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AWS Transformation Day 2019: verso la trasformazione ad alta frequenza

Pubblicato il 12 Dic 2019

Cloud2

Il cloud è ormai la scelta obbligata per qualsiasi azienda intenda rimanere competitiva sul mercato digitale. Come affrontare il passaggio alla nuvola invece è una questione molto meno scontata. Ecco perché all’AWS Transformation Day 2019, svoltosi qualche giorno fa a Milano, il pioniere e colosso mondiale del cloud ha fornito una vision dettagliata per una transizione di successo, con esempi concreti e indicazioni su tutti i fronti, dal change management all’application modernization.

Crescita di AWS e investimenti in Italia

Miguel Alava, Director AWS, ha aperto il keynote evidenziando i punti di forza della società come partner per il cloud journey: “Siamo presenti sul mercato dal 2006 e abbiamo maturato l’esperienza per massimizzare l’utilizzo della tecnologia nei diversi casi d’uso. Forniamo oltre 165 servizi differenti e nel 2018 abbiamo rilasciato oltre 1.957 nuove funzionalità. La nostra offerta si basa su un approccio customer centrico: infatti oltre il 90% di quanto proponiamo è frutto dei suggerimenti e dell’ascolto dei nostri clienti. Infine, la nostra politica ci ha permesso di totalizzare ben 75 riduzioni di prezzo dall’inizio dell’attività”. Il mercato sta continuando a premiare la filosofia della multinazionale americana: la crescita 2019 su 2018, calcolata sul terzo trimestre, si attesta al 35%; il fatturato per l’anno in corso è stato stimato di 36 miliardi di dollari, prendendo come riferimento di media i ricavi dell’ultimo Q3 (run rate revenue).

foto Miguel Alava
Miguel Alava, Director AWS

Anche in Italia, l’andamento è positivo e sulla chart dei clienti si leggono nomi importanti del panorama nazionale in qualsiasi settore, da Euronics a Enel fino al Politecnico di Milano. Il nostro Paese è un punto di attenzione importante per Aws: “Siamo partiti con due edge location – spiega Alava – a Milano e Palermo, oggi abbiamo aggiunto due nuovi punti nel capoluogo lombardo e uno a Roma”. Nel 2016 la multinazionale ha comprato Nice Software di Asti pioniere delle applicazioni che sfruttano l’high performance computing (HPC) da remoto; sono stati aperti due uffici, nella Capitale e nella metropoli meneghina. Come sottolinea Alava, a Milano è stato istituito il primo AWS Direct Connect italiano, attraverso cui le aziende locali possono avere un accesso diretto e dedicato ai servizi del cloud provider.

Attribuendo estrema importanza alla costruzione delle competenze, i progetti di AWS in Italia strizzano l’occhio anche alla formazione: le partnership riguardano oltre 30 istituti e i programmi di training hanno già coinvolto circa 5.000 persone.

Il nuovo modello di high-frequency company

Se AWS si prodiga per rafforzare il posizionamento come partner cloud, il punto rimane come attuare una strategia corretta per il journey sulla nuvola. Salito sul palco milanese, Jonathan Allen, Enterprise Strategist & Evangelist di Aws, offre un approccio passo-a-passo incentrato sul modello di high-frequency company.

Secondo Gartner, il 67% delle imprese ritiene di dovere aumentare le capacità digitali per essere competitive. Perciò necessitano di maggiore agilità e velocità nell’abbracciare il cambiamento. “Tuttavia – sostiene Allen – le imprese tendono a mantenere lo status quo, frenate da preoccupazioni circa l’instabilità applicativa, la sicurezza e la compliance, il fallimento dei grandi progetti”. Occorre una svolta seguendo la strada della trasformazione “ad alta frequenza”, per piccoli passi continui e incrementali: il cambiamento insomma deve diventare uno stato organizzativo permanente. “Le imprese che implementano le pratiche high-frequency creano valore 46 volte più velocemente rispetto alle aziende tradizionali” sostiene Allen citando il Puppet Lab State of DevOps Report.

foto Jonathan Allen
Jonathan Allen, Enterprise Strategist & Evangelist di Aws

Cosa sono esattamente queste pratiche? L’elenco non è breve e include diversi ambiti di trasformazione:

  • dai grandi progetti applicativi che rappresentano una scommessa spesso deludente bisogna passare allo sviluppo di unità funzionali ridotte che aumentano la frequenza della creazione di valore;
  • i processi core aziendali vanno continuamente innovati, non protetti e ingessati;
  • le decisioni devono essere data-driven (misurabili e convalidate) e non basate su ipotesi;
  • occorre rompere i silos tra It e business;
  • bisogna evitare la proliferazione di funzionalità e l’espansione ingiustificata dei sistemi, rivalutando costantemente cosa è davvero necessario e ristabilendo le priorità di intervento;
  • l’intervallo temporale tra l’idea e l’implementazione va ridotto, automatizzando i controlli che non devono essere bloccanti ma piuttosto fungere da “guardrail”;
  • infine bisogna essere sempre pronti agli attacchi e ai fallimenti (mai ipotizzare situazioni rosee ideali).

Come concretizzare la trasformazione

Passare al cloud significa compiere un avanzamento sostanziale in direzione dell’agilità desiderata, a livello infrastrutturale e organizzativo. Ma presuppone un deciso cambio di mindset e una forte virata in direzione “high-frequency”.

Come realizzare quindi la trasformazione? La risposta di Allen prevede una roadmap in quattro punti.

Ricorrere ai microservizi

Innanzitutto, “break up the work” ovvero “spezzetta il lavoro” passando dalle applicazioni monolitiche ai microservizi e abilitando un regime di trasformazione continua: “I vantaggi sono evidenti – sostiene Allen -: alta frequenza nella creazione di valore, rischiosità circoscritta, investimenti ridotti che rappresentano una buona carta da giocare in fase di negoziazione con i decisori aziendali”.

Riorganizzare la workforce

Il secondo consiglio riguarda la riorganizzazione e il reskilling dalla forza lavoro interna. In azienda ci sono già tutte le figure necessarie: bisogna solo investire in formazione e aggiornamento delle competenze. Allen sintetizza le altre regole d’oro per la trasformazione:

  • costruire (non comprare) le soluzioni necessarie al business abilitando cicli DevOps;
  • creare piccoli team multidisciplinari e decentralizzati sui diversi progetti;
  • spostare l’attenzione sul cliente
  • optare per soluzioni che rispondono realmente alle sue esigenze e non ai requisiti dei sistemi.

L’agilità diventa così a portata di mano, con il vantaggio di ridurre il debito tecnologico (causato da approcci di sviluppo sbrigativi e applicazioni non sostenibili nel tempo) e avvicinare l’azienda al consumatore.

Automatizzare i controlli

L’automazione della burocrazia è il terzo passaggio fondamentale, che si concretizza: segmentando e standardizzando applicazioni e processi in blocchi riutilizzabili; introducendo controlli automatizzati per la gestione dell’intero progetto, che termina con l’effettivo rilascio.

Integrare la sicurezza

Infine, l’ultimo avvertimento è concepire la security come fattore connaturato alle applicazioni, ai sistemi e al processo stesso di sviluppo. In una realtà dove il rischio di attacco è dietro l’angolo, bisogna essere pronti al peggio, ma anche a fallire velocemente e riprovare. Sicurezza e compliance devono essere integrate nelle soluzioni e diventare il compito (un vero e proprio lavoro) per chiunque in azienda. Sarà quindi possibile costruire sistemi resilienti e costruire un’autentica cultura della security nell’intera organizzazione.

L’esperienza cloud delle aziende italiane

A rafforzare il discorso di Allen, sul palco si sono alternate alcune eccellenze italiane che hanno intrapreso il percorso verso l’agilità e l’innovazione. Nexi, società specializzata nell’offerta di servizi per la gestione dei pagamenti digitali, in soli sei mesi ha completato il passaggio dei sistemi on-premise sul cloud di AWS per supportare progetti analitici e necessità di data management. Grazie alla migrazione, Nexi ha potuto costruire un data lake (arricchito da fonti esterne rispetto al tradizionale datawarehouse), abilitando nuove funzionalità di machine learning. Ha guadagnato inoltre agilità infrastrutturale e velocità di deployment delle risorse, nonché maggiori livelli di sicurezza e compliance anche alla luce delle stringenti normative Gdpr e Pci.

Miroglio invece è un gruppo del tessile Made-in-Italy con oltre mille punti vendita in 22 Paesi del mondo, che sta attraversando un percorso di trasformazione digitale teso al modello omni e multichannel. Con AWS ha concretizzato il passaggio a un nuovo sistema ERP sulla nuvola e implementato una soluzione di disaster recovery economicamente sostenibile. Come sostiene il CEO della società, Francesco Cavarero, “il cloud offre l’opportunità di usufruire delle migliori tecnologie anche per aziende con budget It minori”.

A chiudere il cerchio, è uno tra i più grandi gruppi dell’editoria italiana. Insieme ad Amazon Web Services, RCS ha intrapreso un percorso per efficientare la gestione delle attività digital (che generano il 17% del fatturato aziendale), migrando sulla nuvola del provider ben 203 domini in due mesi. Grazie al nuovo assetto, vengono attualmente gestiti 1,6 petabyte di traffico, 54 miliardi di richieste mensili, 24 canali live. I risparmi ottenuti rientrano nell’ordine del 35%. Sull’onda dell’esperienza positiva, la società ha deciso di estendere la collaborazione con AWS per innovare anche la parte relativa all’editoria cartacea, realizzando un’app per coinvolgere maggiormente gli edicolanti e incentivare le attività dei chioschi.

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