CIO Survey 2017. Quale CIO per quale trasformazione aziendale?

Secondo i risultati della CIO Survey 2017, realizzata da NetConsulting cube, siamo in presenza di una vera e propria evoluzione nel modo di fare impresa, abilitata dalla tecnologia, in cui i “cantieri digitali” sono in costante crescita. Il CIO sarà costretto a estinguersi?

Pubblicato il 06 Set 2017

Digital-Handshake

MILANO – Quanti sono e quanto incidono sul business i cantieri digitali attivi nelle aziende italiane? È questa la domanda su cui ruota la CIO Survey 2017, giunta alla sua undicesima edizione, realizzata da NetConsulting cube e promossa da Capgemini Italia, Cisco e Tim.
Condotta su circa 70 responsabili ICT delle prime cento realtà private nel nostro Paese, la ricerca ha provato a mettere in evidenza diversi aspetti del percorso verso la digitalizzazione che le imprese stanno intraprendendo, ponendo l’accento anche sulla quotidianità che coinvolge i CIO e sul loro ruolo attuale e futuro.

I principali cantieri digitali della trasformazione

Considerando le iniziative per le quali sono stati effettuati investimenti nel recente passato o per cui si prevede di investire nel biennio 2017-2018, sul primo gradino del podio dei cantieri digitali attivi si piazza il mobile (68% dei rispondenti), seguito dai Big Data (59%), Cloud Computing (56%), Cyber Security (54%) e IoT (46%), con gli ultimi due ambiti in crescita rispetto all’anno precedente.

Si tratta di aree che possono essere considerate ‘capofiliera’ – ha spiegato Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting cube -, capaci di influenzare e generare nuovi cantieri e applicazioni, dando vita a una sorta di digitalizzazione sotterranea che inizia a porsi in evidenza, producendo una forte contaminazione tra le aziende”.

L’adozione di paradigmi digitali pone le basi per la nascita di un nuovo modello di azienda, secondo un’evoluzione radicale che crea così una nuova domanda di ICT e porta un contributo importante alla strategia disruptive che le imprese devono riuscire a mettere in campo.

Figura 1 – Le sfide business 2017/2018 e il supporto dell’ICT – fonte: NetConsulting cube, Cio Survey 2017

Le aziende italiane sono indotte a innovare e la sensazione che ne deriva è di un’accelerazione importante e rapida -ha proseguito Capitani -. L’impatto percepito è per il 39% dei rispondenti a un livello significativo, con una forte influenza sulla relazione con i clienti [93% dei partecipanti, ndr]”.

E se la percentuale risente delle peculiarità dei diversi comparti merceologici, con punte nelle banche, assicurazioni e telecomunicazioni/media, il 70% delle organizzazioni ritiene che per supportare l’acquisizione di nuovi clienti, o migliorare i rapporti con quelli già acquisiti, serviranno strumenti di engagement sempre più basati sui nuovi canali (Web, Mobile e Social) al fine di automatizzare le transazioni e migliorare l’intera customer experience (63% dei partecipanti all’indagine).

Questa maggiore attenzione verso i clienti impone key performance indicator chiari e porta a una trasformazione della customer experience da un livello ‘intuitivo’ a uno ‘strutturato’, creando un effetto psicologico positivo che influenza in modo ‘emozionale’ i CIO”, ha analizzato Capitani.

I nuovi modelli organizzativi in azienda e nei reparti ICT

I cantieri orientati alla Digital Enteprise impattano anche sull’organizzazione e sui processi interni: la pensa così il 73% dei rispondenti, con conseguenze importanti soprattutto sull’interazione tra Io e linee di business, con l’arrivo di nuove figure professionali, con competenze specifiche sui nuovi trend tecnologici, e di profili manageriali con capacità trasversali, di coordinamento e governance, in grado di collaborare con le diverse unità aziendali, in primis il Chief Digital Officer.

Si stanno venendo a creare in modo nativo gruppi di lavoro misti IT e business – ha puntualizzato Capitani – con ambiti quali produzione, logistica e risorse umane che stanno vivendo una forte accelerazione digitale, al fianco di marketing, comunicazione e vendite. Un aspetto difficoltoso, però, riguarda il reperimento di nuove figure con skill adeguati, anche perché pure le professioni non strettamente Ict richiedono un know how ammantanto di Ict”.

A cambiare sono anche gli strumenti di sviluppo, in direzione Agile e API, il modo di guardare allo smart working e il rapporto con fornitori e partner per dar vita a un’azienda sempre più aperta verso l’esterno.

Un’apertura che riguarda in primis le attività di comunicazione, intese come loro maggiore immediatezza e tempestività (per il 71% degli intervistati), seguite dalla possibilità di avviare forme di collaborazione orientate alla condivisione di documenti e informazioni in tempo reale (67%) e dall’opportunità di avere un controllo puntuale sui flussi informativi (63%).

Se i cantieri digitali sono sempre più diffusi e importanti, le tecnologie ICT sono ancora molto orientate a risposte prevalentemente operative, con alcuni CIO impegnati a fornire supporto tecnologico, mentre l’obiettivo resta il coinvolgimento a livello di business. Perché all’interno di uno scenario di mercato in profonda trasformazione, anche il ruolo del CIO continua a essere in evoluzione.

Figura 2 – I cambiamenti nel ruolo del Cio – fonte: NetConsulting cube, Cio Survey 2017

“Lo Shadow IT cresce e molte Lob tendono all’autonomia di spesa per quanto riguarda il budget ICT – considera Capitani -. Il CIO, quindi, non rappresenta più l’unico interlocutore per il CEO per quanto attiene la trasformazione digitale, con il rischio che in azienda si vengano a creare relazioni sì collaborative ma anche conflittuali. Ciò che il CIO deve fare è avere il coraggio di facilitare l’estinzione di sé stesso tradizionalmente inteso, rendendo la propria figura sempre più ibrida, non concentrata solo sulle operation ma sul business, guardando al digitale con grande attenzione”.

Alla domanda sulla proiezione del proprio ruolo nel prossimo futuro, ponendo come orizzonte temporale il 2020, il 66% degli intervistati si vede come attore principale per la gestione dell’equilibrio tra operation e innovazione, ovvero non limitato alla gestione del corretto funzionamento dell’IT, ma sempre più coinvolto nell’interazione con il business e all’introduzione di innovazione, di cui, nel 23% dei casi, si considera principale traino.

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