Sep, un ponte europeo fra startup e corporation

In occasione dell’evento di matching di Startup Europe Partnership (Sep) di Roma con la partecipazione di Telecom Italia, Dell, Unipol, Orange, sono state condivise le best practice e le criticità nella relazione fra imprese consolidate e startup. Il programma Sep ha infatti come missione far incontrare le startup europee più promettenti con le grandi corporation e gli investitori con l’obiettivo di farle “scalare” a partire dall’identificazione dei modelli rivelatisi più efficaci.

Pubblicato il 26 Giu 2015

ROMA – Marco Marinucci, Ceo di Mind the Bridge Foundation e coordinatore di Startup Europe Partnership, la piattaforma paneuropea dedicata ad aiutare concretamente le startup del vecchio continente a crescere e a competere a livello globale, aprendo come chairman la tavola rotonda “Bridging startups and established corporates” (che si è svolta in occasione della manifestazione Maker Faire tenutasi lo scorso ottobre a Roma e ha visto confrontarsi alcune delle aziende che aderiscono a Sep) ha evidenziato come la scarsa attività di Merger&Acquisition da parte delle grandi imprese europee, che rappresenta invece una delle principali exit per le startup negli Usa, spinge le imprese innovative a trasferirsi in aree più favorevoli, con un considerevole impoverimento per il vecchio continente. La via di uscita suggerita è dunque migliorare l’interazione fra corporation europee e startup, puntando sulla comunicazione, identificando gli interlocutori interni ottimali e riducendo i tempi per gli accordi.

da sinistra: Susanna Jean, Telecom Italia; Luigi Lenguito, Dell; Stefano Nanni, Unipol; Telmo Pérez Luaces, France Telecom Group (Orange), Eduardo Salido, Telefónica, Marco Marinucci, Mind the Bridge/SEP

“Al momento facciamo solo investimenti di seed con tempi di circa 3 mesi– ha ricordato Susanna Jean, Investment Manager Corporate Venture Capital, Telecom Italia – E per quanto riguarda la comunicazione riteniamo di essere abbastanza conosciuti dalle startup, grazie alla collaborazione con le università e alla realizzazione di eventi sul territorio”.
Tutti gli interlocutori ritengono che i propri programmi di supporto siano noti alle startup anche grazie al ricorso alla comunicazione sui business media dei paesi dove operano e alla presenza sui social. Più critica è invece l’individuazione degli interlocutori aziendali.
Telmo Pérez Luaces, Vice President, France Telecom Group (Orange) ha indicato centri R&D come i tramiti ideali per la relazione con le nuove imprese innovative.
Una soluzione analoga è stata individuata da Unipol, il cui interesse per le startup è coinciso con la creazione dell’unità R&D con l’obiettivo di realizzare prodotti innovativi, ma anche di comprendere l’evoluzione tecnologica del contesto in cui l’azienda opera, attività dove la relazione con le startup può fornire spunti interessanti: “Per essere leader nel settore assicurativo e finanziario è necessario definire un framework di sviluppo, realizzare la disseminazione della tecnologia, partire dalla creazione di prototipi e modelli quantitativi per affrontare i problemi di business”, ha sottolineato Stefano Nanni, R&D Executive, Unipol Gruppo Finanziario. “La sfida per le corporation è trovare le persone giuste in grado di interfacciarsi con gli imprenditori, mentre per le startup la condizione è avere una dimensione che abbia senso per una grande impresa – ha sottolineato Luigi Lenguito, Director Innovative Global Business Leader, Intrapreneur and Talent Developer di Dell, responsabile anche delle attività di M&A – Si può imparare molto dalle startup, ma entrare in relazione con loro non è immediato”.
Secondo Eduardo Salido, Public Affairs and Policy Manage di Telefónica “ le corporation vengono guardate con interesse dalle startup che vogliono entrare in relazione con loro per accelerare il proprio business, ma la relazione è difficile soprattutto a causa della complessità che caratterizza le grandi imprese”.
Jean propone la via sperimentata da Telecom Italia con il programma WorkingCapital: “ Ci ha consentito la creazione di una comunità per raccogliere nuove idee che vengono sperimentate all’interno dell’azienda in collaborazione con le business unit”.
“Nelle aziende consolidate si è abituati ad avere relazione con partner strutturati per fare business, mentre le startup non hanno strutture commerciali e lavorano con new staff, ma sono portatrici di innovazione – conferma Nanni – Il matching fra vecchio e nuovo non è facile, ma colmare il gap si può e si deve collegando operations e business con il mondo delle startup e cercando di industrializzare le nuove idee per tradurle in prodotti e servizi”.
La buona volontà non manca, si tratta di verificare se arriveranno i risultati.


Le iniziative delle SEP Corporation

Dell ha creato centri per l’imprenditorialità dove le startup inserite nel programma sono supportate da dipendenti Dell sulla base di specifiche competenze. Dell non effettua investimenti diretti nelle startup, ma ha creato un fondo dedicato che dispone di 300 milioni di dollari e che effettua nella singola azienda investimenti medi da 2-5 milioni di dollari.

Orange ha creato gli Orange Fab, acceleratori che supportano le startup fornendo spazi fisici e piccoli investimenti (dell’ordine dei 20.000 dollari). Al primo, creato nella Silicon Valley, sono seguiti i altri centri in Francia e Polonia ed è in fase di lancio quello di Tokyo. Sono in arrivo anche programmi di investimenti diretti e indiretti (Innovacom).
Telecom Italia ha lanciato quest’anno un fondo da 4,5 milioni per investimenti di seed (fra 100mila e 500mila euro) che va ad aggiungersi al programma di sostegno Working Capital, attivo dal 2009 per offrire a 40 startup l’anno un periodo di incubazione e di avvio.
Telefonica ha un programma che prevede grant da 20mila dollari e mentorship per 3 mesi e accordi di collaborazione con i propri partner. Ha creato acceleratori (Wayra) in alcuni paesi europei e in America Latina. Investimenti indiretti tramite fondi (Amerigo, Telefonica Ventures, etc.)
Unipol ha appena avviato un acceleratore (Ideas) sulle problematiche assicurative (mitigazione del rischio, social innovation) che prevede 2 mesi di accelerazione e monitoraggio a distanza per un anno con la possibilità per l’azienda di acquistare prodotti e servizi. C’è attenzione anche a tecnologie non core (Iot, big data, analitics, wearable) che possono aiutare a valutare con maggior precisione il rischio e anche aiutare le persone ridurlo migliorando la vita.

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