Made by Cindia, capire lo sviluppo economico di due superpotenze

Attraverso il recentissimo libro "Made by Cindia", guardiamo all’impetuoso sviluppo economico dei due grandi paesi asiatici, cercando di capire come collocare in questa tumultuosa crescita, il ruolo delle imprese occidentali e l’evoluzione dell’It

Pubblicato il 17 Ott 2007

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Forse è stato anche un grafico simile a quello riprodotto più avanti in questo articolo ad ispirare a James Popkin, group vice-president e research fellow di Gartner Research e a Partha Iyengar, vice-president e research director di Gartner Research in India, la stesura del libro “IT And the East – How China and India are altering the future of technology and innovation”, pubblicato negli Stati Uniti nell’aprile del 2007 a cura della Harvard Business School Press.
Un libro il cui successo sul mercato americano ha indotto Sperling & Kupfer, in collaborazione con Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi, ad apprestarne con fulminea rapidità la traduzione italiana, alla quale è stato dato il titolo “Made by Cindia – Come Cina e India stanno cambiando il futuro della tecnologia e dell’innovazione”, in libreria già dallo scorso 11 settembre.
Un successo dovuto al fatto che fino ad ora – nonostante ci si stia ormai rendendo conto che il centro del mondo hi-tech, dopo essersi mosso per duecento anni verso ovest ha invertito la propria direzione di marcia, e che nei prossimi decenni quasi certamente non sarà più dov’è oggi – nessuno aveva ancora cercato di studiare seriamente l’impatto che questa svolta epocale potrebbe avere non solo sul futuro dell’It, ma anche sull’economia del mondo occidentale o addirittura su quella del mondo “tout court”.
É tema ricorrente nel libro di Popkin e Iyengar il fatto che il potere economico della Cina potrà influenzare tutte le aziende del mondo, anche quelle non direttamente legate alla sua economia, le quali dovranno necessariamente sviluppare strategie che ne tengano conto. Per quanto riguarda poi in modo specifico l’India, in questo Paese l’interesse per l’It si è trasformata in una vera e propria mania. Sotto molti aspetti, per milioni di indiani delle generazioni più giovani, l’informatica è infatti diventata addirittura un’ossessione.
Oggi Cina e India non solo stanno già sfornando i migliori laureati del mondo in ingegneria elettronica e in scienze dell’informazione, ma lungi da continuare ad essere semplici fornitori di manodopera a basso costo, ben presto saranno in grado di misurarsi con il mondo occidentale non solo in termini di prezzi ma anche di competenze e di capacità. Inoltre, ancora più decisiva per lo sviluppo del loro possibile futuro predominio è la rapida crescita dei loro mercati interni sia tecnologici che di beni di consumo: tra non molto, i due Paesi avranno infatti una capacità di spesa pari a quella di Stati Uniti ed Europa occidentale messi assieme.
Da queste premesse ne discende – secondo gli autori di “Made by Cindia” – che eventuali alleanze costruite sulle competenze complementari dei due Paesi potrebbero generare veri e propri giganti informatici ed economici capaci di mettere in ginocchio non solo le aziende occidentali operanti nell’It ma anche quelle appartenenti a molti altri settori, pur essendo numerosi gli ostacoli da superare affinché questa ipotesi possa effettivamente realizzarsi.
Cina e India sono comunque destinate a diventare sempre più protagoniste della scena economica mondiale, ma la qualità delle informazioni, della ricerca e dei consigli sul come prendere decisioni sempre più critiche nei loro confronti, secondo Popkin e Iyengar è in occidente ancora del tutto inadeguata: “Executive e manager hanno bisogno di una visione unitaria non solo per comprendere meglio la Cina e l’India sia separatamente che congiuntamente, ma anche per valutare le minacce e le opportunità che si prospettano per le loro imprese”.

FIGURA 1 – La crescita di quelle che saranno le potenze economiche dei prossimi anni

Il metodo
Ed è proprio questo l’obiettivo che si sono posti gli autori di “Made by Cindia”, i quali hanno utilizzato nella stesura del libro le metodologie, gli schemi e gli approcci tipici della cultura di ricerca Gartner. Per poter prendere decisioni efficaci è innanzitutto indispensabile poter disporre di informazioni accurate sullo stato attuale della competitività globale di Cina e India e dei loro mercati interni. Successivamente è necessario sviluppare un certo numero di scenari realistici che permettano di valutare non solo l’effettiva possibilità di una crescita economica rapida e continuativa in India e in Cina, ma anche i vincoli sociali, politici o di altro tipo che potrebbero condizionarne le economie. Infine è opportuno individuare una serie di traguardi intermedi, in grado di definire le caratteristiche fondamentali di ciascuno scenario, e punti di riferimento che aiutino a decidere nel tempo che cosa fare, quando e dove investire, come cooperare e competere con questi Paesi.
Il libro è stato quindi organizzato in modo da fornire ai suoi lettori questi tre strumenti decisionali. La prima parte è dedicata esclusivamente alla Cina; la seconda all’India, la terza esamina non solo le straordinarie potenzialità che Cina e India sono in grado di esprimere, ma anche come, attraverso la combinazione delle loro risorse complementari, i due Paesi potrebbero giungere a dominare il mondo in molti settori incluso l’It.
Per ciascun Paese vengono poi presentati tre possibili scenari di sviluppo che si basano sui probabili esiti di una serie di dinamiche di mercato. Questi scenari, che prendono in considerazione le possibili implicazioni per il settore high-tech, vengono classificati in base alla valutazione dei loro diversi livelli di probabilità.
L’analisi degli scenari per la Cina è presentata nel terzo capitolo, quella relativa all’India nel sesto. L’analisi dei tre scenari per il “blocco” Cindia è invece illustrata nel capitolo ottavo che si conclude con una serie di ipotesi riguardanti il modo in cui, nel corso dei prossimi dieci anni, uno scambio di competenze e di risorse complementari sarebbe in grado di creare posizioni difficilmente attaccabili per le alleanze che Cina e India potrebbero sviluppare in molti settori manifatturieri, nei servizi informatici, nell’industria tessile e in quella farmaceutica.
L’ultimo capitolo propone infine otto azioni che dovrebbero essere intraprese da tutte le aziende che intendono prepararsi ad affrontare gli scenari considerati più probabili, e suggerisce le competenze da sviluppare per poter sfruttare le opportunità di investimento che potrebbero comunque prospettarsi in entrambi i Paesi.
In definitiva quello di Popkin e Iyengar – anche per la grande quantità di dati e di informazioni di difficile reperibilità in esso contenuti – è un libro di estremo interesse non solo per tutti coloro che, nelle varie aziende, sono o potrebbero essere chiamati a prendere decisioni o a definire strategie riguardanti il continente “Cindia”, ma anche per chi, pur non avendo simili responsabilità, desidera capire meglio le possibili evoluzioni del mondo in cui vive, un mondo vichianamente sottoposto, è il caso di dirlo, a continui corsi e ricorsi.
I disavanzi commerciali dell’Occidente verso l’Oriente non sono infatti un problema dei nostri giorni ma hanno una storia lunghissima. Già duemila anni fa, ad esempio, la seta e le spezie orientali avevano sedotto Roma a tal punto che alcuni storici ipotizzano che gli enormi esborsi di denaro verso i paesi produttori possano aver contribuito alla crisi economica dell’impero. Inoltre circa 600 anni fa Cina e India concorrevano per il 75% al prodotto interno globale. Potrebbe infine essere interessante riprendere in mano fra qualche anno questo libro e confrontare le sue previsioni con quello che è veramente accaduto…

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