L’innovazione e la ‘gente comune’

Pubblicato il 15 Feb 2012

I lettori di ZeroUno non hanno certo dimenticato l’infelice esordio del “15esimo Censimento Istat della popolazione e delle abitazioni”. Chi legge ricorderà che in questa occasione l’Istat ha dato ai cittadini la possibilità di compilare anche online il questionario che raccoglie i dati del censimento.
L’esordio caotico del censimento online ha innescato il dubbio che questa novità sia stata pensata dai vertici Istat non come una seria iniziativa aziendale – l’apertura di un nuovo canale di comunicazione e di interazione con ‘i clienti’ – da definire e pianificare con cura, ma piuttosto come una sorta di verniciata di modernità; in fondo pensando che a collegarsi al sito Istat, a digitare la password a disposizione, a compilare e inviare il questionario sarebbe stato un numero limitato di persone ‘con la passione di Internet’.
E invece anche all’Istat hanno dovuto prendere atto del fatto che, a dispetto della clamorosa arretratezza delle infrastrutture abilitanti (sembra che in Italia la velocità media di connessione a Internet sia meno della metà dei 6.8 Megabit al secondo disponibili in Romania!) e della complice indifferenza della politica rispetto a questi problemi, cresce la diffusione della Rete e degli strumenti digitali. Ogni giorno in Italia sono attivi sul web 13 milioni di utenti, appassionati di Internet e persone comuni per le quali Internet e gli altri strumenti digitali sono ormai parte delle abitudini e delle pratiche di vita quotidiana.
Del tutto normale insomma che già alle 13 di lunedì 10 ottobre (a metà del primo giorno previsto di consegna del questionari compilati) già 340mila cittadini avessero risposto on line alle domande del questionario. Inevitabile che di fronte a questa del tutto inattesa (dai vertici Istat) partecipazione, i server dell’Istituto risultassero sottodimensionati e andassero in tilt.
Che cosa colpisce negativamente in casi come questi? È l’atteggiamento di sorpresa e di stupore di cui fanno mostra i vertici di enti e servizi pubblici di fronte alla voglia di partecipazione delle persone e alle dimensioni che questa partecipazione può assumere grazie a Internet.
In fondo, questa vicenda è stata l’ennesima dimostrazione che:
– sul piano generale la ‘gente comune’ (di volta in volta identificabile con gli elettori, i consumatori, gli studenti, le aziende) è assai più avanti di quanto non pensino i poteri organizzati (partiti, enti pubblici, burocrazia scolastica o ministeriale,  ecc);
– gli utenti Internet del nostro paese sono assai più numerosi, evoluti e disponibili ad accogliere le iniziative innovative e a fruirne di quanto non pensino le burocrazie politiche, i vertici di enti e servizi pubblici e di ancora molte aziende.

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