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Allineare le aspettative AI agli orizzonti strategici per non restarne delusi. Il report di Deloitte 

Ci si aspetta di ridurre i costi a breve termine e si resta scontenti dell’AI, non badando invece alle opportunità che offre a medio-lungo termine anche economiche e di “saving”. Questa è la situazione fotografata dal nuovo report di Deloitte, che suggerisce di alzare lo sguardo dai conti di giornata, creare una leadership AI e investire sulla propria forza lavoro. Sarebbe il modo per far fruttare investimenti da tempo dedicati a questa tecnologia, invece che confermarli anno dopo anno senza cambiare aspettative e approccio. 

Pubblicato il 18 Nov 2022

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Sanno che è fondamentale e vale la pena investirci ma poi, a conti fatti, non ne colgono i benefici. C’è qualcosa che non quadra nelle strategie di adozione dell’AI delle aziende. Deloitte ha scelto di far luce su questa crepa apertasi nell’innovazione che rischia di screditare il valore della tecnologia protagonista. Intervistando invece 2.620 responsabili della spesa in AI o della gestione della sua implementazione in tutto il mondo, ha scoperto trend che spiegano come mai “non rende”.

Investimenti AI crescono, insoddisfazione anche

Il tema al centro della quinta edizione del rapporto “State of AI in the Enterprise” di Deloitte sono le ragioni nascoste dietro alla sua implementazione “non soddisfacente” oggi registrata su larga scala. Sarebbe infatti inutile e scontato testimoniare la pervasiva presenza dell’AI nelle strategie delle aziende di ogni settore e Paese. Esse stesse, per prime, sono più interessate a capire come trarne valore e ricavarne risultati, creando nuove opportunità.

Una cosa è certa: finora non si è registrato un calo di credibilità, visto che la percentuale di chi ha implementato almeno tre applicazioni AI-based è passata dal 62% al 79%. Potrebbe però essere un rischio imminente, visto che è aumentata anche la quota di chi non ha ottenuto i risultati desiderati. Si passa, in un anno, dal 17% al 22%.

Al momento, tra i partecipanti al sondaggio di Deloitte, prevale ancora la volontà di aumentare in futuro gli investimenti in intelligenza artificiale “per ottenere maggiori benefici”, ma è una percentuale in calo, dall’85 al 76%. Solo il 3% vuole ridurli però, molto probabile che ci si stia quindi avviando verso una fase di stabilizzazione.

La qualità dei risultati, secondo Deloitte, non è legata alla quantità di investimenti, quanto a obiettivi e aspettative a essi associati. A quanto emerge, il 78% degli intervistati mira principalmente a ottenere risparmi sui costi. Un bisogno comprensibilmente forte, ma che rischia di “accecare” le aziende, facendo loro trascurare le numerose opportunità di trasformazione che questa tecnologia può offrire.

Leadership e workforce “a bordo” per un’AI fruttuosa

Il messaggio trasmesso tra le righe e tra i numeri di questo report è una sorta di “call to action”. È necessario riprogettare le operazioni aziendali intorno all’AI per trarne il massimo beneficio.

Per compiere questo passo, essenziale sarebbe la presenza di una chiara e affermata leadership e di una consapevolezza diffusa dell’importanza dell’AI. La fotografia scattata da Deloitte mostra che entrambi i requisiti sono poco presenti a livello globale. Solo il 43% degli intervistati ha dichiarato di aver nominato un leader responsabile dell’effettiva collaborazione tra persone e AI. Si scende al 21% se si guarda chi ha istruito attivamente i lavoratori sulle modalità di applicazione più efficaci dell’IA.

Prima di dichiararsi insoddisfatti, quindi, secondo Deloitte sarebbe necessario preparare un “terreno fertile” per implementare con successo queste tecnologie. Nel farle scalare, la sfida è invece quella di gestirne i rischi e conquistare il consenso dei manager per assicurarsi finanziamenti e risorse umane dedicate e determinate. Non hanno tra le mani uno strumento di risparmio rapido ma una chiave per accedere a nuove opportunità e orizzonti.

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