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Nutanix NEXT conference: l’infrastruttura It si farà invisibile all’utente

All’evento americano la società diventata in breve leader del mercato delle strutture iperconvergenti presenta una serie di soluzioni SaaS e PaaS che ne estendono le capacità di gestione e controllo ai database, ponendo una seria premessa a una strategia di offerta che punta alla virtualizzazione e al controllo di un’infrastruttura resa trasparente alle applicazioni in casa come sul cloud

Pubblicato il 16 Mag 2018

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NEW ORLEANS – Nella settimana dal 7 all’11 maggio le immense strutture del Morial Convention Center di New Orleans, Louisiana, hanno ospitato la NEXT Conference 2018 di Nutanix. Una società che, come è stato orgogliosamente mostrato in apertura dei lavori, è diventata in pochi anni (è nata nel 2009) leader globale per capacità di esecuzione e completezza di visione nel ‘magic quadrant’ Gartner per le strutture iperconvergenti, superando realtà del calibro di Dell-Emc, VMware, HPEnterprise.

Questa crescita, che nel corrente anno fiscale la porterà molto probabilmente al suo primo miliardo di dollari (ha già superato i 500 milioni) e che Dheeraj Pandey, che di Nutanix è stato cofondatore ed è il Ceo, intende addirittura portare a 3 miliardi entro il 2021, non è solo dovuta al rapido sviluppo di un’offerta così giovane che il già citato ‘magic quadrant’ è il primo che Gartner abbia elaborato per questo mercato ma a un’inedita visione dello sviluppo dell’IT da parte dei fondatori. Ossia, che la strada per l’iperconvergenza, cioè la fusione di funzionalità server, storage e rete sia all’interno che all’esterno del perimetro dell’IT aziendale (leggi: cloud pubblico) non poteva che passare da una piattaforma software capace di dialogare con tutte le realtà, hardware e software (due termini che continuiamo ad usare per comodità, ma i cui confini sono sempre più labili) costituenti l’infrastruttura al servizio delle applicazioni.

Dheeraj Pandey
Il cofondatore e Ceo di Nutanix, Dheeraj Pandey nel corso del suo intervento

Da qui una visione che poggia su tre punti: il primo è che occorre una piattaforma software che agisca sui componenti del data center come un sistema operativo agisce sui componenti di un sistema; il secondo è che l’adozione pratica di tale piattaforma non può essere che in forma di servizi cloud; il terzo è che perché funzioni bisogna che venga recepita dalle tecnologie presenti in un data center. Da qui la crescita delle partnership (più di settanta nomi dell’IT hanno sponsorizzato l’evento di quest’anno) e la parallela crescita della partecipazione alle convention Nutanix, dagli 800 del primo anno ai 5.500 di oggi, in rappresentanza di una comunità che ha superato i 68 mila membri.

multicloud nutanix next
I problemi, ma anche i pregi, degli ambienti multicloud

Ma tutto ciò per Dheeraj Pandey, non basta. “Noi già aiutiamo le macchine a fare di più – ha detto nel punto-chiave di un intervento che in gran parte è stato dedicato a un’analisi dello sviluppo delle soluzioni di virtualizzazione ed esternalizzazione delle risorse IT dal 2012 a oggi – ora stiamo lavorando per renderle invisibili all’utente”. Proseguendo nel suo intervento Pandey ha aggiunto: “…sia le leggi della fisica (intendendo i limiti dei sistemi – ndr) sia le leggi della delocalizzazione economica portano al multicloud, ma questo presenta molti problemi: di governo, di sicurezza, di spreco di risorse e anche di valutazione economica tra l’acquisto e il pay per use”. La conclusione? “Un’infrastruttura resa trasparente alle applicazioni (un concetto un po’ meno forte dell’invisibilità all’utente sostenuta poco prima ma forse più chiaro – ndr) in modo che queste possano migrare dall’interno all’esterno del data center sposando la flessibilità del cloud alla prevedibilità e sicurezza di un sistema on premises”.

Le nuove soluzioni

Con queste dichiarazioni la parola è passata ai fatti, cioè alle presentazioni e alle demo delle novità di offerta, che condotte in alternanza da Binny Gill, CTO per i servizi cloud e Sunil Potti, Chief Officer per lo sviluppo dei prodotti più altre figure di responsabili per le tecnologie, hanno occupato gran parte delle quasi tre ore della sessione generale del 9 maggio. Tralasciando i pur numerosi miglioramenti introdotti nelle nuove release (le 5.5) di Acropolis, la piattaforma di servizi di virtualizzazione al cuore dell’Enterprise Cloud OS il super-sistema operativo della visione Nutanix; di Prism (la suite di management tool) e di Calm (per l’automazione del provisioning delle risorse cloud), conviene esporre le tre maggiori novità della Next Conference 2018, ossia Beam, Era e Flow.

Beam è un potente strumento di gestione in grado di fornire piena visibilità sull’utilizzo degli ambienti cloud pubblici tramite analisi in tempo reale e proiezioni svolte con tecniche di AI e machine learning. In pratica assolve a tre compiti: ottimizzare l’impiego del cloud pubblico, sia scegliendo le risorse più adatte all’applicazione sia eliminando quelle poco utilizzate; permettere un controllo centralizzato della spesa totale (difficile da prevedere) generata dai vari comparti IT, abilitando una politica cloud economy-oriented; monitorare i livelli di sicurezza e di conformità normativa delle risorse in atto, mettendo l’impresa utente al riparo dai rischi connessi. Un compito, quest’ultimo, che a nostro parere sarà molto apprezzato da chi teme le incognite di servizi cloud non sufficientemente certificati. Da notare inoltre che Beam, disponibile già da ora, si può usare anche come SaaS stand-alone, al di fuori della piattaforma Enterprise Cloud OS.

Era, che attualmente è in beta test presso alcuni clienti e la cui disponibilità è prevista dopo la metà anno, va invece a potenziare l’Enterprise Cloud Os con nuovi servizi PaaS dedicati alla gestione dei database. Allo stato attuale di sviluppo, le maggiori caratteristiche di Era sono due: semplificazione delle funzioni di back-up incrementale (dette anche di “time-machine”, dalla soluzione introdotta da Apple nel Mac OS X) e semplificazione e automazione delle funzioni di duplicazione e ripristino. Le due cose, che sono ovviamente correlate sia come tecnologia sia come impiego, permettono una notevole semplificazione delle operazioni e soprattutto una sensibile riduzione dei costi operativi, sia per il risparmio di tempo dello staff IT sia per il risparmio di capacità storage richiesta (che secondo Idc è per il 60% assorbita dalla produzione delle copie). In seguito, i servizi Era saranno estesi al database provisioning, in modo da costituire di fatto un’intera soluzione di db lifecycle management.

La terza e più importante novità della Next Conference, Flow, è anche la prima che usa parte della tecnologia di Netsil, start-up fondata nel 2012 dai fratelli Harjot e Tanveer Gill, ricercatori alla Pennsylvania University, che solo due mesi fa è stata acquisita da Nutanix per 74 milioni di dollari in azioni. Si tratta di una piattaforma SDN (sw defined networking) che con tecnologie di reverse engineering permette, partendo dall’analisi della rete, di monitorare e visualizzare il comportamento delle applicazioni che girano su ambienti ibridi, public cloud e on-premises. Nata per fronteggiare i problemi di complessità posti dal crescente impiego di microservizi e container, la cui gestione sfugge ai tipici strumenti di application management, la tecnologia Flow, le cui funzionalità sono state integrate in Acropolis, risolve il problema alla radice. Analizzando prestazioni e disponibilità del networking nei confronti delle applicazioni si ottiene infatti un controllo granulare sui carichi di lavoro dei microservizi che ne abilita la gestione. Due importanti risultati “accessori” di tale attività sono un governo della sicurezza centrato sul funzionamento dell’applicazione (e non sul perimetro del suo ambito operativo) e una capacità di autoriconfigurazione della rete in funzione degli eventi e dei carichi di lavoro non ottenibile altrimenti. Con Flow la piattaforma Nutanix diventa veramente globale, potendo gestire via software l’insieme delle funzioni e dei componenti del data center.

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