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Università e digital transformation, come fare?

Ecco il sintetico resoconto dell’evento organizzato da Oracle all’Università di Salerno

Pubblicato il 30 Mar 2022

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Oracle ha recentemente organizzato a Salerno, l’evento dal titolo L’accelerazione digitale dell’Università Italiana, chiave di volta per la ripresa del Paese presso il prestigioso Campus campano. L’incontro è nato per mettere a confronto esperienze e visioni tecnologiche, al quale hanno partecipato Vincenzo Loia, Magnifico Rettore dell’Università di Salerno, il prof. Alfredo de Santis, delegato ICT dell’Università stessa, il prof. Paolo Atzeni, Prorettore dell’Università Roma Tre e docente di ingegneria informatica presso il medesimo ateneo e Giovanni Ravasio, VP & Country Leader Cloud Applications di Oracle Italia.

Dal confronto è emerso che il futuro dell’università italiana nascerà da un intreccio tra competenze e tecnologie e da una stretta collaborazione tra pubblico e privato, per dare una risposta alle esigenze concrete della macchina operativa accademica con soluzioni innovative, capaci di rendere gli atenei più efficienti e più attrattivi per gli studenti italiani e stranieri, oltre che pronti a sfruttare al meglio le opportunità del rilancio legate al PNRR.

Punto di partenza del racconto delle esperienze degli atenei partecipanti all’evento è stato, inevitabilmente, lo scenario affrontato dal mondo universitario nel quadro dell’emergenza pandemica. Come ricordato dal Magnifico Rettore Loia, l’Università di Salerno ha compiuto a partire dal primo lockdown del marzo 2020 un enorme sforzo che ha consentito in breve tempo di erogare a distanza i 1200 corsi previsti, di far laureare 13.000 studenti e gestire 350.000 esami completamente in remoto.

Un’azione che si è innestata su un percorso di innovazione affidato al digitale che l’ateneo aveva avviato fin dal 2001, con la progressiva informatizzazione di processi amministrativi e didattici (tra cui verbalizzazione degli esami e delle tesi, supporto all’internazionalizzazione e altro ancora) ma anche di aspetti molto concreti quali la gestione degli accessi o dei parcheggi dell’ateneo, che è uno tra i più innovativi del Sud Italia.

L’Università di Salerno dispone infatti di un grande Campus multi-facoltà, ricco di spazi per attività culturali e sportive per gli studenti (molti dei quali provenienti dall’estero) con oltre 700 alloggi attrezzati su una superficie complessiva di 1.200.000 mq per quello di Fisciano, il complesso principale sito nella Valle dell’Imo, non lontano da Salerno e Avellino (mentre quello della vicina Baronissi, con una superficie di 150.000 mq, ospita il dipartimento di Medicina e Chirurgia).

“La consapevolezza di aver vissuto una situazione estrema non ci ha fatto perdere di vista la necessità di continuare a pianificare la nostra crescita sostenendo con nuove soluzioni la piattaforma molto complessa di back-office – che non si vede, ma che abilita tutte le attività e i processi che gli utenti vedono. E che è di fondamentale supporto anche per la ricerca e la didattica, oltre che base per le attività di attrazione di nuovi e potenziali studenti” spiega Loia.

È quindi stato identificato un percorso per irrobustire applicazioni e piattaforme, e automatizzare attività di amministrazione, scegliendo soluzioni adottate anche da atenei di rango mondiale quali Harvard, Oxford o Stanford.

In particolare, come spiegato dal Delegato ICT dell’Università di Salerno Alfredo De Santis si sta lavorando “sull’integrazione tra front-end e back-end, che punta a semplificare il lavoro dei diversi uffici e a liberare il tempo delle persone per operazioni a valore, basandosi su una piattaforma robusta e in grado di aiutare a riorganizzare e ripensare i processi per renderli più efficienti grazie all’innovazione”.

Anche secondo il prorettore dell’Università di Roma Tre, Paolo Atzeni, il percorso giusto per la digitalizzazione si attiva su queste basi, ma c’è un altro fattore da considerare, dato dall’intreccio di competenze e di esigenze peculiari del settore universitario.

“Per una digitalizzazione realmente efficace – sottolinea Atzeni – è necessario integrare le risorse informatiche e le risorse umane: mettere intorno a un tavolo gli utenti dei diversi servizi e uffici di ateneo, gli esperti IT interni e i fornitori per comporre insieme, con il contributo delle diverse competenze, la soluzione più corretta. In quest’ottica, al momento di adottare nuove soluzioni non bisogna accontentarsi solo di fare una selezione tra le proposte dei vendor: si deve chiedere al fornitore di dare un contributo di vera innovazione e non solo un’offerta di servizi”.

A potersi avvantaggiare dell’innovazione cloud sono per esempio i sistemi di amministrazione, finanza e controllo, che beneficiano ad esempio dalla possibilità di usare soluzioni che consentono simulazioni di scenario utili a formulare in modo più efficace i budget, ma non solo.

”Molte opportunità – aggiunge Ravasio – vengono anche dalla digitalizzazione delle carriere interne e dalla digitalizzazione della cosiddetta carriera studente’, sperimentata con successo dall’Università di Salerno e anche dalla creazione di esperienze digitali personalizzate con il supporto dell’AI, che diventano più attrattive verso nuovi potenziali iscritti.”

I protagonisti dell’evento si sono confrontati poi su alcuni altri temi: il ruolo del dato, le competenze digitali e, naturalmente, l’argomento di maggior attualità per quanto riguarda il rilancio del Paese, ovvero il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Nel quadro dell’innovazione digitale di un’organizzazione così complessa come quella universitaria, il dato ha un ruolo cruciale. Ravasio ha sottolineato la necessità di prendersi cura di tutto il percorso di acquisizione, trasformazione, integrazione e utilizzo finale del dato per alimentare applicazioni o erogare servizi. Questo percorso, come ben evidenziato dal Prorettore Atzeni, “deve essere associato allo sviluppo di una cultura della qualità del dato e della sua interpretazione, perché la comprensione da parte degli utenti e una maggiore maturità consentono di usare le informazioni per creare correttamente indicatori e algoritmi di Intelligenza Artificiale”.

Dati e competenze sono elementi fondamentali anche guardando al futuro dell’università con il filtro del PNRR che (come sottolineato da tutti e tre gli ospiti dell’evento) fa confluire una grande quantità di fondi, sui due assi della didattica e ricerca e dell’ammodernamento generale del sistema.

“La battaglia competitiva delle progettualità che ruotano intorno al PNRR – continua il Rettore – ci vede coinvolti. Una visione olistica di processi e tecnologie offre più stabilità e sostiene meglio le attività di ricerca, i laboratori, la didattica”.

Anche in questo senso Oracle si propone come partner in grado di affiancare il mondo dell’università. L ’azienda ha creato una task-force interna dedicata a studiare le opportunità del PNRR.

“Da un lato il nostro scopo è che le aziende, le organizzazioni adottino soluzioni che siano sostenibili anche oltre l’orizzonte tutto sommato breve dei quattro anni di PNRR. Dall’altro, siamo impegnati sul fronte chiave delle competenze, che ci vede collaborare pro bono al grande piano di formazione digitale del personale lanciato dal Ministero della Pubblica Amministrazione. Affianchiamo il mondo universitario da tempo. Con le piattaforme cloud abilitiamo una pianificazione strategica degli obiettivi di innovazione, che permette agli atenei di crearsi un percorso graduale e flessibile; allo stesso tempo, garantiamo integrazione e li aiutiamo ad adottare un approccio che mette il dato al centro della costruzione di servizi e applicazioni diretti a studenti e docenti, con affidabilità e sicurezza.”

In Italia, per esempio, Oracle collabora da tempo con la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) per lo sviluppo di soluzioni innovative (con una particolare attenzione alla sostenibilità) per le infrastrutture ICT, per la ricerca scientifica e sul versante della formazione, come partner tecnologico e abilitatore di competenze e innovazione per il mondo accademico italiano.

Inoltre, è attivo un accordo di collaborazione siglato nell’estate 2021 con l’Università Federico II di Napoli in ambito sistemi e cloud infrastrutturale e applicativo, per supportare le attività di ricerca e trasferimento tecnologico, e con il Politecnico di Milano nell’ambito della gestione del capitale umano. Nel mondo sono già numerose le università che utilizzano le soluzioni Cloud ERP e HCM di Oracle, per la gestione dei processi di back-end, amministrativo-contabili o del personale: tra queste Princeton, Stanford, Oxford, Cambridge e Harvard, solo per menzionarne alcune tra le più note e prestigiose.

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