Automazione dei processi It, così si promuove la trasformazione digitale

Da un nuovo report Idc, reso pubblico da Dimension Data, emerge che lo staff dedicato alle It operation investe più del 30% del proprio tempo per evadere richieste di nuovi servizi e per la risoluzione delle problematiche, dedicando solo il 15% del tempo a progetti innovativi. Una situazione che potrebbe ‘mettere a rischio’ la trasformazione digitale delle imprese

Pubblicato il 13 Mar 2017

Le aziende che non trasformano i propri modelli di business potrebbero perdere opportunità di mercato future. È ormai da qualche hanno che il ‘monito’ echeggia su più fronti ma ad avvalorare questa tesi adesso ci sono i dati di un report che Dimension Data ha commissionato ad Idc, dal quale emergono alcuni spunti interessanti che ZeroUno ha voluto approfondire con Enrico Brunero, Service Unit Manager, ITaaS Service Unit della società.

Secondo i dati raccolti da Idc (che ha intervistato responsabili It e manager di 275 aziende in 10 paesi con più di mille dipendenti), più del 30% del tempo delle It operations in azienda viene ‘speso’ per evadere richieste e risolvere problematiche. Situazione che come conseguenza si porta un calo del 25% anno su anno di ‘opportunità’, intese come possibilità di fare innovazione, per esempio, per il miglioramento dell’ingaggio con i clienti, l’adozione dell’IoT o l’utilizzo dei big data e data analytics, tutte aree che contribuirebbero invece ad accelerare la trasformazione digitale delle aziende.

Enrico Brunero, Service Unit Manager, ITaaS Service Unit, Dimension Data

“La perdita di opportunità deriva dal fatto che si spende ancora troppo tempo a livello di It operations spesso per processi ed attività che potrebbero benissimo essere automatizzate e quindi gestite con più efficienza e minori costi”, è la prima chiave di lettura interpretativa di Brunero. Lo stesso report di Idc evidenzia che solamente il 20-25% delle organizzazioni dichiara di aver automatizzato e ottimizzato completamente la propria infrastruttura (ci sono realtà che possiedono un’automazione limitata, 13%, o che, addirittura, non hanno per nulla automatizzato i processi, nel 10% dei casi), “lasciando quindi intuire quanto sia complesso intraprendere percorsi di efficientamento prima ancora che di trasformazione”, spiega Brunero.

Ciò che serve, è il suggerimento del manager, “è innanzitutto un approccio sistemico che partendo dall’analisi dell’esistente permetta di tracciare un piano evolutivo coinvolgendo non solamente l’It ma anche il business. L’automazione è indubbiamente una prima chiave per ‘liberare’ l’It e fare in modo che possa dedicare tempo e risorse (umane e tecnologiche) all’innovazione o alla creazione dei servizi digitali utili al business; questo significa però intervenire sulla revisione dei processi interni e sull’ottimizzazione delle It operation”.

Una soluzione quindi non semplice da seguire ma che può trovare nelle tecnologie e nel cloud validi alleati: “Il modello di gestione delle It operation può essere ottimizzato mediante scelte tecnologiche (si pensi per esempio ai sistemi convergenti ed iperconvergenti che semplificano notevolmente la gestione dell’infrastruttura) e attraverso nuovi paradigmi di adozione delle stesse (per esempio attraverso il cloud computing). Come Dimension Data, cerchiamo di trovare sempre il giusto equilibrio tra innovazione tecnologica ed onere di gestione e manutenzione dei sistemi”, spiega Brunero. “Il nostro obiettivo è ridurre l’effort che serve per queste attività e lo facciamo attraverso differenti livelli di servizio, dalla gestione ‘in house’ dei sistemi aziendali (prendendo in carico eventualmente la loro evoluzione tecnologica) fino alla gestione dei servizi cloud aziendali (con l’obiettivo appunto di liberare le risorse interne da queste incombenze) che significa anche gestire servizi multicloud in un unico ambiente di tipo private, interamente gestito da noi ma con la libertà, per l’azienda, di scegliere se avere le tecnologie all’interno del proprio data center oppure se sfruttare i nostri siti (offerta che ricade sotto il cappello chiamato ‘private cloud enterprise edition’)”.

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