Dalla sostenibilità alla capacità di garantire la resilienza della supply chain: sono questi i temi che lo scorso 19 aprile hanno visto confrontarsi i relatori coinvolti da MADE Competence Center Industria 4.0, SAP e Syscons (qui il collegamento per rivedere l’evento). Un confronto nel corso del quale sono emersi spunti e riflessioni sulle strategie che le aziende oggi devono adottare per fare fronte ai rischi in uno scenario estremamente complicato.
Lo scenario nella “post-globalizzazione”
“Il quadro globale a livello geopolitico è sempre più complesso” spiega Alberto Claudio Tremolada, ADACI e Task force coordinator AESC European Raw Material Alliance. “Se la pandemia ha messo a dura prova il sistema globale, il conflitto russo-ucraino ne ha segnato la definitiva trasformazione. Oggi affrontiamo nuove sfide come la crisi in Sudan, che ha impatti tutt’altro che banali sulle dinamiche internazionali”.
Quello a cui ci troviamo di fronte, insomma, è una crisi ambientale, economica e sociale cui bisogna fare fronte utilizzando tutti gli strumenti disponibili. In questo contesto, gli strumenti digitali hanno dimostrato (si veda la pandemia da Covid-19) di essere un vero “game changer” in grado di ribaltare gli equilibri.
“La digitalizzazione rappresenta uno strumento fondamentale per fare fronte alle nuove sfide” prosegue Tremolada. “Il processo si incrocia però con il tema della sostenibilità. Oggi abbiamo l’esigenza di trattare una quantità impressionante di dati che impatta in maniera rilevante il bilancio in termini di emissioni di anidride carbonica a livello globale. Di qui l’esigenza di trovare soluzioni che permettano di ridurre l’impronta ecologica dell’ecosistema digitale”.
Obiettivo: diventare flessibili e proattivi
“Oggi la gestione della supply chain è diventata sempre più complessa” conferma Anna De Carolis, Assistant Professor, Department of Management, Economics and Industrial Engineering, Politecnico di Milano. “Comprendere come trovare una risposta a questi elementi esogeni che influenzano i mercati richiede un’analisi continuativa che implica un bilanciamento attraverso una nuova forma di governance per ottimizzare in ultima analisi i processi di approvvigionamento, produzione e distribuzione”.
Una logica che interseca anche la stessa progettazione degli oggetti, che oggi devono essere intrinsecamente “duttili” in modo da poter consentire una revisione costante sia a livello di risorse, sia a livello di processi.
“L’uso di strumenti organizzativi e tecnologici permette di individuare i picchi di richiesta di determinati prodotti; picchi sempre meno prevedibili attraverso approcci tradizionali” prosegue De Carolis. “È necessario smettere di focalizzarsi sui prodotti, concentrandosi piuttosto sulle competenze e sui sistemi, puntando a una flessibilità che consenta di reinventarsi quando necessario”.
In sintesi, le strategie devono tenere conto del fatto che le aziende si trovano a muoversi in un mondo che è cambiato radicalmente e che impone nuove regole del gioco. “Non stiamo affrontando una fase transitoria: quello che stiamo sperimentando è destinato a sedimentarsi – prosegue Anna De Carolis – portando tutti i player a un cambiamento sia a livello di organizzazione, che di processi. Elementi fondamentali sono una comunicazione più trasparente e una capacità di raccogliere e analizzare i dati per favorire una gestione ottimale della supply chain”.
Cambiano i tempi e i rapporti con i partner
Il cambiamento ha un impatto anche sulle strategie aziendali e sul modo stesso di lavorare per garantire la gestione, attraverso strumenti digitali, della supply chain. “Rispetto a pochi anni fa, è cambiato tutto” spiega Luca Saporetti Global Vice President Supply Chain di LivaNova. “Prima pensavamo al massimo a ottimizzare i costi, oggi è indispensabile offrire ai clienti un’esperienza migliore rispetto a quella dei concorrenti. Lo scenario, inoltre, cambia ogni giorno e per adattarsi a condizioni mutevoli è indispensabile fare ricorso agli strumenti digitali”.
Proprio il fattore tempo, secondo Saporetti, è quello che condiziona maggiormente l’attività aziendale. “Non possiamo più pensare di spendere tempo ad analizzare le informazioni in maniera manuale. Quello che serve è un sistema che permetta di avere una visione globale delle attività e permetta, allo stesso tempo, di agire con estrema tempestività”.
Secondo Saporetti, la digitalizzazione è passata da essere una sorta di “slogan” a un elemento fondamentale. “Fare business oggi senza strumenti digitali è come pensare di vivere senza uno smartphone”.
A cambiare, però, è anche il rapporto con i partner tecnologici, con cui è indispensabile creare un rapporto di collaborazione che va oltre alla classica definizione di piani basati su costi prevedibili e roadmap rigide. Quello che serve oggi, sottolinea il manager di LivaNova, è un rapporto più stretto che consenta di muoversi in piena sinergia.
Una visione condivisa anche da Marco Zaglio, partner Syscons. “Nella relazione con LivaNova siamo passati da un rapporto di fornitori a uno di partner” sottolinea Zaglio. “Oltre a una conoscenza dell’organizzazione e delle persone, è fondamentale la condivisione delle informazioni e analisi delle strategie. Tutto questo permette di lavorare con il cliente in una logica di team, aumentando la velocità di esecuzione dei progetti e adattarli nel tempo a seconda delle esigenze in maniera estremamente flessibile”.
Il “new normal” nella gestione della supply chain
Questa modalità di guardare alla gestione della supply chain nello scenario contemporaneo è destinata a permanere, con il corollario di alcuni elementi che devono essere considerati a livello strategico. “Dal nostro punto di vista consideriamo tre aspetti fondamentali nella gestione di questo momento” spiega Giacomo Coppi, Head of Digital Supply Chain and Manufacturing, SAP Italia. “Se l’obiettivo principale delle aziende è quello di diventare ‘future proof’ è indispensabile considerare tre aspetti. Il primo è quello di puntare alla digitalizzazione di tutti i processi. È indispensabile superare i silos organizzativi presenti in azienda e creare un digital twin dell’organizzazione, che copra l’intera catena del lavoro”.
Il secondo aspetto, secondo Coppi, riguarda la contestualizzazione delle decisioni. L’adozione di soluzioni adeguate, permette di collegare tutti gli aspetti dell’attività (dalla produzione alla distribuzione) per ridurre le spese e aumentare i profitti.
“Il terzo elemento è quello legato all’adozione di un contesto collaborativo. Nello scenario attuale è indispensabile avere rapporti trasparenti che permettano di comunicare in maniera efficace con partner, clienti e fornitori” sottolinea Giacomo Coppi. “Avere la visibilità in ambiti come la distribuzione, per esempio, rappresenta un vantaggio competitivo per qualsiasi organizzazione”.
Insomma: il quadro delineato dal manager di SAP si presenta come un network in cui le aziende più aperte alla comunicazione e la collaborazione saranno in grado di interpretare al meglio le nuove situazioni che si presentano sul mercato. “La logica dei distretti industriali, piuttosto popolare in Italia negli anni ’60, oggi si replica a livello globale. Collaborare in maniera efficace non è più una virtù, ma una necessità. In tutto questo la digitalizzazione è lo strumento fondamentale per garantire questo tipo di approccio” conclude Coppi.
Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con SAP