Innovazione e It nella Pubblica Amministrazione. Il lungo percorso da compiere

Pubblicato il 17 Feb 2012

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La Pubblica Amministrazione italiana ha sempre meno risorse da destinare all'innovazione. Di fronte a cittadini e imprese sempre più informatizzati e abituati all'utilizzo delle nuove tecnologie, innovare e aumentare l'efficienza rappresentano una necessità per gli enti pubblici. I gap da colmare sono ancora tanti, ma il persorso verso la realizzazione di una Pa digitale è già in atto.

Lo scorso novembre, a Roma, sono stati presentati i dati del 1° Osservatorio Ict nella Pubblica Amministrazione (realizzato da Assinform con il supporto di NetConsulting, per la Pubblica Amministrazione Centrale e Locale, e con Netics, per le Regioni e la Sanità). I risultati della survey mostrano un problema di scarsità delle risorse finanziarie per l’innovazione tecnologica e un andamento della spesa pubblica complessiva in Ict che, negli ultimi anni, ha evidenziato un trend decisamente negativo. Dal 2005 al 2011, infatti, la spesa pubblica in tecnologie digitali è passata da 6.296 a 5.578 miliardi di Euro, con un tasso di crescita medio annuo negativo pari al -2% (figura 1).
Analizzando i singoli settori, si rileva come la spesa Ict sia in crescita solo per la Sanità, che mostra un tasso di crescita medio annuo positivo del 2,4%, mentre negativo risulta quello della Pa Centrale (-3,5%), Pa Locale (-2,3%) e Regioni (-0,9%) (fig. 1).

Figura 1 – La spesa Ict nella Pubblica Amministrazione italiana (2005-2011). Valore in milioni di euro.
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)

Tra le principali cause di questo trend di riduzione della spesa, oltre alle politiche restrittive di bilancio che coinvolgono direttamente gli enti pubblici, è da evidenziare la resistenza al cambiamento che tutt’oggi caratterizza la Pubblica Amministrazione italiana, da cui deriva anche una scarsa capacità delle Amministrazioni nell’ottimizzare i finanziamenti disponibili: almeno il 20% della spesa impegnata sull’Ict, infatti, non si traduce poi in spesa effettiva (ovvero in impegni definitivi di spesa e relative liquidazioni delle fatture ai fornitori).
Dall’Osservatorio emerge anche una forte criticità della Pubblica Amministrazione nel rapporto con la filiera dei fornitori: le gare sono sempre più al ribasso portando di conseguenza a tariffe professionali non sostenibili; i tempi di pagamento sono sempre più lunghi e il dialogo “domanda-offerta” è limitato all’indispensabile.
Alla luce dello scenario emerso, il percorso di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana sembra procedere a rilento, in modo disomogeneo e “a macchia di leopardo”: la presenza di esperienze di eccellenza convive con situazioni di arretratezza ed evidenti gap ancora da colmare.
Tra questi è da sottolineare la mancata realizzazione della piena interoperabilità tra le Amministrazioni, conseguenza di una infrastruttura tecnologica ancora diffusa in modo non omogeneo, di un basso livello di integrazione tra banche dati degli enti, accompagnato da una scarsa standardizzazione del dato.
Anche sul fronte dei rapporti con cittadini e imprese, gli Enti pubblici evidenziano un forte ritardo rispetto ad altri Paesi Ue nello sviluppo di un’offerta di servizi di e-government avanzata: a fronte di una crescita della disponibilità di portali e servizi online rivolti a cittadini e imprese, infatti, l’Osservatorio ha rilevato un livello di interattività ancora molto basso, in particolare sui portali degli Enti Locali, prevalentemente basato sulla sola possibilità di scaricare modulistica. Altrettanto limitati risultano i servizi che permettono il pagamento online: ad oggi solo il 5,2% dei Comuni e il 15% delle Province offrono a cittadini e imprese questa possibilità.
A fronte di questi gap che, ad oggi, rappresentano ancora un ostacolo da superare sul percorso che porterà alla realizzazione di una vera e propria Pa Digitale, la survey ha rilevato anche la presenza di segnali e indicatori positivi che potrebbero accelerare un percorso di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana già in atto.
L’entrata in vigore del Nuovo Cad (Codice dell’amministrazione digitale), a gennaio 2011, sta rappresentando un forte driver per progetti sia di dematerializzazione dei processi sia di sviluppo di nuovi servizi. Inoltre, l’obbligo di utilizzo della Pec – Posta Elettronica Certificata (entrata in vigore dal 29 novembre 2011 per le comunicazioni delle imprese verso la Pa), fornirà una spinta concreta alla digitalizzazione dei documenti pubblici, via obbligata per aumentare l’efficienza e ridurre i costi del Sistema Pubblico.
Durante la presentazione dell’Osservatorio, sono stati evidenziati i risparmi conseguibili dal Sistema Paese con l’utilizzo dell’Ict e con un’adozione sempre più spinta della demterializzazione di processi/documenti della Pa:
– si stima che la dematerializzazione nella Pubblica Amministrazione, in uno scenario di piena adozione della fatturazione elettronica, della Pec e della digitalizzazione del fascicolo e delle pratiche del personale, potrebbe apportare al Sistema Paese un risparmio di 7,5 miliardi di euro all’anno;
– allo stesso modo, nell’ambito della Sanità, i risparmi conseguibili dall’entrata a regime del Fascicolo Sanitario Elettronico si aggirerebbero intorno ai 2,2 miliardi di euro all’anno;
– complessivamente, i risparmi conseguibili a livello di Sistema Paese grazie alla piena digitalizzazione di Amministrazioni, imprese, Sanità, Scuola e Giustizia potrebbero raggiungere i 30 miliardi di euro.
L’Osservatorio ha evidenziato anche i risparmi potenziali derivanti dall’adozione del Cloud Computing nel settore pubblico, strategico per la riduzione di tempi e costi dell’e-government e, dunque, per l’offerta di servizi più efficienti per cittadini e imprese: si stima che l’adozione di servizi Cloud, insieme a sistemi di telepresence, telelavoro e comunicazione su Ip potrebbero apportare risparmi per oltre 2 miliardi di euro.
Alla luce dei risultati emersi dell’Osservatorio, le principali sfide che la Pubblica Amministrazione italiana dovrà affrontare con il supporto dell’Ict per realizzare un vero e proprio “switch-off” verso il digitale sono molte e complesse. La sfida più importante resta sicuramente l’incremento dell’efficienza interna e dell’interoperabilità tra gli Enti verso la realizzazione di una Pubblica Amministrazione 2.0 pienamente integrata, in grado di fornire servizi on-line e di garantire una piena interattività con cittadini e imprese. L’It diventerà una leva fondamentale per il raggiungimento di questo traguardo, guidando azioni di innovazione dei processi, erogazione di servizi sempre più evoluti e interattivi a cittadini e imprese, progetti di dematerializzazione e governance condivisa delle iniziative di tutta la Pubblica Amministrazione.

* Giancarlo Capitani è amministratore delegato della società di ricerche NetConsulting

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