Itas: dalle infrastrutture al software, cloud by opportunity

L’impresa assicuratrice ha scelto la soluzione integrata di Cloud Sourcing offerta da Dedagroup. Il progetto ha previsto l’esternalizzazione delle infrastrutture, con inoltre servizi di virtualizzazione dei desktop e dei laptop. Avviate anche le prime iniziative SaaS.

Pubblicato il 10 Lug 2015

Un progetto cloud vincente è un percorso graduale, che richiede innanzitutto capacità di gestire il cambiamento sotto il profilo sia tecnologico sia culturale, aprendo la strada a numerosi vantaggi in termini economici e organizzativi, come dimostra l’esperienza di Itas Mutua. Attiva dal 1821, la società è la più antica impresa assicuratrice in forma di mutua in Italia, posizionata tra le prime 14 aziende a livello nazionale nel campo Insurance.

Verso il modello IaaS: come e perché

Nel 2011, per allineare i propri sistemi informativi agli obiettivi di crescita e innovazione dettati dalle linee di business, ha avviato un progetto di esternalizzazione dell’infrastruttura It che le ha consentito significativi miglioramenti in termini di agilità, ottimizzazione dei costi e dei servizi, continuità ed efficacia di risposta. All’iniziativa IaaS è seguita una fase di virtualizzazione di desktop e laptop, fino alle prime sperimentazioni in ambito SaaS.

“Il progetto – racconta Marcello Finocchiaro, Responsabile Divisione Servizi Informatici di Itas Mutua – è stato sviluppato in concomitanza con il cambio di sede nel palazzo progettato da Renzo Piano. Spostare il data center nel nuovo edificio avrebbe richiesto un impegno economico e un dispiego di competenze ingenti. Per questo abbiamo deciso di optare per una soluzione cloud fornita da Dedagroup e regolata da un contratto quinquennale”. A guidare la scelta hanno concorso altri driver importanti: “L’estensione degli orari di disponibilità verso la modalità 24×7 – precisa Finocchiaro -, visto che avevamo aperto i sistemi aziendali a servizi web, social e mobile; la sicurezza delle infrastrutture per rispondere alle normative stringenti che caratterizzano il settore Finance; la scalabilità così da coprire le future esigenze It dell’azienda senza effettuare investimenti diretti, ma con un piano di spesa definito e prevedibile”.

Marcello Finocchiaro, Responsabile Divisione Servizi Informatici di Itas Mutua

La decisione di affidarsi a Dedagroup è stata motivata anche dalla condivisione nell’approccio a questo importante processo di trasformazione; un progetto di questo tipo, infatti, richiede non solo il presidio della componente tecnologica, ma implica competenze di carattere organizzativo e capacità di supporto al change management che Itas ha riconosciuto in Dedagroup. Le tappe della roadmap progettuale di Itas possono essere così riassunte: a metà del 2012 è iniziata la fase di assessment per l’esternalizzazione delle infrastrutture e l’integrazione con il servizio di Disaster Recovery già attivato in precedenza con Dedagroup; nel 2014 il servizio è stato portato a pieno regime e a febbraio l’intera popolazione aziendale (circa 450 dipendenti) è stata trasferita nella nuova sede con tutte le postazioni di lavoro già funzionanti grazie al progetto congiunto di Virtual Desktop Infrastructure (VDI); all’inizio del 2015 è stato esternalizzato anche il servizio relativo ai portatili, che sono ancora macchine fisiche, ma possono collegarsi a sessioni virtuali. Come spiega Finocchiaro, la soluzione di cloud sourcing e l’architettura infrastrutturale adottata e opportunamente potenziata sarà abilitante per semplificare le operazioni di integrazione nei servizi data center e VDI dell’operatività dei branch italiani di Rsa (Royal & Sun Alliance Insurance), recentemente acquisiti, dopo l’incorporazione in ITAS Mutua, a partire dal prossimo anno.

La nuvola, un atto di fede da gestire per gradi

Il cloud, secondo il Responsabile It, è quasi un “atto di fede” (“bisogna procedere per gradi, ma crederci profondamente”) e richiede un deciso cambio di mindset, spostando l’attenzione dalla tecnologia al livello di servizio: l’importante è ottenere le performance e la continuità operativa concordata contrattualmente, a prescindere dagli asset It e dai brand utilizzati. “L’esternalizzazione permette di usufruire sempre di soluzioni allo stato dell’arte come difficilmente si avrebbero mantenendo i sistemi in-house. Fondamentale è comunque costruire all’interno una base solida di conoscenza tecnologica e conservare la governance sulle risorse It. In Itas, abbiamo scelto di tenere il presidio della funzione di esercizio: è la componente più vicina al business e allo sviluppo applicativo, quindi può fungere da ‘cinghia di trasmissione’ nella relazione con il fornitore, avendo visibilità sia sulla tecnologia sia sui processi. Il processo di transizione verso il cloud va gestito attraverso un mediatore tra azienda e provider”.

La migrazione delle infrastrutture è servita a Itas per prendere confidenza con il cloud e iniziare progetti anche in ambito SaaS: “Non su applicazioni core, almeno per il momento”, precisa Finocchiaro che prosegue: “Stiamo infatti utilizzando la soluzione di Zucchetti per le risorse umane attraverso la nuvola di Telecom Italia, che è anche il nostro fornitore per i servizi di connettività e Tlc. Stiamo pensando di estendere il modello cloud anche ad altre applicazioni, beneficiando di vantaggi quali la regolarità del servizio e le condizioni d’uso standardizzate. Attualmente il nostro applicativo di Customer Relashionship Management (SugarCrm fornito da OpenSymbol) gira sul cloud di Amazon, ma vogliamo portarlo nel nostro data center Dedagroup così da lasciare la parte di sviluppo applicativo, in termini di evoluzione e innovazione di prodotto, al fornitore, mentre la parte di manutenzione rimane interna per avere maggiore rapidità di intervento”.

Insomma, una volta presa dimestichezza con lo strumento, si aprono le strade a modalità di sourcing miste: “Non bisogna essere talebani nelle scelte (o tutto in casa o tutto sul cloud) – afferma Finocchiaro – ma trovare ogni volta la soluzione ottimale per la specifica esigenza contingente. Occorre essere pronti a ritornare sui propri passi, cambiando anche fornitore se necessario o modalità di approvvigionamento sulla base delle necessità in divenire”.

Finocchiaro ammette che il passaggio al SaaS non avviene in modo del tutto trasparente: agli utenti occorre un minimo di adattamento: “Queste situazioni di transizione – conclude il top manager – vanno gestite con una corretta comunicazione mettendo sempre in evidenza i vantaggi derivanti dalle novità introdotte: ad esempio, i tempi dei disservizi vengono minimizzati ed è possibile lavorare sempre e ovunque.  È chiaro che ogni cambiamento presuppone un adeguamento, ma con il cloud si ottengono benefici reali”.

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