“Stabiliamo i nostri centri R&D là dove ci sono le competenze perché per fare ricerca è necessario essere inseriti in un ecosistema costituito da università, politecnici, realtà industriali innovative. Quindi, anche in Europa, abbiamo seguito la mappa dei centri di eccellenza Ict; Milano [che fa capo all’hub tedesco – ndr] è stato uno dei primi, insieme a Germania e Svezia”, esordisce Renato Lombardi, Vice Presidente European Research Center di Huawei, intervistato da ZeroUno nel corso degli European Innovation Days organizzati dall’azienda a Milano nello scorso giugno. 70.000 persone, che rappresentano il 45% del personale dell’azienda, sono impiegate in 16 hub (e nei centri ad essi collegati) distribuiti in tutto il globo; dei 7.700 dipendenti in Europa, 850 sono impegnati in attività di R&D e l’azienda ha annunciato che nei prossimi cinque anni prevede di creare 5.500 nuovi posti di lavoro nel Vecchio Continente, portando le unità di Ricerca e Sviluppo a 1700. Inoltre, Huawei ha realizzato 28 centri in collaborazione con clienti e partner in tutto il mondo, 18 dei quali in Europa, in settori come il wireless, le tecnologie di comunicazione di rete, i sistemi di supporto alle imprese, il settore energetico e le soluzioni Ict.
Abbiamo chiesto a Lombardi di indicarci i principali macro ambiti sui quali l’azienda sta concentrando le sue attività di ricerca: “Lavoriamo molto nell’ambito software defined networking, non in un unico centro di ricerca in quanto le problematiche e le tecnologie che questo tema indirizza sono diverse, anche perché – precisa Lombardi con una battuta – il “software defined” è ancora “undefined”, le potenzialità non sono state ancora pienamente identificate ed è necessario capire bene cosa significa disaccoppiare l’hardware di rete dai livelli successivi, dal piano di controllo e dalle applicazioni”.
L’altro grande topic sul quale Huawei sta lavorando sono i big data e lo sta facendo dal punto di vista dell’infrastruttura tecnologica che sottostà la gestione, l’analisi e l’utilizzo da parte delle applicazioni: “Abbiamo recentemente aperto un centro specifico a Parigi, composto principalmente da matematici che si occupano di data science e studiano gli algoritmi dei big data, per capire come presentare i dati e renderli fruibili alle applicazioni. Per i big data, noi parliamo di 4 strati: il primo è quello fisico, l’hardware, come devono essere i componenti necessari per avere uno storage efficiente sia come costi sia come consumi [interconnessioni a livello di schede e di rack, per esempio – ndr]; il secondo livello concerne l’immagazzinamento efficiente di questi algoritmi affinché si eliminino ridondanze; il terzo è quello che riguarda i data base; infine ci sono le applicazioni, che hanno bisogno di tutto lo stack sottostante per funzionare”.
Il terzo macro ambito riguarda la banda larga mobile, soprattutto, e fissa: “Per mettere il cliente in contatto con tutti questi dati, consentirgli di usufruirne, gestirli ecc. è necessaria una ricerca continua nello sviluppo di tecnologie per l’accesso cablato e mobile, rendere complementare l’accesso mobile con quello fisso ecc.
Concludiamo l’incontro ricordando i Centri presenti nel nostro paese: il Microwave R&D Center di Milano è focalizzato sullo sviluppo di soluzioni e tecnologie microwave; il Mobile Innovation Center a Torino (in partnership con Telecom Italia) si occupa della promozione delle innovazioni in campo tecnologico nell’ambito delle soluzioni mobili, per rispondere alle esigenze degli utenti finali di Telecom Italia; il Network Innovation Center (anch’esso in partnership con Telecom Italia) ha come obiettivo quello di accelerare il processo di adozione di tecnologie avanzate di interesse per Telecom Italia e si focalizza in particolare sull’ultra-broadband a ridotto impatto ambientale, QoS (Quality of Service), QoE (Quality of Experience), comunicazioni convergenti fisso-mobile; il Core Innovation Center di Milano (realizzato con Vodafone) si concentra sullo sviluppo di soluzioni di core network, in aree di Mobile Broadband, Ims (Ip Multimedia Sub-system) e Fmc (Fixed Mobile Convergence).
R&d: in Huawei occupa il 45% del personale
“Stabiliamo i nostri centri R&D là dove ci sono le competenze perché per fare ricerca è necessario essere inseriti in un ecosistema costituito da università, politecnici, realtà industriali innovative. Quindi, anche in Europa, abbiamo seguito la mappa dei centri di eccellenza Ict, Milano [che fa capo all’hub tedesco – ndr] è stato uno dei primi, insieme a Germania e Svezia”, esordisce Renato Lombardi, Vice Presidente European Research Center di Huawei, intervistato da ZeroUno nel corso degli European Innovation Days organizzati dall’azienda a Milano nello scorso giugno.
Pubblicato il 26 Set 2014
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