Emc: come sostenere la trasformazione

Trasformazione It, tramite cloud e big data, per abilitare la trasformazione del business. Questa la strategia Emc presentata la scorsa primavera a Las Vegas e che ora viene declinata anche sul mercato italiano, dove può trovare sbocchi interessanti.

Pubblicato il 03 Dic 2012

MILANO – Emc è un’azienda che nel 2011 ha raggiunto i 20 miliardi di dollari registrando e confermando il trend di crescita: “Sono più di dieci anni che cresciamo sia come fatturato sia come presenza sul mercato e capacità di proposta (ricercata soprattutto attraverso acquisizioni in aree tecnologiche specifiche). Ci siamo prefissati di raggiungere i 23 billion nel 2012 e ci stiamo riuscendo, ma vorremo arrivare ai 35 miliardi in pochi anni (2014-2015)”. Apre così i lavori dell’Emc Forum 2012 Michele Liberato, presidente di Emc Italia e member of the board della corporation multinazionale. La user conference è stata ‘riproposta’ in Italia dopo diversi anni di assenza e ha registrato 1400 iscritti, oltre 800 partecipanti effettivi, sintomo forse del fatto che la trasformazione è in atto ma richiede senz’altro di capire quali supporti, tecnologici e metodologici, sono necessari: “Transform It+Business+Yourself”, infatti, è il tema del forum, ripreso dall’evento mondiale tenutosi a Las Vegas lo scorso maggio.

Marco Fanizzi, country manager di Emc Italia

Una trasformazione che dovrebbe partire dall’It, attraverso cloud e big data, ma con una vista e obiettivi di business. Il condizionale è d’obbligo dato che sul palco dell’Emc Forum, Marco Fanizzi, country manager dell’azienda italiana, ha presentato i risultati di una recente ricerca dell’azienda sul tema dell’It Transformation che ha coinvolto, in Italia, 389 tra responsabili aziendali ed It, technical architect, data scientist e responsabili storage e infrastrutture di aziende provenenti da settori differenti: “Il cloud computing visto come strumento di efficienza (per il 49% degli intervistati) batte di poco la manutenzione delle tecnologie presenti in azienda (46%): siamo ancora [necessariamente ndr] troppo attaccati alle gestione dell’esistente e questo frena drasticamente la trasformazione stessa dell’It e, di conseguenza, l’innovazione utile al business”.

Tuttavia, “Le aziende italiane (ben il 64%) dichiarano di essere in procinto di affrontare, entro i prossimi 12 mesi, una trasformazione It significativa – commenta Fanizzi – e se andiamo a leggere quali sono le principali preoccupazioni, incremento dei profitti (55%), sviluppo di nuove soluzioni (45%) e miglioramento della customer experience (37%), intuiamo che la trasformazione non è ricercata per contenere i costi quanto, piuttosto, per aumentare reddittività e competitività”. In altri termini: innovazione. Non solo, in ambito big data e relative business analytics, il 44% crede che la capacità di utilizzo e analisi di questi dati “possa fare la differenza tra aziende perdenti e vincitrici sul mercato”. “Nonostante ciò – riflette Fanizzi – il 62% delle aziende non ha ancora preso in esame l’implementazione di strumenti avanzati di gestione e analisi dei dati. Sintomo che c’è ancora molto da fare per avviare la trasformazione”.

A margine del Forum, abbiamo colto l’occasione per chiedere a Fanizzi alcune indicazioni sull’evoluzione dell’azienda. “La nostra è un’azienda tecnologica che cresce attraverso acquisizioni mirate (14,5 miliardi di dollari in fusioni e acquisizioni dal 2003 al 2011) in aree affini al nostro core business, andando a cercare eccellenze tecnologiche anche di piccole realtà, purché complementari alle nostre tecnologie – specifica Fanizzi -. Fondamentale poi l’area di ricerca e sviluppo che non solo accelera l’integrazione tra le tecnologie esistenti e quelle acquisite, ma lavora allo sviluppo di soluzioni che siano allineate alla reale domanda del mercato (12,3 miliardi gli investimenti in ricerca e sviluppo, sempre tra il 2003 e il 2011)”.

“Solitamente coinvolgiamo direttamente i clienti affinché possano interagire e collaborare con i nostri ricercatori e sviluppatori – ci racconta Fanizzi -. Personalmente, ho fatto la scelta di portare presso i nostri laboratori le aziende che risultano meno soddisfatte (il livello di customer satisfaction viene monitorato attraverso indagini periodiche); a mio parere, è da queste che emergono le criticità principali sulle quali è bene focalizzare lo sviluppo tecnologico al fine di riuscire a proporre soluzioni realmente in grado di dare delle risposte”.

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