioni di outsourcing per liberare risorse IT “business-oriented”.

Messaggio 4 – Considerare la tecnologia come elemento in grado di differenziare un’azienda vincente da una perdente.
Su questo punto ci sarebbe davvero tanto da discutere. Proprio pochi giorni fa eravamo presenti ad una tavola rotonda nella quale si sosteneva come, credibilmente in Italia, non si sia ancora passati da un IT reattivo e di “automazione di procedure” ad un IT business service oriented né tantomeno proattivo sul fronte del supporto alle strategie di business. Può essere vero. Ci viene però da dire che dall’osservatorio di ZeroUno, durante 25 anni di storia italiana, il passo di cambiamento che la tecnologia sta avendo all’interno delle imprese, anche in Italia, negli ultimi 5-8 anni è davvero vertiginoso. E ci sentiamo di affermare che passata la sbornia della chimera Internet come panacea di ogni male e driver di sicuri successi e crescite economiche, proprio Internet abbia lasciato sul campo una nuova consapevolezza dell’IT: la necessità di spendere meglio, di scegliere tecnologie efficaci, di avere soluzioni misurabili e tempi di realizzazione definiti. E crediamo anche che si stia attivando una positiva commistione tra modelli organizzativi, processi e tecnologia che nel tempo raggiungerà un tale livello di integrazione da non poter più distinguere le diverse componenti. Certo ci vuole tempo. Ma ci viene da dire anche che lo “scoglio culturale” che ha visto per lunghi anni l’IT relegato (anche per sua volontà: vi ricordate le glass house?) a entità sconosciuta, costosa e di meccanizzazione, sta per essere superato dai fatti. E i fatti sono che il management non può più garantire un’adeguata competitività dell’azienda sul mercato se dietro non c’è un IT a lui vicino per supportarlo e, talvolta, aprirgli anche nuove vie di innovazione.

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