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Smart Working: la PA sarà agile al 10%

Anche nella PA si apre finalmente il sipario sullo Smart Working: nel giro di tre anni, almeno il 10% dei dipendenti pubblici che richiederanno l’adozione di forme di lavoro agile potranno accedervi, senza rischi di compromissione per la carriera professionale.

Pubblicato il 24 Ott 2017

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In vista dell’obiettivo di consentire l’accesso allo Smart Working entro tre anni almeno al 10% dei dipendenti pubblici che ne faranno richiesta, la Presidenza del Consiglio ha predisposto il progetto Lavoro agile per il futuro della PA. Pratiche innovative per la conciliazione vita-lavoro, incentrato su un’azione di sistema per sviluppare e diffondere lo Smart working negli enti pubblici a livello centrale, regionale e locale in tutta Italia, con il sostegno di 5,5 milioni di euro provenienti dai fondi comunitari.

“Il nostro piano d’azione per sperimentare anche nella PA forme agili di organizzazione dell’attività lavorativa nello spazio e nel tempo – ha spiegato Monica Parrella, Dirigente generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri presentando il progetto al convegno Smart working: sotto la punta dell’iceberg dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano – si sviluppa attraverso la realizzazione di approfondimenti teorici, manuali e toolkit, in connessione con le pari opportunità, l’attivazione di una rete stabile di attori significativi a supporto dell’azione di sistema e la realizzazione di azioni di comunicazione e sensibilizzazione. A tale proposito, per esempio, ci piacerebbe riuscire a portare anche in altre città italiane il modello della Giornata del Lavoro Agile di Milano [promossa dal Comune di Milano ogni anno dal 2014 è una giornata nella quale le aziende coinvolte sperimentano attività in Smart Working ndr]: a cominciare da Roma stessa, su cui gravitano ogni giorno ben 380mila dipendenti pubblici”.

L’introduzione del lavoro agile anche nella PA ha subito risvegliato l’attenzione dei ricercatori dell’Osservatorio Smart Working, che hanno monitorato per la prima volta la situazione di 289 enti pubblici, tra Organi dello Stato, Regioni e Province, Comuni, Comunità montane, Città metropolitane, Camere di commercio, Parchi, Aziende sanitarie locali, Scuole e Università.

Solo il 5% degli enti analizzati dichiara di aver attivato progetti strutturati e un altro 4% pratica lo Smart Working informalmente. In compenso, sulla spinta dell’approvazione della legge 81/2017, delle iniziative del Dipartimento Pari Opportunità e della direttiva della riforma Madia, il 48% degli enti intervistati dichiara interesse per una prossima introduzione. Come nel privato, anche nel pubblico le dimensioni contano: il 67% degli enti che dichiara di avere già iniziative, formali o informali o di volerle introdurre entro i prossimi 12 mesi, occupa oltre 100 addetti. Sono però pochi i casi in cui le sperimentazioni riguardano team estesi, anche a causa della minore adeguatezza di dotazione tecnologica per il lavoro da remoto.

Le leve di flessibilità nella PA Fonte: Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano

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