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Comunità energetiche più convenienti: la sfida si vince con AI e gamification  

​É necessario rendere le comunità energetiche iniziative fruttuose, oltre che lodevoli, perché sempre più soggetti e non solo pubblici, ne avviino la costituzione. Le piattaforme tecnologiche innovative per crearle e gestirle possono contribuire ma affinché qualcuno le sviluppi ci deve essere mercato, e quindi un buon numero di comunità in fase di formazione. A sbloccare questa situazione di stallo è arrivata la direttiva europea RED II a cui seguiranno altri provvedimenti che fanno ben sperare. Nei prossimi anni l’innovazione tecnologica può diventare l’acceleratore della transizione energetica richiesta con urgenza a tutti i Paesi dell’Unione Europea grazie a strumenti basati su intelligenza artificiale, machine learning e data analysis associati a logiche di gamification prese in prestito dal settore leisure.

Pubblicato il 02 Nov 2021

Comunitá energetiche

Mentre in questi mesi si sta completando lo scenario normativo che può dare il via libera allo sviluppo su larga scala delle comunità energetiche, il mondo della tecnologia che già aveva individuato l’opportunità di supportare queste nuove realtà accelera lo sviluppo della propria offerta per trasformare intelligenza artificiale, data analysis e altre tecnologie innovative in alleati di chi crea o partecipa ai primi progetti pilota. Ce ne sono in numero crescente in tutto il Paese, soprattutto da quando anche l’Italia è stato avviato il processo di recepimento della direttiva europea RED II (2018/2001), ad oggi ancora in corso ma arrivato ad un’importante tappa con una bozza di decreto lo scorso 5 agosto .

​La RED II porta chiarezza e semplificazione

Con un po’ di ritardo, ma non è il solo ad averlo in Europa, il nostro Paese si accinge a concludere il percorso di adeguamento della normativa in materia di risorse energetiche rinnovabili e di comunità energetiche cominciato con il Decreto Milleproroghe del febbraio 2020 che introduceva le definizioni di “Comunità di Energia Rinnovabile” e “Autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente”.

Con il recente recepimento della RED II si introducono infatti alcune novità rispetto alle precedenti regolamentazioni e si chiariscono alcuni punti dando modo ai soggetti interessati di stendere la propria strategia in modo più puntuale e coerente. Le misure più importanti, in ottica di sviluppo di comunità energetiche e di strumenti per supportarlo e favorirlo, riguardano il meccanismo di incentivazione, tramite tariffa erogata dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), e l’approvazione dellabbinamento delle fonti rinnovabili con i sistemi di accumulo per consentire una maggiore programmabilità delle fonti.

In ottica di gestione delle comunità energetiche, è fondamentale la regolamentazione degli incentivi per la condivisione dell’energia e la possibilità di utilizzare i proventi delle aste della CO2 per la copertura dei costi degli incentivi alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica. Quasi d’obbligo, in un Paese come l’Italia, anche alcune misure di facilitazione e semplificazione burocratica per dare una reale spinta alla nascita di queste realtà chiamate a contribuire alla transizione energetica nazionale: iter autorizzativi più fluidi, sportello unico digitale e liberalizzazione o apertura di alcuni mercati in modo che sia davvero conveniente oltre che possibile creare una comunità energetica da zero.

​Sempre più aspiranti comunità energetiche ma PMI e utility in stand by: la mappatura del RSE

Già dal 2019 impegnato a supportate lo sviluppo di progetti pilota e il recepimento della RED II, RSE (Ricerca Sistema Energetico) sta realizzando, in collaborazione con la Luiss Business School, una mappatura di tutte le realtà potenziali candidate a diventare delle comunità energetiche e ha registrato un aumento nelle ultime settimane. Regole più chiare e convenienti, e il Paese si dimostra reattivo e propositivo con una trentina di progetti che aspettano il riconoscimento ufficiale del GSE. “Il nostro non è un semplice database di iniziative – spiega Matteo Zulianello, Vice Responsabile del progetto Comunità Energetiche e Autoconsumo Collettivo del Dipartimento Sviluppo Sistemi Energetici – abbiamo approfondito alcuni aspetti significativi di queste realtà per comprenderne meglio la natura, la genesi e anche come poterle supportare”. Informazioni preziose anche per chi può e potrà sviluppare soluzioni tecnologiche ad hoc anticipando trend che nei prossimi anni potrebbero affermarsi sul mercato.

Omogeneamente distribuite da Nord a Sud, la maggior parte delle aspiranti comunità energetiche italiane sono molto focalizzate sul tema elettro-energetico, dimenticando che la normativa ben precisa come sia loro compito soddisfare i bisogni dei membri di tipo sia ambientale che sociale ed economico. La maggior parte nasce per iniziativa della PA, di Comuni che, spiega Zulianello, “sfruttando finanziamenti per realizzare impianti, li hanno poi messi a disposizione della collettività per costituire comunità energetiche come forma di contrasto alla povertà energetica. In alcuni casi sono co-protagoniste anche alcune associazioni locali come in provincia di Napoli, a San Giovanni a Teduccio, mentre le energy service company che potrebbero giocare un ruolo fondamentale, anche sostituendosi alle PA, oggi sono fuori dai giochi in attesa di un chiarimento normativo quanto mai opportuno. Finché non sanno fino a dove possono spingersi, è difficile che investano in questo tipo di iniziative”.

Un altro soggetto che potrebbe contribuire allo sviluppo e alla diffusione delle comunità energetiche in Italia sono le PMI, in stand by ma per altri motivi: “il loro obiettivo sarebbe quello di minimizzare l’impatto della bolletta energetica in modo indiretto attraverso la distribuzione dell’incentivo, a Imola esiste una iniziativa avviata a questo scopo, ma è complesso valutare fino a che punto ne vale la pena. Il rischio è quello di intraprendere un percorso con un riscontro solo di immagine, senza guadagnarci”. Con il recepimento della RED II che alza la soglia di potenza degli impianti permessi fino a 1 MW, il quadro migliora ma il vero scoglio non è quello normativo: “molte PMI non sono formate sul tema energia e non sono pronte a passare dal ruolo di cliente finale a quello di prosumer come accadrebbe nelle comunità energetiche. Il solo incentivo economico quindi non basta, serve un’attività di formazione e accompagnamento, altrimenti la partita è rischiosa”.

Piattaforme intelligenti e app di gaming a supporto di chi crea comunità energetiche

In questa situazione di stallo, la tecnologia potrebbe essere una chiave di svolta fornendo piattaforme digitali per poter studiare la fattibilità, e valutare adeguatamente la sostenibilità economica delle comunità energetiche con software che permettano di fare simulazioni, in fase di progettazione, per consentire una corretta valutazione dell’impatto economico e ambientale che può avere un nuovo progetto di comunità energetica. Lo stesso strumento dovrebbe poi essere in grado di gestire queste nuove realtà minimizzando gli sforzi di chi ne fa parte nel comprendere come muoversi e massimizzando i vantaggi. Tale bisogno si fa ancora più forte con la presenza di fonti diverse dal fotovoltaico, fa notare Zulianello, “perché introducendo anche impianti eolici o a biomasse, o mini idroelettrici, aumenta la complessità e quella di avere strumenti innovativi a disposizione diventa quasi un obbligo”.

Un esempio concreto, reale e che va anche oltre tutto ciò è Rose Energy Community Platform, un software per la creazione e la gestione di comunità energetiche in grado di monitorare consumi e produzioni energetiche, configurare la quota di ridistribuzione dell’incentivo e stimare le performance economiche delle comunità energetiche. Dotato di intelligenza artificiale, questo strumento può poi prevedere le performance delle nascenti comunità e ottimizzare il bilanciamento e le risorse energetiche mentre, puntando sulla gamification, coinvolge i membri utilizzando dati energetici e engagement.

Realizzata da Maps e rivolta per ora alle PA e alle Energy Service Company la soluzione proposta nasce dal progetto Living Lab Microgrid realizzato nel Campus savonese dell’Università di Genova e poi declinato ad una realtà come le comunità energetiche, non fisica ma virtuale. “In questa sperimentazione realizzata con Enel gli algoritmi di AI e ML e i sistemi esperti erano indirizzati a minimizzare i costi e garantire flessibilità mentre per le comunità energetiche abbiamo dovuto cambiarli per il nuovo obiettivo, quello di ottimizzare l’autoconsumo – spiega Paolo Gangemi , Product Manager di Rose– dal punto di vista elettrico lo strumento risulta semplificato ma dal punto di vista economico, è più complesso. Abbiamo molto investito su questo ultimo aspetto per arrivare a monitorare in real time le risorse e calcolare gli incentivi maturati arrivando a stimare con un algoritmo come avverrà la ridistribuzione. In futuro queste informazioni potrebbero essere trasmesse per generare un flusso di cassa e fornire un elemento di confronto con il dato ufficiale fornito dal GSE”.

A questo Intelligent Energy Management System, rivolto ai developer, si unisce una App per coinvolgere i partecipanti che, facendo leva sulla gamification mira non solo a coinvolgere e motivare i membri della comunità energetica a migliorare il proprio comportamento energetico ma anche a ricordare loro che ci sono aspetti sociali e ambientali da curare, come da normativa e come Zulianello stesso osservava nel mappare i progetti avviati e constatandone la mancanza.

Rose non trascura questo aspetto: “per prima monitora in real time il comportamento elettrico di ogni partecipante e della comunità, indicando un obiettivo di consumo ottimale e invogliando a migliorare nel tempo per massimizzare incentivo – spiega Gangemi – ma tramite app l’utente entra in una dinamica di gaming conquistando badge, premi se migliora il proprio autoconsumo, e viene coinvolto anche da altri punti di vista con iniziative di sensibilizzazione e networking per iniziare a vivere la comunità energetica come un gruppo in cui l’esigenza di sostenibilità economica è importante tanto quanto quella sociale e ambientale”. Questo “giocare” in modo indiretto può diventare una fonte di profitto per una utility che vuole sviluppare una comunità energetica perché fornirebbe dati e informazioni per proporre interventi di efficientamento energetico come anche offerte mirate di upselling e cross selling.

Aprire il mercato MSD per far decollare soluzioni tecnologiche all’avanguardia

La sfida che Rose e tutto il mondo della tecnologia ha colto è quello di far diventare le comunità energetiche una realtà conveniente, anche per le PMI e le utilities, per far crescere i numeri dei progetti mappati da RSE e innescare un meccanismo virtuoso in grado di diffondersi e contribuire in modo importante alla transizione energetica del Paese e al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Unione Europea.

Allo stesso tempo, anche chi potrebbe progettare e proporre sul mercato strumenti tecnologici e innovativi dedicati alle comunità energetiche deve poter avere la certezza o per lo meno una buona probabilità di poter contare su un mercato in via di sviluppo e non limitato a una decina di esperimenti distribuiti sul territorio. Questo tema emerge dalla panoramica delle soluzioni esistenti realizzata dall’Energy Group del Politecnico di Milano in cui le piattaforme sviluppate sono divise in tre principali classi di evoluzione e quelle più all’avanguardia scarseggiano.

“Oltre il 50% delle soluzioni tecnologiche dedicate alle comunità energetiche si occupano solo del monitoraggio dei consumi energetici e della condivisione energia all’interno delle comunità, circa il 30% permette l’ottimizzazione dei consumi energetici tenendo conto delle abitudini di consumo e del profilo di produzione di energia degli impianti di rinnovabili ma l’intelligenza artificiale è ancora poco presente, quasi tutte le piattaforme usano logiche di ottimizzazione adattive – spiega Simone Franzò, Direttore Osservatorio Smart Mobility Report ed Electricity Market Report – le piattaforme avanzate, che permetterebbero di fornire servizi di regolazione a beneficio del sistema elettrico, sono ancora poco diffuse perché il mercato dell’energia MSD (Mercato dei Servizi di Dispacciamento) è stato storicamente precluso ad asset che possono partecipare alle comunità energetiche”. E’ in atto un iter normativo per l’apertura di questo mercato, però, e per chi sviluppa soluzioni tecnologiche abilitanti possono nascere nuove opportunità. Oggi esistono alcuni “timidi” progetti pilota ma quando il mercato sarà aperto “nei prossimi anni potrebbe esserci una diffusione massiva di nuove piattaforme tecnologicamente avanzate e in grado di spingere ulteriormente e significativamente lo sviluppo di comunità energetiche da parte di vari soggetti in tutto il Paese”.

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