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NetApp Insight 2017. Estrarre valore dai dati, l’oro nero delle aziende

All’evento NetApp Insight 2017 di Berlino, il tema sotto i riflettori è stato ‘change the world with data’. Un’occasione in cui la società ha illustrato a 360 gradi la propria visione tecnologica nello storage, che spazia dai sistemi on-premise, alle soluzioni di infrastruttura iperconvergente, alla gestione dei dati in ambienti IT multicloud

Pubblicato il 16 Nov 2017

NetApp-Insight-2017

BERLINO – Le informazioni sono il nuovo petrolio. Al di là dell’architettura di storage, oggi il tema davvero caldo, al centro delle preoccupazioni dei CIO che nel mondo governano le infrastrutture IT aziendali, sono i dati. I dati e il modo in cui un’organizzazione li sa gestire: questo, sottolinea Alexander Wallner, Senior Vice President e General Manager Emea di NetApp, durante un press briefing a margine dell’evento NetApp Insight 2017, svoltosi in settimana al CityCube di Berlino, è il riscontro che egli recepisce nella maggior parte dei casi parlando con i chief information officer. “E questo – aggiunge – sarà probabilmente il fattore più critico da controllare per i clienti della società nei prossimi anni. Anche perché, a differenza del passato, oggi i dati possono essere costituiti da tutto, comprendendo molte tipologie d’informazioni, e trovarsi dappertutto, in seguito alla diversificazione delle fonti e degli endpoint di raccolta, che continua attraverso la diffusione del cloud e delle applicazioni IoT”.

Alexander Wallner, Senior Vice President e General Manager Emea di NetApp

“In tale contesto, agli utenti che chiedono risposte su strategie di riduzione dei costi e modernizzazione dell’IT, NetApp – spiega Wallner – intende proporsi come una ‘data authority’ per il cloud ibrido, in grado di supportare le imprese in maniera completa nelle iniziative di data management, attraverso tecnologie, tool e servizi che consentono di coprire l’intero ciclo di vita nella gestione delle informazioni: dalla raccolta dei dati, al loro trasporto, alla memorizzazione, all’analisi, fino all’archiviazione. Anzi – precisa Wallner – più che di cloud ibrido, termine che può dare l’impressione alle imprese di doversi legare a un solo provider, oggi si parla soprattutto di ambienti e strategie multi-cloud, che permettono di evitare situazioni di ‘vendor lock-in’ e di sfruttare i benefici delle differenti nuvole”.

Missione: fornire all’utente massima libertà di scelta

Obiettivo di NetApp è supportare le aziende nell’implementazione degli ambienti multi-cloud attraverso il proprio framework di gestione dei dati, che chiama Data Fabric. Quest’ultimo è stato di recente arricchito con nuovi rilasci software, che includono NetApp SolidFire Element OS, StorageGRID Webscale, Ontap e OnCommand Insight.

Data Fabric punta a lasciare all’utente la massima libertà nella gestione dei dati, fornendogli la possibilità di amministrare on-premise tutta l’infrastruttura di storage; oppure, utilizzando altri componenti dell’offerta, è possibile integrare tutti i requisiti del ‘next-gen data center’, ed aprirsi verso le soluzioni di infrastruttura convergente, come FlexPod, o iperconvergente, come NetApp HCI (hyper converged infrastructure), finalizzate a fornire negli ambienti enterprise ancora maggior agilità, elasticità e prestazioni nella gestione dei workload.

Tra le varie iniziative, Wallner cita anche la soluzione di infrastruttura convergente Nflex, realizzata da NetApp in collaborazione con Fujitsu, e disponibile nell’area Emea presumibilmente all’inizio del 2018. In sostanza Nflex è una combinazione di hardware, software e servizi, il cui obiettivo è fornire alle imprese la possibilità di scegliere la soluzione che preferiscono tra diversi modelli di sistemi preconfigurati, pre-collaudati, validati e subito pronti all’uso. Nflex trae anche vantaggio dall’utilizzo e integrazione di componenti ‘best-of-breed’ sviluppati da Fujitsu e NetApp. Non da ultimo, Wallner richiama anche il focus dell’azienda sulla strategia ‘software-defined’, che ha portato a disaccoppiare il sistema operativo Ontap dal funzionamento su una specifica tipologia di hardware, rendendolo disponibile anche su hardware commodity e su cloud come AWS o Microsoft Azure.

“Mettere a disposizione tutta questa ricchezza di possibilità, e il paradigma Data Fabric, risulta fondamentale – conclude il manager – perché molti dei clienti di NetApp oggi non hanno idea di come l’ambiente cloud e le applicazioni potranno evolvere nei prossimi tre anni: dunque è assolutamente essenziale per loro poter adottare un framework di gestione dei dati che si dimostri aperto, consentendo cambiamenti in qualunque direzione queste imprese vogliano portare il proprio sviluppo infrastrutturale e applicativo”.

Ricerca IDC: diventare ‘data thrivers’ fa triplicare i nuovi clienti

In primo piano, durante NetApp Insight 2017, anche l’annuncio dei risultati di una programma globale di ricerca, condotto negli Stati Uniti, Canada, Asia Pacifico ed Emea, e indirizzato a facilitare il percorso delle imprese nel processo di trasformazione digitale. Svolta in collaborazione con la società di analisi IDC, la ricerca mette in evidenza che chi riesce a trasformarsi in un ‘data thriver’, un soggetto altamente innovatore nell’uso delle tecnologie digitali e dei dati per sviluppare nuove opportunità di mercato, riesce a triplicare l’acquisizione di nuovi clienti, a incrementare la profittabilità, ed anche ad aumentare di sei volte l’efficienza operativa.

“I ‘data visionary’ – ha dichiarato Jean English, Senior Vice President e Chief Marketing Officer di NetApp – ispirano le loro organizzazioni ad essere ‘data thriver’. Riconoscono che i dati non sono più rinchiusi in dispositivi nascosti dietro i firewall. Ora sono distribuiti, dinamici e diversificati”. Per le loro capacità, i data thriver si distaccano da altre due categorie di aziende, che lo studio definisce ‘data survivor’ e ‘data resister’. Per il momento, a corrispondere al profilo di data thriver risulta essere solo l’11% delle organizzazioni sondate dalla ricerca, mentre al profilo data survivor appartiene il 34% delle aziende. “Queste ultime – ha concluso English – stanno perdendo opportunità di guadagno, perché tardano a utilizzare i dati per migliorare la soddisfazione dei clienti, e vengono invase e sopraffatte dalle enormi moli di informazioni prodotte”.

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