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Più potenza di calcolo? Usare il cervello, e copiarlo. Lo fa anche Intel.



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Si chiama Halo Point il nuovo dispositivo realizzato dalla big tech, replicando il funzionamento dei neuroni umani. Le promesse sono due: velocità di calcolo elevate e consumi di energia bassi. Il mercato IT attende di usare il cervello per ridurre il proprio impatto ambientale. 

Pubblicato il 30 mag 2024

Marta Abba'

Giornalista



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Il mondo dei supercomputer chiede aiuto al genere umano in cerca di nuove idee per accrescere i propri poteri. Più che chiedere aiuto, avvia una fase di vero e proprio spionaggio, ma dichiarato, e di plagio, consentito, per spingersi oltre le attuali performance. Lo fa imitando il funzionamento del nostro cervello, un organo che sfiora la perfezione, o per lo meno che promette nuove opportunità di superare le velocità dei tradizionali sistemi computazionali.

Nuovo capitolo per l’AI, nuove opportunità per l’IT

Questa attività di emulazione non è nuova, ma nuovo e inedito risulta il traguardo raggiunto da Intel le scorse settimane. La società con sede principale negli USA ha lanciato il suo sistema neuromorfico, esordendo con dimensioni senza precedenti. Hala Point, così si chiama, è stato progettato proprio a immagine e somiglianza del cervello umano, lato funzionamento e funzionalità.

La sua architettura è estremamente innovativa rispetto ai tradizionali supercomputer proposti, non fosse altro perché questi ultimi si misurano in FLOPS, mentre Hala Point adotta una scala basata su impulsi elettrici.

Con questo annuncio, Intel scrive un nuovo capitolo nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale, oltre che della sua storia aziendale, contribuendo a un incremento di efficienza dei processi che il mercato chiede a gran voce, da tempo. Hala Point, a quanto riferito dall’azienda, avrebbe una potenza di calcolo tale da poter eseguire 20 quadrilioni di operazioni al secondo.

Più cervello, meno impatto ambientale

“Aprendo” questo gigante tecnologico si scopre che è equipaggiato con 1.152 processori Loihi 2, che ospitano complessivamente 1.15 miliardi di neuroni artificiali e 128 miliardi di sinapsi. La sua struttura è distribuita su 140,544 core di elaborazione, le sue potenzialità sono vaste e in parte ancora da esplorare.

Una cosa è certa: l’innovazione tecnologica che apporta riduce anche il consumo energetico, grazie all’integrazione di memoria e capacità di calcolo. Ciò significa molto, soprattutto in una fase in cui il mondo IT ha una forte sensibilità rispetto a temi ecologici, per inclinazione o per business, o per entrambi i motivi. Il suo impatto sull’ambiente è ormai un fattore chiave, in ogni passo avanti che compie. Hala Point, in tal senso, rappresenta una promessa per il mercato, una seconda promessa dopo quella fatta negli scorsi mesi da chi ha lavorato come Intel, ispirandosi al cervello umano.

Il caso più noto è quello di DeepSouth, annunciato lo scorso autunno come il primo supercomputer neuromorfico al mondo. Un progetto realizzato dal Centro internazionale per i sistemi neuromorfici (ICNS) della Western Sydney University e dai ricercatori dell’Università di Melbourne e dell’Università di Aquisgrana, in grado di compiere 228 trilioni di operazioni sinaptiche al secondo.  Previsto in arrivo a giorni sul mercato, anche questo supercomputer porta con sé innovazione e la promessa di maggiore efficienza e meno consumi energetici: a breve potremo verificarne la veridicità. Sarà presentato con il nome di DeepSouth, confermato, ma che merita di essere spiegato. È un omaggio a due sistemi di IBM: TrueNorth, che nel 2014 ha iniziato a progettare macchine che simulavano grandi reti di neuroni, e Deep Blue, che nel 1997 sconfisse il campione di scacchi Garri Kimovič Kasparov in un incontro di sei partite stabilendo un nuovo record per una macchina.

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