Micro Focus punta la ‘fiche’ su Borland

Mantenere Borland come brand anche dopo l’acquisizione è stato il primo segnale della strategia che Micro Focus intende adottare sul fronte della software quality. Oggi, nell’azienda controllata confluiscono anche le tecnologie provenienti dalla precedente acquisizione del ramo di business di Compuware relativo all’application testing, garantendo così la ‘copertura’ di tutte le fasi del ciclo di sviluppo: definizione dei requisiti, sviluppo, testing, rilascio e gestione

Pubblicato il 05 Set 2014

Il percorso di innovazione di Micro Focus in ambito mobile e Agile è stato riconosciuto ormai qualche mese fa anche da Gartner che ha posizionato l’azienda tra i leader del 2013 nel quadrante delle Integrated Software Quality Suite. Tenendo conto di execution e visione complessiva dell’azienda, nel report della società di analisi americana si fa riferimento all’importanza dei processi di testing i quali, “pur risultando costosi, sono necessari perché la qualità del software ricade inevitabilmente sul business, oltre a generare insoddisfazione del cliente/utente e rendere spesso necessario un aumento delle attività di sviluppo e manutenzione”.

Giuseppe Gigante, I&Gme Regional Marketing Manager di Micro Focus

L’avere a disposizione un set di strumenti e practice predefiniti in ambito software quality, tuttavia, non è di per sé distintivo. Abbiamo dunque chiesto a Giuseppe Gigante, I&Gme Regional Marketing Manager dell’azienda, quale sia la strategia di Micro Focus e quale il peso della proposta in ambito software quality rispetto al core business tradizionale dell’application modernization. “Ci stiamo muovendo sempre più verso un allineamento tra l’offerta tradizionale legata al ‘mondo Cobol’ e quella che oggi racchiudiamo sotto il brand Borland, sia come sviluppo tecnologico e ambito di offerta sia come struttura organizzativa e modello di go-to-market”, risponde Gigante. “Ciò non significa che l’ambito tradizionale debba diminuire in termini di business e profittabilità; tutt’altro, l’introduzione di Visual Cobol (‘il Cobol ad oggetti’) sta dando ottimi risultati e ha già buoni livelli di penetrazione anche in Italia. Parallelamente, però, intendiamo sviluppare al meglio la nostra proposta nell’ambito del testing e della software quality perché riteniamo sia una delle aree di maggior criticità (e opportunità) rispetto ai trend attuali e futuri, tecnologici e di business delle aziende”.

A testimoniare concretamente l’efficacia della strategia sono i numeri: “Dopo l’acquisizione di Borland e quella delle soluzioni di testing e application quality di Compuware (nel 2009), per gli anni immediatamente successivi il nostro business proveniva ancora per l’80% dai progetti di modernizzazione applicativa; oggi la bilancia è spostata sul rapporto 70-30 ma prevediamo di arrivare a 65-35 nel breve periodo”, dice Gigante , che aggiunge: “Abbiamo deciso di mantenere Borland come brand perché era già fortemente riconoscibile dal mercato; sotto di esso abbiamo fatto confluire tutte le tecnologie che oggi ci consentono di coprire tutte le fasi del ciclo di sviluppo e rilascio del software: definizione dei requisiti, sviluppo e testing, rilascio, manutenzione/gestione. Indirizziamo in quest’ottica ‘unificata’ anche tutte le attività di ricerca e sviluppo che procederanno sul fronte dell’integrazione e dell’arricchimento tecnologico”.

L’obiettivo è riuscire a garantire una ‘connessione’ tra tutti gli elementi della filiera dello sviluppo applicativo, “attraverso una visione che si basa sulla totale apertura verso l’integrazione delle nostre tecnologie con le altre soluzioni di mercato e già presenti nelle aziende. Il nostro riconosciuto approccio al ‘riutilizzo’ vale anche per la software quality, non solo per il Cobol”, conclude Gigante.

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